I più e i meno nella Storia

I più e i meno nella Storia IDEE SULLA CRISI I più e i meno nella Storia Sono le minoranze che fanno la storia; non si governa contro le maggioranze silenziose; la classe politica dominante, oggi soprattutto, con i mass media forma l'opinione pubblica: frasi che abbiamo sentito ripetere tante volte, e che hanno il torto di non tener conto della infinità dei comportamenti umani. Non regole, ma qualche constatazione possono solo aversi per periodi storici; ed allora è a dire che in America e in gran parte d'Europa da ormai quasi due secoli si è affermato il concetto della parità di diritti fra tutti i cittadini; e tende a crescere il numero dei cittadini consci dei diritti da far valere, ispirandosi alla regola della eguaglianza. Dentro questi limiti, vero che le minoranze possono operare bruschi mutamenti di regimi, spingere a guerre, ma non già far desistere la maggioranza, fuor che per brevi momenti, dalla difesa del proprio interesse; e che la classe politica, quella che agisce, un tempo molto ristretta, tende a comprendere un numero sempre maggiore di cittadini. Se guardiamo all'Italia dall'avvento dei regimi costituzionali in poi, possiamo distinguere un periodo che approssimativamente coincide con il governo della Destra, in cui la classe politica è costituita da possidenti; abbraccia professionisti, ufficiali, magistrati, impiegati, commercianti; ma quasi tutti hanno un patrimonio, magari esiguo, che consente di vivere. Sicché si sente spesso di persone che si ritirano dalla vita attiva molto presto, se funzionari non aspirano ad alti gradi, lasciano l'ufficio per un mutamento d'indirizzo politico che loro dispiaccia. Un secondo periodo, dalla caduta della Destra alla prima guerra mondiale, vede l'allargamento della classe politica ai piccoli impiegati, piccoli commercianti, professionisti modesti; diviene eccezione quello che ha di che vivere di rendita. Infine nel periodo odierno formano tale classe anche quei lavoratori che un tempo, per mancanza di ogni istruzione, di nozione dei propri diritti, mancavano di una coscienza politica. La classe media, tra i grandi ricchi ed il proletariato, è oggi eminentemente formata da quelle famiglie in cui i due coniugi lavorano, lui operaio qualificato o piccolo impiegato, lei maestra o impiegata in un ente pubblico od in uno studio professionale o infermiera. Ed ancora formano questa classe media, che costituisce oggi la maggioranza, intermediari del commercio, addetti alla televisione, al cinema, alle varie forme di svago. Con l'abbandono delle campagne, col divenire centri notevoli quelle ch'erano semplici sedi di preture, una tale formazione della classe media, che è poi la classe politica nella sua componente dominante, mi sembra generale. Il tenore di queste famiglie, che di solito limitano il numero dei figli, è modesto: alloggi di due o tre camere con discreta mobilia di serie, riscaldamento, televisione; alloggio in affitto od a riscatto; utilitaria, raramente due; sigarette per entrambi i coniugi, partita di calcio. Nelle più agia te, modesto appartamentino in campagna dove passare la domenica e le ferie. Niente coadiutóri domestiche neppure ad ore; molto affidamento alle assicurazioni sociali, sicché non si pensa a risparmio (ma la svalutazione lo bandisce in ogni classe), nidi per i bimbi. Tenore di vita modesto, che direi comune, salvo dettagli, alla classe media che rappresenta la maggioranza in tutti gli Stati dell'Europa e del nordAmerica. Al di sotto vi sono i baraccati, le famiglie che dividono una soffitta in otto persone o più, quelli senza una occupazione stabile. Al di sopra, i grandi ricchi, un certo numero di alti funzionari pubblici o privati; gli speculatori, meteore che spesso ricadono nel buio. Credo che anche in passato i grandi ricchi abbiano potuto talora influenzare date scelte (certi trattati di commercio), ma mai dominare l'opinione pubblica: grandissimi proprietari, come i Torlonia del Fucino, al tempo del collegio uninominale non sempre riuscirono a far eleggere il candidato che prediligevano. Del resto anche a guardare molto indietro, a cavallo del 1900, si avverte quanto spesso nelle eiezio^ cadessero i candidati patrocinati dal quotidiano più diffuso. Questa classe media naturalmente comprende individui moralmente molto diversi, famiglie sane e meno sane. Ha però il carattere comune alle classi medie che la precedettero, volersi conservare e salire. Insegnanti, di vari ordini di scuole, mi dicono che gli allievi desiderosi di apprendere sono per lo più figli di questa classe, con padri tranvieri, tassisti, garagisti, minimi negozianti; i propulsori d'indisciplina vengono di solito da famiglie più ricche. Come tutte le classi medie del passato che costituirono classe politica, pur questa sa difendere il proprio interesse: la politica fiscale dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, deve consentire le fasce piuttosto larghe di esonero; oggi non si vogliono cumulati i redditi del marito e della moglie; la legge sulla edilizia economica e popolare, quella precedente del marzo '58 per cui vennero dati in proprietà a prezzi irrisori gli alloggi costruiti con il contributo dello Stato, le norme sul blocco dei fitti, più che il sottoproletariato proteggono questa classe: che si sentirebbe lesa da un aumento del prezzo della benzina o dell'assicurazione automobilistica. La disobbedienza civile, subito ribattezzata autotutela (brutto nome in giorni in cui volantini chiamavano autofinanziamenti una rapina a banca, finita tragicamente), ha ottenuto successo perché era propria della classe maggioritaria. Sarebbe caduta nel vuoto la proposta di lasciare le tariffe Enel come erano, e dare gratis la luce alla soffitta od allo scantinato, l'energia per il fornelletto dove la vecchina scalda la sua zuppa. Il momento tragico potrebbe sopravvenire non con le nazionalizzazioni ed il sacrificio di quel che resta di proprietà privata, ma quando non fosse possibile conservare a questa maggioranza il suo tenore di vita. Mi domando se certa scarsa premura dei comunisti di partecipare al governo o addirittura di assumerlo, non sia proprio legata a questo dubbio, di non riuscire a tanto; e credo che nessun economista sia in grado di dare assicurazioni o garanzie, troppi essendo gli imponderabili. A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Torlonia

Luoghi citati: America, Europa, Italia, Nordamerica