Naufragio di "Casanova"

Naufragio di "Casanova" FEDERICO FELLINI NON SI ARRENDE Naufragio di "Casanova" Roma, 14 gennaio. Casanova di Fellini, magari, si farà. Il produttore Rizzoli ha rinunciato al progetto, ma il regista non si abbatte: « L'atmosfera di naufragio mi stimola, mi attivizza, mi eccita ». Si confida: « Mi meraviglia che Casanova non sia già uscito nei cinema: è come se avessi finito di girarlo da tempo, tanto ci ho lavorato. Un anno di preparazione, oculata e pignolesca quanto mai prima: per ogni singolo fotogramma ho dovuto indicare quante comparse fossero necessarie e prevedere il costo di ogni pelo di parrucca. Conosco le inquadrature una per una...». E gli piacciono? Sono in molti a dire che questo film, in fondo, Feillini non aveva voglia di farlo. Si irrita: « Stilisticamente, ideologicamente, psicologicamente, Casanova è il film che ho sempre desiderato fare, il più mio dei miei film, quello a cui mi sono preparato non durante dodici mesi, ma per cinquantacinque anni: che sarebbero poi gli anni che ho, li compio tra quattro giorni». Sbaglia allora chi attribuiva le traversie di Casanova ad una inconscia resistenza, a una sotterranea malavoglia del regista? Il film doveva essere inizialmente prodotto da Dino De Laurentiis, che abbandonò l'impresa la scorsa primavera perché Fellini rifiutò di accettare come protagonista Robert Redford. Un attore alla moda, un attore che poteva rappresentare una certa garanzia di incassi, neppure un cattivo attore. Ma lui non riusciva a immaginare Casanova con la onesta e sportiva faccia anglosassone di Redford, tutta mascella sorriso e brufoli, senza un'ombra di ambiguità, senza un brivido di tristezza carnale. Il progetto venne rilevato da Andrea Rizzoli, il lavoro di preparazione andò avanti, la data di inizio della lavora- j zione venne fissta per il 30 ottobre, poi spostata a no> vembre, poi rimandata ancora. A dicembre cominciarono a trapelare sospetti di rinuncia, il produttore chiese tempo per decidere sino al 10 gennaio, e il 10 gennaio decise di no. « Il cinema è una industria come tutte le altre», dice. « Ha rigide leggi finanziarie: bisogna saper valutare quando un film non rappresenta più un rischio ragionato e ragionevole, ma diventa un azzardo non affrontabile. A quel punto, meglio fermarsi ». Quel punto sarebbero, secondo la Cineriz, quattro miliardi: quando la casa cinematografica lo rilevò, il costo di Casanova era previsto in due miliardi e 700 mila lire; adesso, benché il copione sia stato assottigliato di molte scene, costerebbe più di quattro miliardi. Troppo. « E non lo sapevano? Io sono sorpreso di come ci si possa incamminare nel lavoro di preparazione di un film con una incompetenza e una avventatezza così totali », ribatte Fellini. Dilettantismo, burocratismo, ignoranza dei problemi reali, deplora: e assicura che il suo contratto non prevedeva limiti di spesa. « Il costo del film non era precisabile, così come non pìioi precisare oggi quanto spenderai tra una settimana per cenare al ristorante. Ca¬ sanova aveva il costo che doveva avere, proporzionato al copione: comunque sempre inferiore a quello che avrebbe avuto con qualunque altro regista al mondo ». Rilancia Rizzoli: « Se Fellini mi dicesse oggi: facciamo il film senza tagli, a tre miliardi, io lo farei subito ». Ma a questa proposta l'avvocato del regista, Giovanna Cau, non ha risposte da dare: «Fellini è pronto a girare, secondo quanto stabilito dal contratto ». E « chi ha disonorato il contratto non sono stato io », precisa lui. « Io ho già lavorato per mesi e mesi... ». Peccato. Il duo Fellini-Casanova era molto promettente, era promettente l'immagine chd il regista intendeva offrire del libertino più famoso della storia: « L'italiano eterno, asociale, infantile, incapace di rivolte che non siano bizze puerili o furberie bambinesche. Un libertino che, nel secolo dell'illuminismo laico, resta un figlio del la Controriforma. Un personaggio invadente, spocchioso, imbroglione. Uno stantuffo umano, dedito ad un'attività sessuale inflazionata e cupa: una sinistra e tediata macchina per amare ». Peccato, ma un memento: sono già tre le proposte di case cinematografiche interessate a rilevare il progetto. Anche se questa volta il nemico sembra essere soprattutto la crisi economica (generale, del cinema, del produttore) i film di Fellini sono sempre stati preceduti da epiche battaglie, da quadriglie e caroselli di finanziatori. Alla fine, è sempre stato il regista a uscirne vincitore. 1.1.

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