Mistico ingegnere

Mistico ingegnere L'opera sbalorditiva di Florenskij Mistico ingegnere Il nome di Florenskij ha I suscitato sinora un'eco limi-1 Pavel Florenskij: « La colonna e il fondamento della verità », Ed. Rusconi, pag. 812, L. 12.000. tata tra il pubblico occiden tale, né, date le tragiche circostanze della sua vita, poteva essere diversamente. Nato a Jevlach (Caucaso) nel 1882, Pavel Aleksandrovic Florenskij studiò matematica a Mosca, laureandosi nel 1904, e insieme seguì dei corsi di filosofia. Iniziò quindi la seconda fase dei suoi studi iscrivendosi all'Accademia teologica e ottenendovi la docenza con il saggio O duchovnoj istine (La verità spirituale), testo che in versione rielaborata e ampliata costituì l'opera principale di Florenskij, Stolp i utverzdenie istiny. Opyt pravoslavnoj teodicei v dvenadcati pis'mach (La colonna e il fondamento della verità. Saggio di una teodicea ortodossa in dodici lettere). Dopo la rivoluzione, la vita del sacerdote-scienziato subì l'impatto di due opposte tendenze, quella di perseguitare l'avversario ideologico e quel- la di sfruttarne, in un tempo così avido di valide collaborazioni, le straordinarie qualità. Venne quindi prima deportato nel Turkestan, poi lavorò nella Commissione per l'elettrificazione, mentre il nuovo regime andava produ- cendo il lubrificante antigelo da lui inventato. Florenskij perì nel 1943 sulle isole Soloveckije, nel Lager Solovki, dettagliatamente descritto da Solzenicyn nel capitolo 2 del secondo volume dell'Arcipelago Gulag, e, come tanti altri, fu riabilitato nel 1956, l'anno del XX congresso del pcus. Delle sue numerose opere, pubblicate a. partire dal 1903 e dedicate ad argomenti teologici, filosofici, scientifici, la più celebre, La colonna e il fondamento della verità, uscì nel 1914. Malgrado il suo successo non potè più, ovviamente, venire ristampata nell'Unione Sovietica (lo stesso nome di Florenskij sparì dai manuali e ricomparve solo nella Filosoflceskaja enciklopedija del 1970) ma nel 1929 a Berlino ne fu curata un'edizione fototipica, sulla quale appunto è stata condotta, trascorsi esattamente sessant'anni, l'attuale prima traduzione. Simile, nella sua gigantesca impresa, ai mistici cristiani del Medioevo, Florenskij mira ad interpretare il mondo fondandosi sui dogmi della religione ortodossa, e confutando quindi sia il razionalismo sia la logica. Egli afferma infatti che la verità ultima si può raggiungere solo attraverso la fusione di tutti gli innumerevoli aspetti concreti e diversi del mondo, il confronto tra le sue parti, la dimostrazione del loro reci- proco nesso interiore e della compenetrazione reciproca. L'uomo che proponeva una visione del mondo così estranea a gran parte del pensiero moderno fu da taluni soprannominato il « Leonardo da Vinci russo» per la straordinaria versatilità ed ampiezza della sua erudizione. Con pari competenza scrisse di matematica e astronomia, di merceologia e di scienze occulte, di ottica, fisica atomica, arte e letteratura, tradusse Kant, insegnò filosofìa all'accademia ecclesiastica e tecnica delle leghe di ferro all'università, oltre alle opere mistiche fu anche l'autore de I dielettrici e la loro applicazione tecnica, e redattore della Techniceskaja enciklopedija, già all'inizio del secolo elaborò dei concetti di cibernetica e di fisica atomica, conosceva molte lingue europee, il latino, il greco, l'ebraico. In un'opera di così paurosa estensione non potevano mancare i punti deboli, tra cui è fin troppo ovvio il fatto di affermare che « l'essenza della verità non è dimostrabile» (quindi è una questione di fede, non di raziocinio) e poi scrivere le 800 pagine de La colonna e il fondamento della verità per dimostrare l'affermazione. Nello stesso modo, unico criterio della verità è « l'attendibilità del giudizio formulato » asserisce Florenskij, facendo di nuovo ricorso al raziocinio rinnegato e all'aborrita logica. « E' insomma tutto intessuto di contraddizioni » scrive lo storico russo Aleksandr Yanov, studioso del pensiero slavofilo e autore di una Storia dell'opposizione politica russa « e lo stesso suo disegno di creare una metafisica scientifica o, come lui dice, una metafìsica concreta, è naturalmente utopico. D'altro canto, il tentativo stesso di fondere, confrontare e far convergere tutte le infinite branche della conoscenza moderna è in sé geniale, degno di un titano ». Riserve più specifiche sono formulate nella sua acuta introduzione da Elémire Zolla, che rimprovera Florenskij per « molte invettive, dettate dalla difesa dell'Ortodossia » ma inaccettabili per « un amante della verità... frasi ingiuste ed inesatte sia contro la mistica cattolica e pagana sia contro le religioni orientali... Il suo impeto panslavista non sdegna le più immenzionabìli armi del laicismo ». Lia Wainsteìn

Luoghi citati: Berlino, Caucaso, Jevlach, Mosca, Unione Sovietica