Animato dalle femministe il gran dissenso religioso

Animato dalle femministe il gran dissenso religioso convegno teologico presso vienna Animato dalle femministe il gran dissenso religioso (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 10 gennaio. «La religione non s'avvia alla morte ma ad un risveglio che non sappiamo dove sfocerà»: è la prognosi stilata stasera a Baden dai cinquanta maggiori esperti occidentali chiamati a consulto per tre giorni dalla fondazione «Giovanni Agnelli», una delle poche nel mondo ad occuparsi anche di fenomeni spirituali. Questo secondo symposium internazionale viene organizzato dal dottor Giovanni Granaglia e coordinato dal professor Rocco Caporale. In un mare di statistiche, riflessioni ed esperienze, agitato soltanto dalle ondate aggressive di due leaders della «rivoluzione femminista», gli studiosi cattolici, protestanti ed ebrei hanno diagnosticato i mali sottili e spesso inafferrabili di cui soffrono le religioni. Pur non avendo finora adeguati strumenti di analisi hanno accertato alcune tendenze emergenti che valgono per tutte le sedi e tutte le latitudini almeno in Occidente. La crisi religiosa è conseguenza ma anche matrice, come lo fu il dibattito aperto dal Concìlio, del socialchange dovuto al travolgente sviluppo economico e culturale nel quale rientrano la contestazione giovanile e la rivoluzione femminista. La crisi religiosa è ciclica, quindi non è inattesa e non è le- tale: investe le Chiese ma non necessariamente è contro le Chiese, che spesso riescono a riassorbirla, avvantaggiandosi sul piano pratico della maggior sensibilità sociale che la caratterizza. La tendenza principale è 10 sganciamento dei credenti più impegnati dalle pratiche tradizionali talora sconfinanti nella superstizione, per vivere una fede più adulta. La scelta autonoma di coscienza è anteposta alle norme di comportamento etico dettate dalla rispettiva Chiesa, come dimostra la maggioranza dei cattolici che applica il controllo artificiale delle nascite malgrado il divieto confermato da Paolo VI nell'enciclica Humanae vitae. C'è un'altra novità di fondo: la salvezza individuale ed eterna, traguardo di tutta la predicazione per secoli, è vista ora da gruppi crescenti nell'ambito della salvezza collettiva da realizzarsi con l'impegno personale e comunitario a trasformare la società terrena. Il dissenso teologico e quello giovanile sgorgano dal contrasto tra la rigidità istituzionale e lo «stato nascente» secondo l'immagine di Max Weber, richiamata al symposium dal professor Francesco Alberoni. Sembra sì vada verso nuove forme di sacro, come dimostrerebbero anche la spinta diffusa nei ceti colti verso l'occultismo (specialmente negli Stati Uniti) e quella negli studenti verso le religioni orientali (yoga, zen, buddismo, induismo fino al radicalismo ormai quasi superato delle droghe psichedeliche). In tutti questi fermenti si inserisce, per quanto riguarda l'Europa mediterranea, la forte presenza del marxismo nel quale sfociano molti giovani provenienti dalla militanza cattolica, protestante o ebraica. La «cultura giovanile» presente nell'area religiosa si trasferisce sempre più a sinistra sul piano politico, senza che la fede sia un ostacolo, anzi proprio in nome di essa. Lo dimostrano tre inchieste condotte da don Silvano Burgalassi, uno dei più noti sociologi religiosi italiani e docente all'Università di Pisa. Fra il '70 e il '74, gli innovatori cattolici passati a partiti di sinistro sono aumentati dal 58 per cento al 67 per cento, mentre la loro rappresentanza nei gruppuscoli ex* traparlamentari di sinistra è cresciuta dal 12 al 19 per cento. «Il pei conta le maggiori presenze tra gli atei, gli innovatori e gli indifferenti religiosi ». precisa Burgalassi. «Le destre si limitano a raccogliere consensi tra indifferenti e tradizionalisti religiosi; la de raccoglie voti soprattutto tra i fedeli che sono in pieno accordo con la Chiesa». Sono dati validi, con qualche sfumatura, per quasi tutta l'Europa. Per il professor Sabino Acquaviva, docente di sociologia a Padova, i dissenzienti non considerano più la Chiesa — e di riflesso la de in Italia — capace di rispondere alla nuova richiesta di uguaglianza sociale: questo si spiega, aggiunge Acquaviva, col fatto che l'assistenza caritativa, educativa, sanitaria e lo stesso peso enconomico, in una parola l'integrazione sociale, si sono trasferiti dalla Chiesa allo Stato. Il francese René Marie, teologo gesuita, ha messo in evidenza un altro elemento: va scomparendo «l'impero di paura» sul quale le religioni in parte si fondano (Lucrezio diceva: «Il timore è il primo a fare gli dei»;. Sembra evidente che questa minor paura di vendette divine derivi da una più appropriata concezione di Dio come padre e dall'abbattimento di molti tabù, soprattutto sessuali. Tuttavia in Francia (Marie) e negli Stati Uniti (Glock e l'ebreo Werblowski) gli studiosi rivedono le loro tesi secondo cui il tradizionalismo religioso a livello di massa stia decadendo. Negli Stati Uniti Appare vero il contrario, specialmente negli Stati Uniti, dove cattolici, protestanti ed ebrei per il 60 per cento restano tradizionalisti, il 20 per cento è ateo o indifferente, l'altro 20 per cento contesta la propria Chiesa. Ma questo dissenso — ha detto 11 professor Martin Marty, dell'Università di Chicago — è destinato «a svaporare come lo champagne se non è messo in bottiglia» cioè se non si organizza in forma istituzionale. Ha riferito anche che in Inghilterra solo tre persone su 100 si dichiarerebbero credenti e praticanti. Gli americani, come ha fatto il cattolico Michael Novak, tendono,a registrare alla classe manageriale la presenza di questi nuovi fenomeni religiosi dai quali sarebbe escluso «il popolino». E' dizione che ha provocato divergenze nel symposium. come accade di norma dinanzi ad ogni torre d'avorio. «Il problema — ha detto Acquaviva — è di sapere se la ristrutturazione in atto nelle Chiese sboccherà nell'organizzazione reale del dissenso o nell'abbandono della reli' gione». L'Azione cattolica italiana, ha aggiunto, nel 1956 contava 905 mila iscritti adulti e 705 mila giovani; nel '72 era ridotta a 395 mila adulti e 140 mila giovani. La stessa ipotesi della religione come liberatrice dell'uomo è discutibile per il sociologo padovano perché è un concetto ammesso «dalla tecnostruttura dominante». Contro i maschi «Tutto in questa società, dalla religione alla economia, è in funzione del maschio», ha tuonato l'americana Mary Daly. E' una famosa leader della «rivoluzione femminista», e insegna al Boston College, un'Università retta dai gesuiti che tentarono di licenziarla quando si proclamò post-cristiana pur essendo di formazione cattolica. Ma i reverendi padri dovettero mantenerla in cattedra dinanzi alle proteste accese degli studenti. Al symposium la Daly sì è presentata con Una tigre ringhiante disegnata sulla maglia e in pantaloni mascolini. S'è lanciata in un'arringa veemente e pittoresca contro «il sistema planetario di casta sessuale, mascherato da ideologie e miti ma reale». Ha elencato ventitré proposizioni come fece Lutero quando avviò la Riforma protestante: «I simboli e i miti della cristianità e di quasi tutte le religioni sono essenzialmente "sessisti": dal momento che Dio è maschio, il maschio è Dio. Dio padre legittima — ha aggiunto con evidente paradosso — tutti i padrini, inclusi Vito Corleone, papa Paolo, il presidente Ford, i padrini della medicina, della scienza, eccetera. La donna invece è simbolo del male sin dal mito del peccato originale, un mito rinforzato dall'idea della redenzione compiuta da un singolo essere umano di sesso maschile. La cristolatria è idolatria». E ancora, con molta foga: «La stessa Santissim. Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo) è maschile e la civiltà è dominata da tre operazioni maschili che costituiscono — ha detto la Daly — la non Santissima Trinità: guerra, genocidio, stupro». La rivoluzione femminista non vuole introdurre il matriarcato ma — come ha chiarito anche Rose Marie Ruether, déll'Harward University — tende a togliere al maschio il controllo del sistema e della natura «per superare insieme questa situazione» che ha portato tra l'altro al disastro ecologico.. La cattolica Marga Komplé, ministro nel governo olandese, si è dissociata dall'attacco delle due femministe, mentre il teologo indiano Raimundo Panikkar ha obiettato alla Daly che in India il «Lagos o principio divino è femminile e la grammatica indù contiene tre generi, maschile, femminile, neutro e ne sta cercando un quarto che sia utroque, valido per maschio e femmina. Se gli specialisti concordano che la religione sta cambiando, e non muore, soltanto Panikkar, forte della spiritualità indiana ma docente all'Università di California, tenta di individuare l'assetto religioso di quello che chiama il terzo millennio. Sarà una fede non più divisa tra natura e spirito secondo il dualismo dell'Occidente razionalistico, ma unitaria perché la realtà è una sola come sostiene la spiritualità orientale. Il teologo indiano parla di simbiosi cosmoteandrica: natura. Dio, uomo. «Non c'è Dio senza natura — spiega —, né Dio senza uomo, né uomo senza Dio, né natura senza uomo: sono i fattori costitutivi della realtà e Cristo era "vero Dio e vero uomo". La-crisi religiosa attuale che abbatte via via l'idea del Dio trascendente è un segno di questa evoluzione. Lo splendido isolamento anche religioso è finito. Mezzo milione di statunitensi seguono il buddismo negli Stati Uniti, 200 mila studenti afroasiatici si appropriano in Occidente degli strumenti per dominare la natura. La mistica — conclude Panikkar — è alienante solo se volge le spalle alla realtà». Lamberto Fumo