Processo in massa per peculato al Consiglio regionale d'Abruzzo

Processo in massa per peculato al Consiglio regionale d'Abruzzo Polizza d'assicurazione per tutti a spese del bilancio Processo in massa per peculato al Consiglio regionale d'Abruzzo La causa rinviata a data da destinarsi in attesa di un giudizio della Corte Costituzionale (Dal nostro invialo speciale) L'Aquila, 14 gennaio. Per tre pranzi e una polizza d'assicurazione pagati con i soldi dei cittadini, l'intero Consiglio regionale d'Abruzzo è sotto accusa: peculato, come a dire cinque e più anni di reclusione, se il giudice è severo. Oggi, prima udienza, presidenti della Regione e della giunta, con accanto vicepresidenti e consiglieri, si sono trovati in tribunale sullo stesso banco da cui i responsabili della catastrofe del Vajont ascoltarono benevole sentenze. L'udienza è durata poco. Le eccezioni l'hanno bloccata sul nascere: prima di cominciare, hanno detto i giudici, è meglio aspettare che la Corte Costituzionale stabilisca se anche ai consiglieri regionali spetti l'immunità per reati contestati a causa di decisioni prese nell'«esercizio delle loro funzioni»: poi c'è da sciogliere un altro nodo: il presidente del Consiglio regionale può essere convocato come imputato e nello stesso tempo come massimo rappresentante della parte che ha subito il danno? E' un processo che i cittadini sentono. L'istituto regionale è giovane; la Costituzione, che lo prevedeva, è stata attuata dopo 20 anni e fra roventi polemiche. Il qualunquismo è facile: «Dai comunisti ai missini, bella banda di ladri abbiamo eletto». Conclusione affrettata, grave, ma che il capo di imputazione sembra voler autorizzare. Durò meno di una settimana, ma anche all'Aquila, a cavallo fra il febbraio e il marzo 1971, ci fu la rivolta: non si discuteva per il capoluogo, ma c'era «rissa» con Pescara per gli assessorati. La paziente alchimia dei politici non piacque alla popolazione. L'Aquila fu sull'orlo di giornate come quelle di Reggio Calabria. Poco dopo, arrivò il momento dello statuto. I consiglieri si riunirono nel castello. «Per noi era un conclave», dice Emilie Mattucci, 54 anni, professore di filosofia, presidente del Consiglio regionale, democristiano: «Non era proprio il caso di uscire. Così ordinammo i pasti. Arrivarono da Amatrice, una quarantina di chilometri. Là c'era l'unico ristorante disposto e attrezzato per servizi esterni. Non fu¬ rono banchetti: con noi mangiarono ti personale civile e gli agenti». Il costo, 638.850 lire, fu pagato dalla Regione, con una delibera di qualche mese dopo. I consiglieri decisero anche di assicurarsi, come i deputati e come tutti o quasi i loro colleghi di altre Regioni: sette milioni 902.960 lire, ogni anno (per tutti i 40 componenti del Consiglio), per tre quarti sul conto dell'amministrazione pubblica e per un quarto di tasca propria. Il giudice istruttore ha gridato allo scandalo: nella polizza erano compresi i rischi per viaggi marittimi e aerei e anche gli infortuni da dirottamento. «Sono clausole aggiuntive che non costano nulla», dice il presidente del Consiglio regionale: «Metterle o non metterle avremmo pagato la stessa somma. E' vero che la nostra è una polizza migliore di quella dei deputati, ma è vero anche che abbiamo speso meno di loro grazie ad un consigliere pignolo che ha strappato tutto quello che era possibile strappare». Una denuncia anonima dette il via all'inchiesta. La procura della Repubblica non la prese in seria considerazione e chiese che fosse archiviata. Ma Duilio Villante, il giudice istruttore, non è mai stato d'accordo: «Gli imputati — ha scritto — agirono con la consapevolezza di commettere un illecito, allorché delibe¬ rarono di stipulare il contratto di assicurazione. E per quanto riguarda ì pranzi, non si aveva bisogno di una particolare conoscenza della legge, poiché anche il cittadino più sprovveduto sa che tale comportamento costituisce illecito penalmente perseguibile». Il Consiglio è ancora in carica. Il «braccio di ferro» con la magistratura è ormai scoperto. Lo statuto prevedeva la sospensione dalle funzioni del presidente e dei membri della giunta rinviati a giudizio. Ma questo articolo è stato modificato, in pratica abrogato. E intanto c'è la minaccia di una nuova istruttoria, questa volta per gli eccessivi consumi di benzina. Andrea Barberi

Persone citate: Andrea Barberi, Duilio Villante, Emilie Mattucci

Luoghi citati: Abruzzo, Amatrice, Aquila, L'aquila, Pescara, Reggio Calabria, Vajont