Preti operai: criticata la pastorale del lavoro di Francesco Santini

Preti operai: criticata la pastorale del lavoro Finito il convegno di Modena Preti operai: criticata la pastorale del lavoro Condannato il pellegrinaggio a Roma dei lavoratori cattolici il 1° maggio "organizzato col consenso di partiti e sindacati" (Dal nostro inviato speciale) Modena, fi gennaio. Escono dalla birreria per tornare in fabbrica. Alcuni stringono il pugno, altri, per salutarsi, si baciano. Salgono su utilitarie ben tenute ed il grande piazzale del Val verde, di Serramazzoni, d'improvviso si svuota. Sono i cento preti operai che per 3 giorni, sull'Appennino modenese, si sono interrogati sul ruolo del prete all'interno della classe operaia. Vanno a Torino, a Porto Marghera, nelle acciaierie milanesi; altri sono diretti in Toscana. In venti si fermeranno in Emilia. Prima di lasciarsi hanno approvato un ordine del giorno contro la Pastorale del lavoro che per il Primo Maggio sta organizzando un grande pellegrinaggio di operai cattolici a Roma. «Per garantire una migliore riuscita dell'iniziativa — è detto nel documento — il gruppo nazionale della Pastorale del lavoro ricerca consensi e adesioni tra le organizzazioni operaie, attraverso contatti di vertice». Per i preti operai, iniziative del genere contribuiscono a mantenere viva la confusione fra impegno politico ed impegno ecclesiale; a sottolineare la separazione dei credenti dal resto della classe operaia. Sono, quindi, da condannare. Per primo ha denunciato il progetto Carlo Carlevalis, metalmeccanico a Torino, sindacalista del direttivo provinciale Cisl. Ha detto: «Questo della pastorale è un nuovo carrozzone. Per la grande manifestazione del Primo Maggio si sono riuniti in segreto assieme ai rappresentanti dei sindacati e dei partiti. Vi sono collusioni precise da battere: partiti e sindacati hanno assicurato di lasciare libera la piazza di Roma alla manifestazione cattolica; Questo non ci piace, ci dà fastidio. Ci dobbiamo battere a tutti i livelli, per evitare adesioni: si squalificherebbe il Primo Maggio unitario». Per Carlevalis, il pericolo è che si ridia spazio a tentativi integralistici di far sorgere movimenti confessionali per separare i cristiani dal resto del mondo operaio, per ritardare fra gli operai credenti la maturazione di una coscienza di unità al fine di favorire, sul piano ecclesiale, una manifestazione di grandiosità cui non corrisponde una «realtà di chiesa vissuta nella classe operaia». Per Roberto Berton, che è operaio a Porto Marghera ed è stato professore di filosofia, la Chiesa deve fare una scelta, dire da che parte sta e ricordare che «nulla alla classe operaia importa dei sacri calcinacci dell'Anno Santo». Ai cento preti operai che in questo convegno hanno raccontato cento storie diverse, tutte umane e laceranti, ha risposto un uomo diverso, un vescovo, monsignor Bettazzi. di Ivrea. E' venuto a Serramazzoni a titolo personale. Per parlare ai preti operai ha le carte in regola. C'è chi lo ricorda tra un gruppo di dimostranti a bloccare un'autostrada e chi al processo che ne seguì. Ma è pur sempre un vescovo, rappresenta le gerarchie ecclesiastiche contro le quali i preti operai si battono. Nel prendere la parola ha detto: «Ecco, io sono per voi il nemico di classe, ma, ricordatelo, io sono venuto qui perché credo ancora nella Chiesa, perché voglio imparare qualcosa della vostra esperienza: posso dire soltanto che non è possibile giudicare il movimento operaio se non ci si sta dentro ed io sono qui per imparare». Per Bruno Gandolfi, operaio in una cooperativa di Parma e responsabile della segreteria del convegno, la presenza del vescovo di Ivrea è significativa. Traccia un bilancio dei 3 giorni di studio e dice: «La fede si impregna della ricchezza del mondo operaio: adesso possiamo dire che l'utopia marxista e l'utopia cristiana si sono incontrate e assieme marciano unite nella lotta». Poi avverte: «La nostra fede è la speranza in una classe che sta realizzando qualcosa: noi non abbiamo mitizzato una classe, non ne abbiamo fatto una nuova Chiesa; sappiamo però che Dio entra nella storia, si rivela nell'arrabbiato, nell'emarginato, nel deluso, nello sconfitto». Ed è qui, a suo giudizio, il senso nuovo del prete operaio: «Siamo partiti per evangelizzare, è avvenuto il contrario: siamo stati evangelizzati. Abbiamo trovato Cristo là dove credevamo di doverlo portare, tra la classe operaia». Nelle prossime settimane, la segreteria nazionale pubblicherà gli atti del convegno. Al gruppo di lavoro veneto è stato affidato il tema: «Rendiamo conto della nostra fede». A quello lombardo: «La nostra fede si impregna della ricchezza e delle convinzioni del mondo operaio». «Cristo per 'noi?» è l'argomento della relazione del gruppo toscano; mentre ai preti operai del Piemonte è stato assegnato il compito di analizzare: «Con chi confessiamo la nostra fede». Francesco Santini

Persone citate: Bettazzi, Bruno Gandolfi, Roberto Berton