Le radici italiane di Gramsci di Mario Bonini

Le radici italiane di Gramsci Le radici italiane di Gramsci Antonio Gramsci: « Per la verità », Editori Riuniti, pag. 407, L. 3500. John M. Cammett: « Antonio Gramsci e le origini del comunismo italiano », Ed. Mursia, pag. 333, L. 7500. E' d'imminente pubblicazione l'edizione critica dei Quaderni del carcere, curata da Valentino Gerratana, che consentirà finalmente di seguire e analizzare il lavoro di Gramsci così come esso procedette giorno per giorno, anno per anno durante la lunga detenzione. La restaurazione dell'ordine cronologico negli scritti della prigionia corona uno sforzo che dura da anni e stimolerà certamente nuove ricerche sugli scrìtti anteriori, il cui traguardo è un'edizione completa e filologicamente valida di tutta l'opera di Gramsci. Un passo notevole verso questo traguardo è stato comunque compiuto da Renzo Martinelli con la pubblicazione di Per la verità, ove sono raccolti 114 testi giornalistici che vanno dal 1913, quando Gramsci aveva 22 anni, al 1926, più alcuni testi di discorsi e una serie di scritti di dubbia attribuzione. Dei 114 testi che si possono con certezza attribuire a Gramsci, più di cento sono del tutto inediti; gli altri, rintracciati negli ultimi anni, sono stati pubblicati solo recentemente su riviste e in opere storiografiche. Si tratta per la maggior parte di interventi polemici, e anche nei più giovanili affiora già la straordinaria efficacia dialettica e satirica della prosa di Gramsci, in cui Piero Gobetti vide il modello di uno stile polemico rivolto a castigare gli avversari e non solo a ridicolizzarli. Ma vi sono nella raccolta anche scritti che preannunciano la successiva riflessione di Gramsci sui grandi temi della storia e della società italiana, sulla costruzione del partito rivoluzionario, sul rapporto fra cultura e politica. Di grande importanza, per esempio, è la lettera inviata nell'autunno del 1923, da Mosca, al periodico milanese Voce della gioventù, che la pubblicò il 1° novembre col titolo « Che fare ». Perché il fascismo aveva sconfitto la classe operaia italiana? Perché, afferma Gramsci, i partiti della classe operaia « non conoscevano la situazione in cui dovevano operare, non conoscevano il terreno in cui avrebbero dovuto dare la battaglia. Pensate: in più di trent'anni di vita il partito socialista non ha prodotto un libro che studiasse la struttura economico-sociale dell'Italia... Noi non conosciamo l'Italia. Peggio ancora: noi manchiamo degli strumenti adatti per conoscere l'Italia... Sembra che in Italia non si sia mai pensato, mai studiato, mai ricercato. Sembra che la classe operaia italiana non abbia mai avuto una sua concezione della vita, della storia, dello sviluppo della società umana ». Tale concezione, per Gramsci, s'identificava nel materialismo storico. Ma il suo pensiero, come scrisse molti anni fa Luigi Russo, era essenzialmente radicato nella tradizione italiana; e Cammett, un giovane storico statunitense, osserva che se Gramsci « fu il primo italiano ad applicare con autentico vigore l'interpretazione del marxismo a tutti gli aspetti della storia e della cultura italiana », sia la forma che il contenuto del suo pensiero « sono assai più vicini agli intellettuali occidentali dell'opera degli altri pensatori marxisti ». Lo studio storico-biografico di Cammett non apporta elementi nuovi per la conoscenza del pensiero e dell'opera di Gramsci. Sviluppato con anni di lavoro e di ricerca — compiuta per la maggior parte in Italia — sulla base di una precedente tesi di laurea, ha comunque il pregio di esporre in modo chiaro e sintetico i risultati dei precedenti lavori di studiosi italiani e stranieri. Mario Bonini

Luoghi citati: Italia, Mosca