Buoni segni di ripresa nei conti con l'estero di Giulio Mazzocchi

Buoni segni di ripresa nei conti con l'estero deficit è diminuito più del previsto Buoni segni di ripresa nei conti con l'estero Capovolta alla fine del '74 la tendenza a un progressivo indebitamento: la bilancia dei pagamenti economica ha registrato un disavanzo inferiore di circa 300 miliardi alle previsioni - Ma Carli ammonisce: "Una forte recessione è in atto. Gli italiani sentiranno gli effetti della crisi proprio quando questa sta forse per essere superata" Roma, 4 gennaio. Nel 1974 l'Italia ha raggiunto e migliorato quegli obiettivi di risanamento dei suoi conti con l'estero che Banca d'Italia e Fondo monetario avevano convenuto in febbraio, dopo la quadruplicazione dei prezzi petroliferi e di altre materie prime. La bilancia dei pagamenti economica con l'estero, che secondo la previsione avrebbe dovuto segnare per l'intero '74 un passivo di 5300 miliardi di lire, segna invece un passivo che le cifre ufficiali (ancora in elaborazione) faranno oscillare tra 4900 e 5 mila miliardi. Difatti in novembre, secon- o o n r e , l fdo una primissima stima, il deficit valutario sarebbe stato di pochissimo inferiore al deficit del commercio che ne è una componente. Nel mese, informa oggi l'Istat, il deficit commerciale è ammontato a 372 miliardi, la più bassa cifra dopo il novembre '73. In dicembre — poiché risulta esatta la cifra ricavata dall'intervista del primo gennaio del governatore Carli — il deficit valutario ha oscillato appena sui 50 miliardi: risultato eccezionale, perché non influenzato da prestiti compensativi. Il raggiungimento degli obiettivi annuali del '74 era iniziato tra giugno e settembre e si è poi verificato con violenza, in dicembre, non appena risolta la crisi politica e superata la conseguente crisi di sfiducia degli operatori. Ma già in novembre, tutti gli scambi commerciali non petroliferi dell'Italia col resto del mondo sono stati attivi per 31 miliardi: ciò che (a prescindere dal mese di agosto) non si verificava più da anni. Lo scambio petrolifero è stato passivo nella misura che a lungo ancora sarà « normale » di 403 miliardi. In novembre però la crisi politica ha provocato uscite di capitali (sia pure inferiori a quelle di ottobre: apertura « al buio » della crisi di governo). Tali uscite sembrano essere state poco più che compensate da tutti gli altri movimenti (noli, turismo, rimesse di emigranti). In dicembre poi il deficit valutario di 50 miliardi sembra essere dovuto a un attivo commerciale ancora più consistente che in novembre e a un cospicuo afflusso di crediti commerciali dall'estero e a un discreto rientro I di capitali. Tali movimenti positivi, insieme con le altre voci minori, hanno quasi compensato sia il deficit petrolifero del mese che le uscite di capitali verso l'estero autorizzate dalla Banca d'Italia o dipendenti da accordi di governo. ^?L^imesìr® J!na!? ^del -I4 !(ottobre-dicembre) si è quindi conseguito un attivo del commercio internazionale italiano non petrolifero, un attivo nel movimento dei capitali, certamente il pareggio e anche più di tutte le altre veci. L'Italia entra dunque nel '75 con un ritmo di raggiustamento più accelerato persino di quello voluto. Questa « accelerazione » — va però detto subito — è un motivo di allarme, lanciato già tre settimane fa dal ministro del Bilancio Andreotti in Parlamento, ripetuto oggi da Carli alla « lettera finanziaria dell'Espresso », con questi termini: « Una forte recessione è in atto. Possiamo durare a lungo? ». « Gli effetti negativi non si sono ancora interamente dispiegati ». Nel primo trimestre del '75 « gli italiani sentiranno gli effetti della crisi sulla loro carne viva proprio nel momento in cui la crisi sta forse per essere superata ». L'allarme che viene da Andreotti e Carli nel momento del successo è più chiaro se si confrontano gli obiettivi del febbraio scorso con i ri- sultati di fine anno. Carli pensava in febbraio a vendite petrolifere all'estero per 2100 miliardi e ad acquisti per 6500 miliardi, con un deficit di 4400: la recessione anche tedesca ha vanificato il primo obiettivo, il « piano petrolifero » di Giolitti solo in parte ha migliorato l'esborso, perché è mancato poi il voluto razionamento del gasolio. Il '74 si chiude comunque con un deficit petrolifero non superiore a 4600 miliardi. C'era anche l'obiettivo di comprare all'estero per «soli» 17 mila miliardi scarsi nel settore non petrolifero e vendere per 15.600. Nella prima parte dell'anno scorso l'aspettativa inflazionistica ha mostruosamente dilatato le importazioni non petrolifere (oltre 20 mila miliardi già a fine novembre). Carli infatti poneva la condizione di stabilità e fermezza di governo, che mancò. Grazie però a un forte aumento di esportazioni il '74 chiude con un deficit commerciale non petrolifero di oltre 1800 miliardi contro l'obiettivo di 1300 (tra questa voce e quella petrolifera il deficit finale supera « solo » di circa 7-800 miliardi quello previsto). Ma a tale risultato finale, quasi in linea con una previsione contrastata dalle politiche recessive Usa e tedesca e dai loro contenuti acquisti esteri, si è Giulio Mazzocchi (Continua a pagina 2 in ottava colonna) Bilancia commerciale deficit mese per mese (La prima cifra rappresenta il totale, quella tra parentesi indica il deficit senza considerare l'interscambio dei prodotti petroliferi) Miliardi di lire -490 (—291) -714 (—307) -751 (—338) -815 (—365) -574 (—229) -597 (— 140) -586 (—118) — 522 (+ 56) -591 (—146) -513(— 35) — 372 ( + 34) Anno 1974 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre * • Calcoli non ancora eseguiti.

Persone citate: Andreotti, Carli, Giolitti

Luoghi citati: Italia, Roma, Usa