II capitale italiano e le multinazionali di Giulio Mazzocchi
II capitale italiano e le multinazionali Un'indagine della Banca d'Italia II capitale italiano e le multinazionali Quattrocento le nostre partecipazioni dirette e altrettante le indirette Investiti a fine '73 1682 miliardi, con un fatturato di 3021 miliardi Oltre 200 mila posti di lavoro creati nei Paesi in via di sviluppo Roma, 3 gennaio. Anche il capitale italiano ha creato società multinazionali: notizie in proposito sono rivelate dalla Banca d'Italia, in uno studio redatto da un suo funzionario, Antonello Biagioli, dopo un'indagine diretta. Si tratta d'uno studio con pochissimi precedenti internazionali. Per società «multinazionali» la Banca d'Italia indica quelle società italiane che, trasferendo proprio capitale, hanno creato all'estero società finanziarie o «holding». La Banca d'Italia ha individuato trenta «multinazionali» italiane ed è riuscita a esaminare l'attività di 20 di esse. Queste hanno creato all'estero (partendo dal dopoguerra, ma intensificando l'attività tra il 1968 e il '73) ben 391 partecipazioni dirette e 404 partecipazioni indirette. Queste ultime sono Quelle acquisite da consociate, società finanziarie e holding create all'estero. Per esattezza le holding italiane all'estero sono così collocate: 26 in Svizzera e Lussemburgo, 3 negli altri Paesi industriali e 3 in quelli in via di sviluppo. Le finanziarie: 46 in Svizzera e Lussemburgo, 19 nei Paesi industriali e 14 negli altri. Il capitale multinazionale italiano ha creato direttamente 55 società in Svizzera e Lussemburgo, 161 nei Paesi industriali e 175 in quelli in via di sviluppo. In totale il capitale multinazionale italiano ha investito all'estero 1244 miliardi a fine '71, saliti a 1682 a fine '73. Alla fine del '71 la capitalizzazione aveva creato 300 mila posti di lavoro e dato luogo a un fatturato di 2369 miliardi, salito l'anno dopo a 3021 miliardi. A un primo esame può sembrare negativo, data la situazione di larga disoccupazione esistente in Italia, aver creato all'estero un numero di posti di lavoro pari al 2 per cento di quelli esistenti in Italia. Ma questa mole dì lavoro era pagata, nel '71, con appena 366 miliardi. La verità è che le multinazionali italiane hanno creato posti di lavoro soprattutto nei Paesi in via di sviluppo (211 mila 500), che costano la stessa cifra dei 78 mila creati nei Paesi industriali. Le multinazionali italiane, cioè, s'espandono soprattutto nei Paesi in via di sviluppo (dove i salari sono bassi). Scarsi sono poi i rapporti economici tra società multinazionali «madri» e loro creazioni all'estero: pochi i prodotti ottenuti all'estero importati in Italia (250 miliardi) e pochi quelli ceduti dalle «multinazionali» italiane alle proprie creature estere (360 miliardi). Quali le motivazioni, dunque, dell'espansione multinazionale italiana? Lo studio della Banca d'Italia non dà una precisa risposta, ma resta escluso, ed è già un elemento utile di conoscenza, che si creino attività all'estero per risparmiare sulla manodopera italiana (importando componenti di minor costo) o per espandervi vendite di prodotti fabbricati in Italia. E' pure escluso che lo sviluppo multinazionale del nostro capitale rechi danno alla nostra bilancia valutaria con l'estero: le imprese create all'estero mostrano infatti di svilupparsi soprattutto mediante autofinanziamento o mediante acquisizione di prestiti o compartecipazioni locali. Si sa, da recenti avvenimenti, che talvolta società italiane vengono acquistate da un capitale estero che in origine era capitale italiano trasferitosi all'estero. Ma ciò può avvenire mediante «multinazionali» collocatesi in Lussemburgo o Svizzera e simili. I Paesi in via di sviluppo, invece, limitano estremamente la riesportazìone nel Paese «madre» di capitali entrati nel proprio Paese o degli utili che essi vi producono. Così può essere che l'Italia vada creando sue aziende in Paesi in via di sviluppo per utilizzare brevetti, esperienza, personale, macchinari non ulteriormente utilizzabili in Italia. Un dato positivo, se così è, per il nostro Paese, oltre che per quelli in via di svihippo. Giulio Mazzocchi
Persone citate: Antonello Biagioli
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