L'ombra di Sindona sul nostro mercato
L'ombra di Sindona sul nostro mercato Il 1974 è stato un disastro per le Borse di tutto il mondo L'ombra di Sindona sul nostro mercato In un anno la perdita è stata del 28 per cento (l'indice è sceso da 69,22 a 49,05) - Buoni i primi mesi, pessimi gli altri - Il complesso caso dell'Immobiliare Roma - Attività molto elevata (Nostro servizio particolare) Milano, 6 gennaio. Il 1974 è stato disastroso per le Borse di tutto il mondo. Le perdite sono state cospicue e hanno variato dal 50 al 30 per cento, senza tenere conto del minore potere d'acquisto delle monete. I guai maggiori sono capitati alla Gran Bretagna dove il mercato azionario corre il rischio di un pauroso collasso. Le Borse italiane, sia pure attraverso vistosi alti e bassi, hanno subito ribassi non lontani dalla media generale. L'indice di 24 Ore è sceso da 69,22 del 31 dicembre 1973 a 49,05 del 31 dicembre 1974 con una perdita di circa il 28 per cento. Il massimo è stato toccato il 18 aprile con 83,05 e il minimo il 20 dicembre con 47,72. Già queste quattro cifre sono sufficienti a dare un'idea degli avvenimenti. Nei primi mesi dell'anno, attraverso scambi frenetici, le quotazioni sono notevolmente salite. Era il momento della corsa agli investimenti di ogni genere, nella tema di una rovinosa svalutazione della lira, e delle ultime spericolate scorrerie del Gruppo Sindona e di finanzieri di ogni specie che avevano tentato di raddrizzare le situazioni speculative rimaste a mezz'aria nel luglio 1973 quando, scomparso il governo Andreotti, il ministero capeggiato da Rumor aveva impostato un programma di contenimento e di austerità soprattutto nel settore finanziario. Scoppiata la crisi della Franklin National Bank di New York, controllata da Sindona, e venuti alla luce altri scandali dovuti a errate, gigantesche sptculazioni sui cambi, la Borsa italiana si trovò a corto di fiato e la tendenza si invertì bruscamente. A fine giugno il crollo dell'impero Sindona fece correre al mercato il rischio di un generale dissesto, che fu evitato solo col tentativo di salvataggio della Banca Privata Italiana da parte della Banca d'Italia e del Banco di Roma. Le dimensioni del crack del finanziere messinese si rivelarono però tali da impedire il risanamento della sua banca e la decisione di nominare un commissario straordinario e la messa in liquidazione coatta (equivalente al fallimento) dell'istituto provocarono in settembre altre drammatiche giornate in Borsa con gravissimi ribassi dei titoli della costellazione Sindona, Immobiliare Roma in testa e caduta di altri mini-imperi finanziari sorti nel momento in cui la speculazione dominava il campo. La crisi della Finarco, polmone finanziario di Antonio Pagliarulo, la chiusura per difetto di liquidità del Banco di Milano, controllato da Ugo De Luca, e l'insolvenza della Commissionaria Bresciana Valori della famiglia Ganna per inadempienze della Finarco, furono altri momenti critici che poterono essere superati solo mediante l'intervento diretto e indiretto della Banca d'Italia. Nel frattempo la profonda crisi in cui era precipitata l'Immobiliare Roma fu sistemata con un complesso accordo stipulato fra il Banco di Roma e un gruppo di costruttori romani. In mezzo a tanto marasma è doveroso riconoscere che gli agenti di cambio e gli operatori più vicini al mercato hanno dato prova di competenza ed equilibrio. Fatta eccezione della Bresciana Valori non vi è stato alcun altro dissesto. Dopo una discreta ripresa in ottobre la stretta creditizia e il forte calo delle vendite prenatalizie hanno dato l'ultimo colpo di grazia alla Borsa. Quasi tutti i gruppi che erano ancora in attività e che avevano sostenuto i corsi di molti valori, o almeno arginato la caduta delle quotazioni nei momenti più delicati, si sono praticamente ritirati dal mercato, sia per carenza di mezzi finanziari, sia in attesa di una schiarita congiunturale. I ribassi si sono fatti più insistenti e il 20 dicembre è stato toccato il minimo dell'anno che è anche quello dell'autunno del 1958. Successivamente è stata notata una modesta ripresa, dovuta alla necessità di far segnare a qualche titolo un corso migliore per la fine dell'anno, alle misure adottate il 26 dicembre dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (agevolazioni per l'esportazione, l'edilizia e i lavori pubblici) e soprattutto alla riduzione di un punto (dal 9 all'8 per cento) del tasso di sconto. Dall'esame delle statistiche risulta che l'attività nel 1974 è stata ancora una volta elevatissima. Sono stati trattati 1,22 miliardi di titoli per un valore di 1641 miliardi di lire. Gran parte del lavoro è stato concentrato nei primi mesi dell'anno. In gravissimo calo gli aumenti di capitale andati più o meno felicemente a compimento. Essi hanno totalizzato 105,7 miliardi contro 470,6 miliardi del 1973 (900 miliardi, tenuto conte delle emissioni di obbligazioni convertibili). Renato Cantoni J20 /tafia. New York.. Germania 120. mji—v 0^^. A^S^v^a ,d0 80 V\ \ 80 II Solo V/i Media Dow v-i/V indite Commerzbank - V - - Jones Industr. V *V • • BO 1 l ill i i. i i.l 1 i i i t t i i | i | | 1 1 I i i i i i i i i i i 1 60 - ^f^*\ **ud Africa. Londra.. Francia "60 \^ . \Awv 60 Johannesburg industrial! ~ Ind, Financial ~~Indice Comitato - (Rand Daily Mail) --Times \,--Borsa .r 40 J_i_, 1 I- 1 1 1 1 1 1 1 1 1 i i i i i i i i i i p 1 i i i i . i i . i . i 1 40 J20 Giappone-- Olanda-- Belgio '29. 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