NOTE DI AGRICOLTURA

NOTE DI AGRICOLTURA NOTE DI AGRICOLTURA La legge sull'Iva ostacola le vendite dirette di carne Le cooperative agricole che cedono al consumo i bovini dei soci non sono esonerate dall'imposta, che poi diffìcilmente possono recuperare - La carne non è considerata un prodotto agricolo A due anni dall'applicazione dell'Iva, si possono indicare alcune incongruenze che la nuova imposta presenta nel settore agricolo. Una delle più gravi riguarda la carne. Alcuni prodotti agricoli, come latte e i suoi derivati, l'uva, il vino, sono soggetti al regime di esonero dal versamento dell'Iva, mentre è esclusa la carne macellata. In sostanza, l'agricoltore o la cooperativa, quando vendono carne macellata, cessano di essere imprenditori agricoli per diventare commercianti. Secondo il legislatore, l'esonero va riconosciuto solo per quei prodotti prettamente agricoli, mentre non può beneficiare della detrazione forfettaria quando «provvede direttamente o tramite cooperativa alla macellazione degli animali della specie bovina, equina, asinina, mulesca, suina, ovina, caprina, e vende le parti tjsì ottenute». Tutto ciò è assurdo, perché la cooperativa gestisce solo il servizio, predispone cioè l'organizzazione del «centro», ma non acquista né vende, quindi non fa commercio. Quella che avviene fra le sue mura è una vendita diretta da parte degli allevatori associati. Lo spaccio della cooperativa non è un negozio, ma un punto di vendita comune a più agricoltori. Del resto, la legge non prevede una licenza di vendita, sia perché l'articolo 45 della legge n. 426 dell'll giugno '71 ne esclude l'applicabilità, sia perché la vendita diretta avviene secondo la legge n. 59 del 9 febbraio '63, per la quale viene richiesta soltanto l'autorizzazione da parte del sindaco. Sui gravi danni che da questa incongruenza derivano agli agricoltori, e soprattutto alle cooperative agricole, s'è tenuto di recente a Torino un convegno, organizzato dal Ciacap, Consorzio cooperative agricole piemontesi. Ha puntualizzato la situazione il direttore, Giovanni Garavello. Fra le iniziative di vendita diretta al consumatore hanno avuto in Piemonte un forte sviluppo gli spacci di carne, che si avvalgono della legge n. 59 del 1963. Dopo alcune difficoltà nella fase di avvio, ! gli spacci hanno poi riscosso l'interesse dei consumatori, sia per la qualità che per il prezzo (mediamente, per i tagli pregiati, è di un terzo inferiore rispetto ai prezzi praticati prima dell'apertura degli spacci). «Questo dimostra — ha detto Garavello — che si può frenare l'aumento del costo della vita sviluppando iniziative di vendita diretta da parte dei produttori, saltando l'intermediazione e svolgendo nello stesso tempo verso le categorie di consumatori più colpite dall'aumento del costo della vita un'azione di interesse generale, che riesca non solo ad evitare un'ulteriore riduzione del patrimonio bovino, ma anche a stabilire le premesse per un prossimo sviluppo». Però c'è il grosso ostacolo dell'Iva. E' diventato quasi impossibile all'agricoltore farsi riconoscere l'imposta al momento della vendita dei propri prodotti, specie se questi sono rappresentati da bovini vivi da carne, che, ai fini dell'Iva, non sono considerati un prodotto agricolo. Ma chi li produce? Chi fatica giorno e notte nella stalla? si è chiesto polemicamente Garavello; «forse i pochi importatori di carne e bestiame, oppure i macellai?». La risposta è ovvia, e la richiesta che è scaturita dal convegno, al quale hanno preso parte alcuni tecnici come il dottor Fontanella, il professor Petrucco e il ragionier D'Ulizia, è che la legge venga modificata al più presto, per non gravare con un ulteriore peso ingiusto il settore della zootecnia, il quale ha già da portare sulle spalle un pesantissimo fardello. In particolare, le richieste avanzate nel convegno sono queste: 1) considerare la carne come prodotto agricolo a tutti gli effetti, anche quando viene venduta da gruppi di agricoltori riuniti in cooperative; 2) non tassare separatamente il servizio di spaccio, qualunque sia la forma giuridica prescelta; 3) considerare l'attività di queste iniziative come essenzialmente agricola a tutti gli effetti (fiscali, tributari, burocratico - amministrativi). Infine è stato chiesto di generalizzare l'obbligo di fatturazione dei prodotti agricoli, indipendentemente dal volume di affari dell'azienda agricola, per evitare che il regime di esonero si traduca in un'evasione fiscale a danno dei produttori agricoli minori, con conseguenti speculazioni, e disparità di trattamento, che porta a un indebolimento del potere contrattuale degli agricoltori. Livio Burato

Persone citate: Fontanella, Garavello, Giovanni Garavello, Livio Burato, Petrucco

Luoghi citati: Piemonte, Torino