Attacco del p.g. di Bologna a Taviani per le frasi sulla strage dell' «Italicus»

Attacco del p.g. di Bologna a Taviani per le frasi sulla strage dell' «Italicus» Polemica alla inaugurazione dell'anno giudiziario Attacco del p.g. di Bologna a Taviani per le frasi sulla strage dell' «Italicus» "Il terrorismo è nero" affermò l'ex ministro dell'Interno in Parlamento - "Sul tappeto della politica un ministro può puntare sul rosso o sul nero secondo le sue convinzioni, ha affermato il magistrato bolognese, sul banco della giustizia si punta solo al colore della verità" - Raddoppiati in un anno gli omicidi a Roma (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 8 gennaio. Con durezza estrema, il procuratore generale di Bologna, Domenico Bonfiglio, si è scagliato, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, contro l'ex ministro dell'Interno, Paolo Emilio Taviani. Il più alto rappresentante della pubblica accusa nell'importante distretto di Bologna, ha contestato l'intervento del 13 agosto in Parlamento nel corso del quale Taviani riferì al Paese sulla strage del treno «Italicus» che nove giorni prima, a San Benedetto Val di Sambro, era costata la vita di 12 persone e il ferimento di 48. Il terrorismo è nero, affermò allora Taviani dal banco del governo ma aggiunse che la magistratura bolognese non aveva dato seguito al rapporto inoltrato dalla questura di Roma sulla ritrattazione del teste Sgrò che il 7 agosto, modificando la sua prima versione, affermò che a ma¬ neggiare l'esplosivo erano stati elementi fascisti e non giovani di sinistra. Per il procuratore generale di Bologna, l'ordine giudiziario non contesta «al ministro per gli Affari interni la facoltà di pensare che quanto riferito dagli organi di polizia da lui dipendenti debba essere tenuto nel debito conto dai magistrati inquirenti, ma contesta decisamente il potere di indicare in Parlamento ritardi da lui arbitrariamente desunti in relazione a indagini in corso». Per l'alto magistrato bolognese la critica espressa in Parlamento dall'allora ministro Taviani è «costituzionalmente illegittima». Ed aggiunge: « E' probabile che la divisione dei poteri dello Stato non sempre sia considerata immanente quando la politica interseca la strada della giustizia, ma è certo che apprezzamenti critici di organi costituzionali dello Stato non contribuiscono ad assicurare la serenità del nostro lavoro nel delicatissimo momento delle indagini preliminari». Per Bonfiglio le critiche del potere politico «specie se relative a fatti di gravità eccezionale finiscono con l'alimentare nell'opinione pubblica» non sporadiche credenze di uno scollamento del potere statuale. Infine l'accusa più grave, pronunciata con voce solenne dal procuratore generale nell'aula della Corte d'appello di Bologna pavesata di tricolori. «Sul tappeto della politica — ha detto il magistrato — un ministro può puntare sul rosso e sul nero secondo le sue personali convinzioni, mentre, sul banco della giustizia, sì punta soltanto sul colore della verità che può essere messo in luce se l'animo è sgombro da preconcetti di ogni genere, specie in tempi, nei quali troppi scritti anonimi circolano con accuse o millanterie autoaccusatorie». Per il procuratore generale è in atto nel Paese una «guerriglia della quale tutti siamo responsabili ». Ciò, a suo giudizio, è dimostrato dalla circostanza che «gli interventi di polizia giudiziaria contro bande armate fanno passare da valutazioni di benemerenza civile al riconoscimento di valore militare». Quale la soluzione per il procuratore generale Bonfiglio? «Non è lecita la blandizia dei magistrati che si servono del potere discrezionale per dare credito alla loro personale speranza che un branco di lupi possa essere ammansito con la bontà espressa da una sentenza». E ha aggiunto, suscitando dissensi tra il pubblico, le autorità e i magistrati presenti: «I fioretti del santo di Assisi devono essere sostituiti dall'arma legittima che spari tempestivamente e dalla spada della legge che con taglio netto estirpi il male prima che invada il tessuto sociale». Francesco Santini Roma, 8 gennaio. Una rapina al giorno nella città di Roma ed un'altra nel resto del distretto che comprende anche le province di Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti (complessivamente sono state 768 rapine con un aumento del 55 per cento rispetto all'anno precedente); quasi mezzo milione di reati dei quali 147 mila 603 compiuti da ignoti; 209 mila furti con una media di 575 ogni ventiquattro ore: anche nel Lazio la situazione sotto il profilo della criminalità è preoccupante. Nella cerimonia con la quale, alla presenza del ministro della Giustizia, è stato inaugurato l'anno giudiziario della Corte d'appello, il procuratore generale, Walter Del Giudice, ha fornito dati ed indicato circostanze per cui si può essere soltanto pessimisti. La giustizia, civile e penale, non regge all'impatto con la realtà: i procedimenti civili ancora da risolvere sono salit: a 171 mila 601 mentre quelli penali sono arrivati a 438 mila circa. Il procuratore generale di Roma ha scelto per il suo intervento una strada completamente diversa da quella percorsa l'altro giorno dal procuratore generale della Cassazione: ha limitato il rapporto a cifre e ad indicazioni statistiche. Sono aumentate le controversie di lavoro (35 per cento) che per la nuova legge vengono risolte abbastanza rapidamente: ma — ha sottolineato il p.g. — a danno di altri settori giudiziari perché quello del lavoro ha assorbito magistrati assegnati ad altri uffici. Da qui, la necessità che, almeno a Roma, aumenti i! numero dei giudici. La preoccupazione maggio¬ s r a e n iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiii re per il p.g. viene però dall'aumento della criminalità: 1109 delitti contro la pubblica incolumità; 2454 delitti contro la fede pubblica; 47 omicidi (l'anno scorso sono stati 22: sono aumentati del doppio); 101 tentati omicidi e 954 omicidi colposi; 17 mila 858 lesioni volontarie e 50 mila 842 delitti in materia commerciale. La criminalità rispetto allo scorso anno è aumentata del 12,5 per cento. Genova, 8 gennaio. (p.l.) Si è aperto questa mattina a Genova l'anno giudiziario: il procuratore della Repubblica, Francesco Coco, ha svolto la sua relazione per l'ultima volta nel salone del palazzo Ducale di Genova. Sul rapimento del magi- ( 1111111111111111111 i 11 ! IL11111111111 ) i : 111111 ! ! 111M ì I ! 1111 strato Mario Sossi, avvenuto nello scorso aprile, Coco si è limitato ? ribadire la propria linea di condotta (nessun patteggiamento con i rapitori e rifiuto di ogni riconoscimento della loro realtà «legale») che lo portò anche a vivaci polemiche con lo stesso Sossi. Il procuratore generale s'è invece soffermato più a lungo a considerare le numerose controversie che lo hanno opposto all'operato dei cosiddetti «pretori d'assalto». Coco ha fatto, in un certo senso, una premessa «tecnica» esponendo quelli che secondo la legge dovrebbero essere i limiti dell'operare dei pretori, quindi ha concluso affermando che è un fatto molto grave il fenomeno che porterebbe questi magistrati ad «esorbitare» dai loro limiti di competenza. 11111 ; IE11111111 i 11 ! 1111 ) 111111 r ! 1111 ! MI < 111M1111 iiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini