Ordinato un nuovo sopralluogo nel covo dove il "brigatista,, uccise il maresciallo

Ordinato un nuovo sopralluogo nel covo dove il "brigatista,, uccise il maresciallo Nessun rinvio al processo, la Corte accoglie un'eccezione Ordinato un nuovo sopralluogo nel covo dove il "brigatista,, uccise il maresciallo La richiesta era stata fatta dalla difesa; pubblica accusa e parte civile erano dello stesso parere - Dai segni delle pallottole, i giudici delle Assise di Milano dovranno rendersi conto di come si sono svolti i fatti (Dal nostro invialo speciale) Milano, 8 gennaio. Ogni dubbio è scomparso: il processo per l'uccisione del maresciallo dei carabinieri Felice Maritano si farà subito e domattina sarà interrogato Roberto Ognibene. Per respingere le eccezioni procedurali avanzate ieri dalla difesa al fine di far saltare l'istruttoria sono occorsi alla Corte novanta minuti di camera di consiglio. Alle 13,30 il presidente Gennario Di Miscio ha letto l'ordinanza, che ha accolto soltanto la minore delle istanze difensive: quella concernente la nullità del sopralluogo effettuato a Robbiano di Mediglia dal pubblico ministero di Lodi senza darne avviso agli avvocati della difesa. Pertanto la Corte ripeterà il sopralluogo «in data da destinarsi, nel corso del dibattimento». La data, in linea di massima, è già stata fissata per dopodomani, venerdì. Sarà il momento più rilevante del processo: i giudici, osservando sulle pareti della scala dell'abitazione di via Amendola 10 i segni, numerosissimi, della sparatoria, potranno rendersi conto della posizione dei vari attori della tragica scena e del numero dei colpi sparati (il conteggio ufficiale parla di quattordici, ma uno dei difensori, l'avvocato Vladimiro Sarno, dice di averne contati almeno 23 o 24, e non soltanto al pianterreno, dove il maresciallo Maritano è stato colpito mortalmente, ma anche lungo tutta la rampa delle scale). Sarà proprio l'esito del sopralluogo a influire su un'altra decisione della Corte: l'integrazione della perizia balistica. Contrariamente al parere della difesa, la Corte ha ritenuto la perizia valida, ma anche la parte civile ha riconosciuto che è «anchilosata, limitata» ed è? previsto che i periti vengano in aula per fornire i necessari chiarimenti. Il punto è se, per un accertamento completo della verità, per togliere ogni dubbio su quanti, e quando, e quanto hanno sparato, basteranno i chiarimenti o piuttosto non si dovranno porre nuovi quesiti. Durante l'istnittoria, per esempio, la difesa aveva presentato istanza perché, tra l'altro, attraverso l'esame neutronico degli indumenti, si stabilisse la distanza da cui è stato sparato ciascuno dei colpi contro l'Ognibene. Sono accertamenti complessi, che possono richiedere molto tempo e comportare anche una più o meno breve interruzione del dibattimento. D'altra parte, questo è il punto centrale del processo: l'accusa dice che, entrando alle tre di notte nel covo sorvegliato dai carabinieri in borghese, all'intimazione di alt del Maritano, Roberto Ogni¬ bene ha estratto la sua «Smith e Wesson» calibro 38 ed è fuggito sparando; la difesa (per bocca dello stesso Ognibene, interrogato dal procuratore di Lodi, Francesco Novello) sostiene che una delle persone in attesa disse semplicemente: «Fermati» e poi cominciarono a fioccare le pallottole. «A un certo punto — ha detto il giovane brigatista — ho capito che volevano farmi fuori. Avevo una paura maledetta, ritenevo che quei due volessero uccidermi perché sono un militante della sinistra. Non volevo colpire, ho sparato un colpo in aria, poi istintivamente ho abbassato la pistola». E' presumibilmente quanto l'Ognibene ripeterà domani in aula. Domani sarà anche ascoltata la ricostruzione dell'accusa, attraverso la voce di numerosi ufficiali e sottufficiali dei carabinieri che prepararono o parteciparono all'operazione nel covo delle Brigate rosse di Robbiano. Sette sono citati dal pubblico ministero: il tenente colonnello Giuseppe Franciosa, il capitano Giovanni Fichera, il tenente Salvatore Bevacqua, il maresciallo Rosario Grasso, i brigadieri Geremia Fumo, Angelo Sutera e Domenico Calapai. Ad essi si aggiungono, richiesti dalla difesa e ammessi dalla Corte, altri sottufficiali che dovranno riferire sulle modalità delle operazio¬ ni effettuate a Robbiano: Vincenzo Murgia, Vittorio Di Vincenzo, Pierangelo Atzori e Luciano Cristanziano. Come si ricorderà, ieri la difesa aveva anche chiesto la testimonianza dei due magistrati che a Torino si occupano dell'inchiesta sulle Brigate rosse, il giudice istruttore Giancarlo Caselli e il pubblico ministero Bruno Cacciai, ma la richiesta non è stata accolta. Prima che la Corte entrasse in camera di consiglio, stamane hanno parlato sulle richieste della difesa la parte civile, avvocato Alfredo Biondi, e la pubblica accusa, dottor Gino Alma. Con stile diverso, entrambi nella sostanza hanno invitato a respingere tutto, ad eccezione del rinnovo del sopralluogo, poiché la nullità di quello effettuato durante l'istruttoria è evidente. L'avvocato Biondi ha esordito dicendo: «iVon mi opporrò ad alcuna delle istanze che tendano all'accertamento della verità». Il dottor Alma è stato duro: «All'infuori di una (il sopralluogo) le eccezioni della difesa sono tutte cavilli defatigatori per non fare il processo. Il sopralluogo è l'unica mano vincente dei difensori, i quali però vorrebbero poi prendersi tutto il braccio. Io vi dico che da questo banco ci si opporrà ad ogni e qualsiasi tentativo di rinviare il processo». Franco Nasi

Luoghi citati: Lodi, Mediglia, Milano, Torino