Visentini: no all' «una tantum» sulle abitazioni di Giulio Mazzocchi

Visentini: no all' «una tantum» sulle abitazioni Contrasti nel governo Visentini: no all' «una tantum» sulle abitazioni Roma, 7 gennaio. C'è un contrasto sia nella maggioranza parlamentare di governo (de, psi, psdi, pri) sia all'interno del governo stesso, tra Moro e Visentini, sull'imposta una tantum (per una volta) sulle abitazioni. Il contrasto emerge stasera con tutta evidenza da due notizie. Una riguarda il ministro delle Finanze, il repubblicano Visentini. L'agenzia economica finanziaria ha affermato «senza temere smentite» — e difatti non ne sono giunte — che il ministro è contrario a tale imposta, riconfermata invece da Moro nella sua replica alla Camera. L'altra notizia riguarda i socialisti. Per domani il segretario De Martino ha convocato la segreteria, tra l'altro per discutere sui lavori parlamentari, nel cui ambito il psi conta di vedere celermente approvata l'imposta in questione. E' più che probabile che domani, in aggiunta al deliberato della segreteria, la commissione economica del psi si pronunci con un documento, nel quale l'imposta stessa sarà difesa, seppure non più come manovra congiunturale, bensì come mezzo per finanziare la spesa pubblica in favore del richiesto aumento delle pensioni. L'una tantum sulla casa ha una storia tormentata. Carli, nella relazione del maggio '73, sembrò invocare una patrimoniale, trovando subito il | consenso del socialista Riccardo Lombardi e il contrasto del socialdemocratico Preti, allora alle Finanze. Nel luglio scorso i socialisti, in alternativa ad altri aumenti fiscali, ottennero dal governo un decreto-legge che avrebbe tassato, per una sola volta, i proprietari d'alcuni tipi di abitazione. L'imposta in questione fu bloccata in Parlamento dai comunisti, i quali sostennero che andava modificata per essere estesa ai proprietari di aree, ma che non andava approvata per decreto, bensì per legge, in quanto la sua esazione avrebbe dovuto avvenire in dicembre e non era quindi urgente. La de approvò volentieri il trasferimento dal deoreto alla legge. Caduto il governo Rumor, il Parlamento è rimasto inattivo. Formatosi il governo Moro, si diffuse la voce che avrebbe richiesto una «patrimoniale». Moro, nel presentarsi al Parlamento, escluse tassativamente la «patrimoniale», senza però parlare dell'imposta «una tantum». Lo notarono i socialisti e Moro, nel discorso di replica, testualmente affermò che «i( programma di governo esclude contribuzioni straordinarie». Sulle ragioni, rese note oggi, della contrarietà del ministro Visentini, possiamo aggiungere le seguenti spiegazioni. Egli ritiene che l'amministrazione finanziaria non sia attrezzata per incassare il gettito che dovrebbe derivare dall'imposta. Ritiene invece di aver già procurato (sia pure ai comuni e non allo Stato) un gettito più ampio di quello che si avrebbe dall'imposta, mediante una severissima definizione delle «società immobiliari» ai fini del pagamento dell'Invim. Resta il fatto che il bilancio dello Stato per il '75 porta in entrata 130 miliardi per l'imposta sulle abitazioni. Ma Visentini. secondo l'agenzia economica, considera «erronea» tale iscrizione, poiché attuata non sulla base d'una proposta di legge di governo, bensì del Parlamento. Si può qui aggiungere che Visentini considera irrisorio tale gettito, a confronto del costo di esazione e che, inoltre, egli ritiene di aver già contribuito (con i 400 miliardi in più del previsto che le banche pagheranno al fisco in primavera) al sostanziale miglioramento delle entrate di Stato e che altri miglioramenti ritiene di poter conseguire con la caccia all'evasione. Al punto in cui si trovano le cose, dopo la dichiarazione di Moro e la reiterata affermazione socialista in difesa dell'imposta, è previsto che il problema abbia un primo chiarimento nel governo. Visentini, ove l'equivoco si chiarisca all'interno del governo, andrebbe poi in Parlamento ad esprimere la sua contrarietà all'imposta. Se essa fosse ugualmente approvata, difficilmente Visentini «gestirebbe la sua applicazione», come si afferma in alcuni ambienti che conoscono la personalità del nuovo ministro delle Finanze. Giulio Mazzocchi

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