Duro attacco del pei contro i gruppuscoli di Luca Giurato

Duro attacco del pei contro i gruppuscoli Napolitano al Comitato centrale Duro attacco del pei contro i gruppuscoli "Siamo dinanzi a spinte irresponsabili, che concorrono a far crescere i rischi di dissoluzione" - La requisitoria di Napolitano rivolta soprattutto contro il "Manifesto" e "Lotta continua" Roma, 13 gennaio. Al comitato centrale del pei, l'onorevole Giorgio Napolitano ha annunciato «l'impegno a mobilitare tutte le forse» del suo partito per le prossime elezioni nelle scuole (decreti delegati). E' un impegno, ha precisato, che si proietterà «sulla linea di grande unità già da tempo tracciata, contrastando le tendenze astensionistiche spontanee e l'azione di boicottaggio preannunciata da alcuni gruppi estremistici». Dalla tribuna più autorevole (il comitato centrale) e per bocca del responsabile della sezione culturale (Napolitano, vicinissimo a Berlinguer), il più forte partito d'opposizione ha raccolto la sfida lanciata dai gruppuscoli sui decreti e getta il peso della sua forza e della sua organizzazione nella battaglia per gli organi collegiali di governo nella scuola. «Essenziale — spiega Napolitano — è formare i giovani nel rifiuto del bellicismo e del razzismo, nel riconoscimento del ruolo del lavoro nella società... Nel libero confronto tra tutte le tendenze democratiche, laiche c cat toliche, marxiste e non marzi ste ». L'oratore ha ripreso le accuse che nel seminario del pei sui gruppuscoli, svoltosi la settimana scorsa in gran segreto a Roma, furono rivolte alla federazione giovanile so cialista {«sostiene i gruppuscoli»). Egli allarga il discorso dal tema fondamentale della scuola a quello specifico del dibattito al comitato centrale («Il contributo dei comunisti alla battaglia per i nuovi indirizzi ideali e per il rinnovamento della vita culturale ») e ribadisco le posizioni del pei sulla cosiddetta «nuova sinistra». «Non si può non reagire duramente alle impostazioni di quei gruppi estremisti, che puntano al peggio, che sbandierano la linea della catastrofe del capitalismo come evento imminente e fatale, da far precipitare per aprire la strada, non si sa in che modo e tra quali rovine, al potere proletario e alla costruzione del socialismo ». La «requisitoria» di Napolitano, che non è più anatema, ma lotta politica, continua nel modo seguente: «Siamo anche qui dinanzi ad uno smarrimento — non diremo della ragione rivoluzionaria — ma più semplicemente della capacità di valutazione razionale del possibile corso degli eventi e di elaborazione di una prospettiva razionalmente plausibile. E siamo dinanzi a spinte irresponsabili, che concorrono a far crescere in diversi campi — da quello dell'organizzazione e dello sviluppo della produzione materiale a quello dell'elaborazione e trasmissione del sapere, cioè della ricerca scientifica, della vita culturale, della scuola — i rischi di dissoluzione, alimentando atteggiamenti di negazione e di rifiuto e forme di lotta disgreganti ». Mai, se la memoria non ci inganna, un dirigente comuni¬ sta ha usato termini tanto duri nei confronti dei gruppi extraparlamentari di sinistra. Neppure Pajetta, in un memorabile intervento all'ultimo congresso del pei del '72 a Milano, fu tanto intransigente; del resto, tre anni or sono la posizione del pei nei confronti del Manifesto e di Lotta continua (perché è soprattutto a queste due organizzazioni che è rivolto l'attacco), oscillava tra l'ostilità preconcetta e il distacco ostentato. In questo tempo, è chiaro anche dal nuovo atteggiamento del pei che il tentativo di isolare i gruppuscoli dalle masse è riuscito sino a un certo punto. Se il « cordone sanitario » tra extraparlamentari e masse popolari in qualche punto si è allentato, un'altra circostanza va però subito chiarita: il pei è il primo a rendersene conto, portando avanti un discorso politico-culturale all'insegna delia concretezza e, nello stesso tempo, dell'autocritica. Lo confermano, tra le altre cose, i temi che i comunisti vanno dibattendo, in vista del congresso che ter¬ ranno fra tre mesi a Roma: prima l'ampio e spregiudicato dibattito sul rapporto tra partito e sindacati, poi la « tavola rotonda » sulla crisi economica ed oggi sul rinnovamento della vita culturale. Rifacendosi costantemente a Gramsci (che la nuova sinistra tenta di « sottrarre » al pei) e all'ultima relazione di Berlinguer, Napolitano, passando da temi complessi come quelli della « funzione degli intellettuali e i problemi dell'organizzazione della cultura » ad altri, non meno interessanti, che riguardano « il lavoro degli intellettuali comunisti », tralascia qualsiasi tono trionfalistico, e avverte: « Nessuna tentazione o pretesa integralistica o totalizzante ci guida... Quel che ci preme chiarire è che un rinnovato impegno del nostro partito su questo terreno si presenta come contributo ad uno sforzo cui deve concorrere, per garantirne il successo, una pluralità di forze politiche e culturali democratiche e progressive ». Luca Giurato

Luoghi citati: Milano, Roma