Troppa tolleranza verso i fascisti di Giovanni Trovati

Troppa tolleranza verso i fascisti A Roma quasi ogni giorno un'aggressione degli squadristi Troppa tolleranza verso i fascisti (Dal nostro corrispondente) Roma, 8 gennaio. Le cronache da mesi parlano di trame nere, di golpe tentati; si susseguono le notizie di arresti; le stragi, da quella di Brescia a quella del treno Italicus, indignano l'opinione pubblica, eppure la violenza fascista continua dovunque, in particolare a Roma. Con la riapertura dell'anno scolastico, in ottobre, si è fatta più furiosa: le aggressioni sono ad un ritmo quasi quotidiano. Aggressioni con un fine ben preciso: provocare reazioni, sì da stancare le masse pronte ad accettare chi poi sa offrire l'ordine. Nella notte tra sabato e domenica cnque giovani fascisti hanno colpito selvaggiamente l'universitario Giannicolo Macchi; questa mattina gruppi di studenti della sinistra extraparlamentare sono scesi per le strade a manifestare e ne è seguita una serie di scontri che servono a convincere, chi già è convinto, dell'esistenza di opposti estremismi e quindi di un'unica violenza. Come a San Babila di Milano, cosi a Roma, alla Baldui¬ na e a piazza Bologna, ci sono zone franche dove i fascisti spadroneggiano. Si sta formando uno squadrismo che ci riporta a quello urbano e studentesco del 1919-1920. Sono i figli di una certa borghesia che diventano gli «ultras» del conservatorismo. La Balduina è un rione «bene» dove sono numerose le case costruite da cooperative di alti funzionari dello Stato, magistrati ed anche militari. Lo squadrismo non è un movimento popolare: se lo fosse, avrebbe mille occasioni per far esplodere il malcontento delle borgate dove l'inflazione inasprisce la miseria. Invece, con le dovute eccezioni, troviamo i fascisti in prevalenza nelle zone «bene», e li troviamo nella scuola, perché, oggi come cinquant'anni fa, la scuola è in ritardo sui tempi e non è in grado di capire e di chiarire gli interessi dei giovani. I fascisti potrebbero essere isolati se non beneficiassero di tolleranze e non trovassero alleanze in ampie cerchie sociali. Paolo Angeloni, arrestato per aver colpito a martellate Giannicolò Macchi, era no¬ to alla polizia e alla magistratura. Tre mesi fa aveva aggredito con la sua banda la moglie di un commerciante di via delle Medaglie d'oro, Giuseppina Conti. Una parte dei cittadini aveva protestato con una manifestazione, il commerciante lo aveva denuncia to, ma Paolo Angeloni non aveva avuto noie. Forte dell'impunità, aveva continuato nelle sue bravate. Sul nostro giornale in novembre abbiamo pubblicato un lungo elenco di aggressioni tratte dal «libro nero sulle violenze fasciste» curato dall'Anpi, e in dicembre un altro elenco tratto da un libro redatto da studenti. Polizia e magistratura conoscono gli episodi e ì colpevoli. Che cosa hanno fatto? Forse gli agenti sono mal guidati e i giudici troppo presi da altre incombenze? Nella relazione del Procuratore Generale della Cassazione, Giovanili Colli, di venerdì scorso, non c'è una parola sul pericolo fascista, c'è invece una definizione della violenza che ci sconcerta: la definisce «manifestazione tipica, da qualunque parte provenga e qualunque ne sia il movente, della rivolta contro lo Stato e la legge». La pretesa assoluta imparzialità politica è già parzialità. La rivoluzione dell'89 fu fatta contro lo Stato. Se abbiamo un'Italia unita è perché nel Risorgimento ci fu chi, a cominciare dai carbonari, osò andare contro lo Stato. Chi non fa differenza tra i ragazzi che rubano meloni fu Torino ne furono arrestati cinque) e l'autore o gli autori delle stragi di Brescia o deM'Italicus concepisce la giustizia come un'astrazione e non sente il collegamento con la coscienza popolare, collegamento necessario anche se reso difficile, perché essa è disorientata dalla crisi delle istituzioni. Oggi contro il fascismo si manifesta molto, ma si fa poco per combatterlo. Dopo un'aggressione più offensiva delle altre c'è il corteo di protesta, dopo una strage lo sciopero. L'uno e l'altro sanno di rituale. Manca un'azione preventiva, quella pressione continua di popolo sul governo, sulla magistratura, sulla polizia. Anni fa un covo fascista a Roma era a Monteverde vecchio: la denuncia dei cittadini è riuscita a debellarlo. Allo squadrismo nero non va contrapposto uno squadrismo rosso, che farebbe il gioco dei fascisti, ma il comportamento sereno di chi crede nella democrazia, nei suoi valori, e non nega né l'intelligenza né la ragione. Dal considerare le ideologie tutte eguali e quindi finzioni, si arriva a dedurre che ciascuno (sono parole scritte da Adriano Tilgher nel '22j «ha il diritto di crearsi la sua e di imporla con tutta l'energia di cui è capace». Il fascismo trova la sua radice in questa confusione. Domani a Roma ci saranno due manifestazioni, una degli extraparlamentari di sinistra, una dei partiti dell'arco costituzionale. Il Manifesto accusa il pei di aver rifiutato la protesta unitaria. I comunisti rispondono che l'azione di certi gruppi è rozza f«Non si possono accettare slogan tipo "de = fascismo"») e che certe frange non sanno rispettare gli impegni di evitare disordini. Già questa divisione è un successo dei fascisti. Giovanni Trovati

Persone citate: Adriano Tilgher, Giovanili Colli, Giuseppina Conti, Paolo Angeloni