L'infanzia "gestita,, dagli istituti privati

L'infanzia "gestita,, dagli istituti privati L'infanzia "gestita,, dagli istituti privati Essere bimbo a Napoli Polemiche per la morte del figlio di un ambulante, ucciso dalle fiamme in un collegio religioso di Pompei - Mortalità infantile e criminalità minorile, annosi problemi (Dal nostro inviato specialel Napoli, 13 gennaio. Che cosa significa essere bambino a Napoli, soprattutto quando si nasce nel ghetto di un quartiere povero e degradato: lo raccontano benissimo, in prima persona, i bambini che frequentano un doposcuola sui generis, gratuito e autogestito, aperto nel cuore dei vecchi «quartieri» della città per iniziativa di un gruppo di cristiani e non credenti, di varie età e militanti in formazioni politiche diverse, l'«Associazione don Lorenzo Milani». E' un racconto fatto per immagini e rapidi commenti. Di fianco a bellissimi disegni, dai colori accesi e audaci, si leggono scritte così: «Oggi nel mio quartiere è stata venduta una bambina. L'avevano commissionata nove mesi fa e l'hanno pagata centomila lire. La sua mamma è una prostituta», «la maestra ci ha dato un tema: parla della tua casa. Io ho avuto vergogna», «i miei genitori bisticciano sempre: io piango», «io per la mia media potrei avere la borsa di studio. Ho chiesto perciò alla maestra che cosa dovevo fare e lei mi ha risposto che occorrevano molti documenti che lei non conosceva neppure», «io voglio andare in collegio perché così non ho più le mazzate da mio padre», «la mia maestra in classe dice sempre di non prestarci la roba fra di noi», «io non voglio più stare con la mia maestra perché non mi fa leggere mai e dice: chi sa leggere, alzi la mano. Io non l'alzo mai perché non so leggere», «il professore di disegno ci ha dato un tema: il carnevale dei ricchi e quello dei poveri. Che posso dire del carnevale dei poveri? Come se. i poveri avessero un carnevale! A loro liei vedere questi locali così ricchi viene la rabbia nel cuore». L'edificio in cui ha sede il doposcuola è un ex convento, di suore, disabitato da più di vent'anni. Tutt'intorno si dirama la rete fittissima dei vicoli spagnoli, rimasti intatti nei secoli. I bambini che hanno fatto questi disegni e questi commenti, abitano qui. E con terribile semplicità hanno illustrato le facce della lo ro realtà; i condizionamenti sociali da cui sono oppressi, l'atteggiamento autoritario e rigidamente selettivo del'.a scuola, l'astrattezza dei libri di testo e la mancanza di comprensione della loro condizione da parte degli insegnanti, il problema della sopravvivenza, la violenza dei rapporti interpersonali, la consapevolezza di essere «altri» rispetto alle persone che contano, l'ideologia della rassegnazione e del fatalismo, il sovraffollamento, la prostituzione, l'arte di arrangiarsi, «l'economia del vicolo» fatta di mille mestieri senza averne nessuno. La città dai tristi primat. (mortalità infantile, evasione dalla scuola d'obbligo, lavoro minorile, diffusione delle malattie infettive, mancanza di verde, di scuole, di strutture sanitarie, criminalità minorile) è ancora una volta sotto accusa. La morte del piccolo Francesco Scarpa — ultimo dei dieci figli di un venditore ambulante in carcere per duplice tentato omicidio, dilaniato dalle fiamme in un isti¬ tuto religioso dove la famiglia «aveva avuto la fortuna di farlo entrare», passato da un basso fatiscente di Torre Annunziata alle «cure» delle suore del pontificio ospizio del Sacro Cuore di Pompei — ha suscitato emozione fra la gente. E partiti, organizzazioI ni sindacali, movimenti democratici tengono riunioni, ! tracciano preventivi, elaborano progetti per presentare alj la Regione un piano concreto di assistenza all'infanzia che sottragga all'iniziativa privata il monopolio del settore. E' un discorso che si ripete. I Anni fa una commissione parlamentare d'inchiesta fu inca, ricata di studiare il problema, j Se risultati ci furono, non li ;si conobbe mai. Un'altra volita l'Unione italiana per la j promozione dei diritti del mij nore promosse un'inchiesta isul funzionamento dell'Onmi: ] nella sola provincia di Napoli I furono censiti 230 istituti pri| vati, gestiti da religiosi, e uno solo risultò con tutte le carte J in regola. I soldi che vengono I spesi per questo servizio sono j ingenti: nel bilancio del Co'• mune partenopeo figura una spesa di 400 milioni, per con: venzionare 68 istituti; nel bi¬ lancio della Provincia si sale a un miliardo e mezzo, per assistere 1450 ragazzi. «E i ricatti per ottenere alimenti delle rette sono continui — dice un amministratore —. Sono ricatti convenienti, perché non esistono strutture alternative: gli istituti minacciano di chiudere e i soldi g'.i vengono poi versati. Cosi le spese aumentano. I risultati sono quelli noti». Nel '70 Emilio Germano, consigliere di Cassazione di Torino, inviò al procuratore generale presso la corte d'appello di Napoli una documentaz'one, in cui segnalava che 179 istituti di assistenza per l'infanzia nella provincia di Napoli erano privi dell'autorizzazione a funzionare, altri 40 presentavano irregolarità, su 22 sollecitava interventi. Secondo gli ultimi accertamenti — un vero censimento non esiste, e anche questo è sintomatico — nessun terremoto è accaduto da allora: i minori ricoverati sono circa 15 mila e gli istituti che li ospitano hanno conservato le loro strutture, spesso al di fuori dei regolamenti di legno riliana Madeo

Persone citate: Emilio Germano, Francesco Scarpa, Lorenzo Milani, Madeo

Luoghi citati: Napoli, Pompei, Torino, Torre Annunziata