La città di fronte al 1975

La città di fronte al 1975 Dopo uno degli anni più negativi della storia torinese La città di fronte al 1975 Statistiche tutt'altro che confortanti, ma non disperate - Di fronte al numero più che quadruplicato delle ore "integrate" e ai fallimenti di negozi, "tengono" alcuni indici di sviluppo: le immatricolazioni d'auto (a livello del 1969), i nuovi abbonati al telefono e alla tv - La popolazione resta pressoché stazionaria Facciamo i conti sul 1974, un anno da annoverare fra quelli più sciagurati della storia recente di Torino. Ha lasciato insoluta la maggior parte dei problemi sociali ereditati dal '73, aggravando i mali dell'economia piemontese. Giorno dopo giorno, è stato testimone impassibile delle preoccupazioni di tante famiglie alle prese con le conseguenze dell'inflazione: prezzi saliti a vista d'occhio, costo della vita aumentato del 23,50 per cento rispetto al '73, che pure si era chiuso con un allarmante scatto del 10,65 per cento. Al consumatore non è bastato fare sacrifici, rinunciare al recentemente conquistato e modesto benessere, darsi nuove abitudini, ridurre i giorni di ferie. Le cifre relative ai fallimenti di ditte e negozi (oltre 200) e ai protesti cambiari (65 miliardi contro i 47 del '73) dimostrano quanto il diminuito potere d'acquisto abbia inciso nella sfera del consumo. Dopo 12 mesi di amarezze, il '74 si è chiuso con il lungo ponte di Natale, che avrebbe dovuto permettere alla crisi di decantarsi, dando un po' di respiro all'industria, da troppo tempo con il flato grosso. Ma non ha fatto che rinviare al '75 le ansie dei lavoratori, per molti dei quali si paventa la prospettiva della cassa integrazione, se non addirittura del licenziamento. Restano ancora da risolvere i problemi della casa (troppe persone vivono in condizioni dolorose), quelli della scuola e degli ospedali, assolutamente insuffl. cienti. Si aggiungano la sporcizia della città, il chiasso e l'indisciplina del traffico, la prostituzione, la delinquenza, il malcostume e la disonestà. I torinesi si augurano che la severa tra¬ dizione di serietà di cui vanno giustamente orgogliosi riesca a prevalere e a restituire una fisionomia più accettabile a una città che per tanto tempo ha saputo crescere in misura umana, nel rispetto dei suoi abitanti. La popolazione I quali, nel '74, sono aumentati, ma di poco: 3 mila 840 unità, passando dal milione 199.006 del 31 dicembre '73 al milione 202.846 del 31 dicembre scorso (erano un milione 172.476 alla fine del '72). L'incremento è dovuto all'eccedenza dei nati sui morti. Il saldo nel movimento migratorio (differenza tra arrivi e partenze) si è chiuso, infatti, con segno negativo. E' il terzo anno consecutivo che si verifica questo fenomeno. Nel '72 gli immigrati furono 43.857, gli emigrati 47.164 (differenza, meno 3307); nel '73, immigrati 39.409, emigrati 42.075 (differenza, meno 2666); nel '74, immigrati 35.339, emigrati 43.285 (differenza, me. no 7946). Nel '74, il maggior numero di arrivi si è registrato in gennaio: 4751; il più basso in agosto: 1935. Sempre in agosto si sono avute le partenze più massicce: 4892, scese via via fino alle 2304 di dicembre. Il saldo mensile è stato negativo in aprile (meno 791), maggio (208), giugno (369), luglio (1515), agosto (2957), settembre (1314), ottobre (1062) e novembre (444); positivo in gennaio (più 954), febbraio (156), marzo (48) e dicembre (46). Il maggior numero di immigrati viene ancora dal Sud: il 32,50 per cento .dall'Italia meridionale e il 16,67* per cento dalle isole; gli altri dai 23 comuni della cintura di Torino (15,29 per cento), da altri comuni della provincia (8,32), dal resto del Piemonte (7,24), dalle regioni dell'Italia settentrionale (9,38), dall'Italia centrale (4,55) e dall'estero (5,60 per cento). Gli emigrati da Torino hanno come meta soprattutto i 23' comuni della cintura (22,15 per cento), altri comuni della provincia (15,38 per cento) o il resto del Piemonte (9,85 per cento). Ma ■ sono sempre più numerosi colo! ro che hanno come obiettivo il ritorno alla terra d'origine. Il fenomeno è andato via via accentuandosi negli ultimi tre anni. Nel '74 gli emigrati da Torino diretti nell'Italia meridionale sono stati il 18,45 per cento dei partenti mentre erano stati il 17,79 per cento nel '73. Le partenze da Torino verso le zone immediatamente intorno alla città hanno determinato sensibili aumenti nella popolazione dei 23 comuni della cintura. Moncalieri ha superato i 61 mila abitanti (erano 43.971 nel '68); Rivoli i 50 mila (36.381 nel '68); Collegno e Nichelino i 45 mila (rispettivamente 33.936 e 36.186 nel '68); Settimo Torinese i 43 mila; Chieri e Grugliasco i 31 mila; Venaria i 23 mila. Nel complesso, dal '68 a oggi gli abitanti nei comuni della cintura di Torino sono aumentati di 109.842, pari al 30,12 per cento, passando da 364.650 a 474.492. Fra gli oltre un milione e 202 mila abitanti di Torino, quella che il linguaggio burocratico definisce popolazione attiva è costi- tuita da 466 mila 470 unità. Oltre la metà (esattamente il 52,22 per cento) è impiegata nelle industrie manifatturiere; il 14,29 per cento nei servizi, il 13,97 nel commercio, il 5,50 nei trasporti, il 5,44 nell'industria delle costruzioni, il 4,88 nella pubblica amministrazione, il 2,47 nel credito e assicurazioni, lo 0,96 nelle aziende elettriche, del gas e dell'acqua, 10 0,27 in agricoltura. La popolazione cosiddetta non attiva è costituita per il 56,41 per cento dalle casalinghe, dal 27,40 per cento di persone che si sono ritirate dal lavoro, dagli studenti (12,83 per cento), eccetera. Il fenomeno che nel '74 ha soprattutto allarmato il mondo del lavoro è stato rappresentato dalla cassa integrazione. Secondo dati aggiornati al 31 ottobre dell'anno scorso, a quella data risultavano a casa dal lavoro 297 mila 790 persone, 280.129 delle quali del settore meccanico. Le ore integrate tra gennaio e ottobre sono state 9 milioni 873.205 contro i 2 milioni 979.227 dello stesso periodo del '73, con un aumento del 231,4 per cento. Gli iscritti alle liste dell'Ufficio di collocamento al 31 ottobre erano 23.642 (più 7,2 per cento rispetto al "73) di cui 16.435 disoccupati (più 9,1 per cento rispetto al '73) e 7207 persone in cerca di prima occupazione (più 3 per cento rispetto al '73). Per risparmiare Le difficoltà incontrate dai lavoratori hanno determinato quella che gli esperti definiscono una dequalificazione dei consumi. Per risparmiare, le massaie hanno cercato prodotti di qualità inferiore, a prezzi più bassi. In molte famiglie, però, si sono rivisti molti progetti; sono stati rimandati gli acquisti di scarpe e vestiti nuovi; si è tenuto il televisore vecchio, si è fatto a meno del giradischi o del registratore. Le somme risparmiate sono state utilizzate per l'acquisto di «beni rifugio ». Secondo alcune valutazioni, molte famiglie hanno rinunciato ai depositi bancari per evitare di trovarsi con denaro svalutato in mano (in due anni, 11 tasso d'inflazione è salito del 40 per cento) e hanno acquistato mobili e oggetti d'arredamento. Un altro fenomeno interessante: il pubblico si è allontanato dai negozi tradizionali, rivolgendo più attenzione ai mercati rionali sia per i generi alimentari, sia per 11 vestiario. Nonostante le difficoltà e la crisi, la città è cresciuta. Sono aumentati anche taluni servizi. I nuovi abbonati al telefono sono circa 30 mila (metà in Torino città, l'altra metà in provincia) con un aumento del 5,2 per cento rispetto al '73; i nuovi apparecchi sono circa 66 mila (più 7,7 per cento), 40 mila dei quali sono stati messi in funzione in città, gli altri in provincia. Nel complesso, gli abbonati al telefono in provincia sono 600 mila, 430 mila dei quali a Torino; gli apparecchi sono oltre 900 mila (725 mila in città, più di uno ogni due abitanti). A Torino meno che altrove si avverte la crisi dell'auto. Le immatricolazioni sono state 100 mila 290 (dato aggiornato al 30 novembre) contro le 121 mila 94 del '73. Praticamente, siamo ai livelli del '68 e del '69, anni in cui fioriva ancora il boom dell'automobile. Le vetture circolanti in provincia sono circa 900 mila, in città 480 mila. Il rapporto è di un'auto ogni 2,57 abitanti in provincia, e di un'auto ogni 2,54 abitanti in città (un'auto ogni 3,5 abitanti a Torino nel '68). Questi dati dimostrano che l'auto è e resta soprattutto uno strumento di lavoro. Al massimo, se ne ha meno cura. Si ricorre meno spesso al meccanico o al lavaggio, ma a Torino, la città più motorizzata d'Italia, l'auto si usa e il numero delle targhe si aggiorna quotidianamente. Sta per finire la serie TO L e ci si affaccia alla seconda metà dell'alfabeto (la targa TO A è stata asse' gnata nella primavera del '68) Ci sono, a Torino e provincia nuovi abbonati alla radio e alla tv. Il loro incremento annuale, però, è in costante diminuzione anche perché si è prossimi al livello di saturazione. Nessun aumento, invece, di lavastoviglie e altri elettrodomestici che le massaie non considerano indispensabili Positivo soltanto, fino a novembre, il mercato delle lavatrici per biancheria e dei frigoriferi. Questa una sommarla radiografia del '74 che ci siamo buttati al¬ cccssctmsidcmfrmsdi minili limimi uni innmiiiiiiiiiiiiiii le spalle, senza nostalgia. Adesso bisogna guardare al '75: risponderà alle attese generali, vedrà la ripresa economica e il rilancio della città? Soprattutto, saprà garantire un livello di vita più decoroso alla media dei cittadini, anche senza raggiungere gli squilibrati consumi degli anni detti, con prematuro ottimismo, «del benessere»? Renato Romanelli

Persone citate: Renato Romanelli