I genitori delegati di Stefano Reggiani

I genitori delegati FANTACRONACHE I genitori delegati Si possono avere opinioni diverse sui decreti delegati che cercano di rinnovare la scuola chiamando anche i genitori corresponsabili del suo buon governo. Si può lecitamente credere che sia stato compiuto un decisivo passo avanti verso scuole più moderne e democratiche, aperte al contributo del mondo, dove prima crano chiuse in un'antica catalessi. Si può sospettare, all'opposto, che la riforma sia uno sforzo velleitario e fumoso, intrapreso per contrastare e controllare le spinte dal basso, per racchiudere le proteste in tanti scatolini ben catalogati e difficilmente utili. Certo, le opinioni contrastanti sono comprensibili: e le abbiamo viste incarnate nelle parti direttamente in causa, i sindacati degli insegnanti (che sperano in un reale rinnovamento), i gruppi studenteschi (che non ci credono). I giudizi politici, le scelle lattiche fanno parte di una dialettica naturale. Ma forse i famosi decreti, se ne parliamo qui, contengono anche un segno d'allarme che è sfuggito alla buona fede dei contendenti. Si sa, gli insegnanti sono persone d'onore; anche un pochino distraiti, sui panorami cxtrascolastici. Secondo un nostro lettore, celibe e ipocondriaco, i decreti delegati nascondono un pericolo che si può chiamare per frivolezza del « mammismo istituzionale ». Finora la devozione mammistica («Son tulle belle le mamme del mondo ») e l'attenuante parentale (« Eccellenza, tengo famiglia») erano rimaste confinate al costume italiano; con i decreti delegati entrerebbero, in un modo subdolo, nella legge e nell'obbligo. Finora fra i corpi separati dello Stato i genitori non erano catalogati, bastando i servizi segreti e l'esercito; ma d'ora in avanti anche questa categoria, che non si credeva inquadrabile per legge, diventa una corporazione. La breccia aperta dai decreti sarà inevitabilmente allargata per dare un reale potere ai babbi e alle mamme; la creazione di un ruolo imporrà, come vuole un principio sociologico, anche la formazione di una gerarchia e di una carriera. E' come se il governo, illanguidito e sentimentalizzato, avesse detto: « A questo punto non ci resta che sperare nelle mamme di famiglia, nei buoni padri, che del resto, nel diritto romano, erano il simbolo e la misura dell'equità ». Dalla nuova prospettiva i decreti non sarebbero che una prova, goffa e mascherata di efficienza, di una regressione all'infanzia, che ci sembra oggi un modo immaginoso, felliniano, di sfuggire alla crisi economica e politica. Appena i politici si accorgeranno che i genitori costituiscono la forza più numerosa del paese, la parte più ampia e interclassista della nazione, cercheranno di scaricare sulle loro spalle il peso di ogni scelta. Ci riusciranno? E' difficile dirlo, perché adesso madri e padri appaiono disorientati e disuniti. Prima di raggiungere la riluttante presa del potere ci saranno, comunque, scene come quella che riportiamo. Pcrtini — scampanellando per richiamare i deputali all'ordine —: « Allora, vorrei aprire i lavori della Camera. Oggi dovrebbe tenere la relazione sulla ri/orma universitaria la mamma di Malfatti. E' arrivata? » (Brusii, inquietudine, la signora non c'è). Una voce dell'opposizione: « Passiamo al secondo punto all'ordine del giorno ». Pertini (schiarendosi la voce): « Va bene. Aumento del soldo ai militari. La parola è al babbo di Forlani. Lui almeno è venuto? ». (I commessi si danno da fare, ma senza risultato). Un deputato della destra (oltraggioso): «Se provassimo con le zie. Longanesi diceva che le vecchie zie ci salveranno... ». Pertini (irritalo): « Siamo seri. Immagino che neppure i genitori di Bisagliu siano arrivati dal Veneto. Viri è in crisi, i suoi bilanci sono deficitari, si discute persino sul concetto delle partecipazioni pubbliche, ma i genitori di Bisaglia non se ne danno per inteso. Io vorrei fare un discorso affettuoso non solo ai genitori dei deputati e dei ministri, ma a tutti i genitori d'Italia. Partecipale, prendete le vostre responsabilità. Noi abbiamo votato una legge costituzionale che rende obbligatorio il parere dei babbi e delle mamme su tutte le decisioni governative, e loro, benedetti, traccheggiano. Noi abbiamo riformalo lo Slato per far posto alla loro categorìa, ed essi rispondono con l'inerzia e con l'assenteismo. In chi bisogna avere fiducia, allora, se anche le mamme, le care mamme d'Italia, mancano all'appello? ». Può darsi che i figli, a quel punto, riacquistino il senso della propria autonomia (come noi ci auguriamo); può darsi che continui il mammismo istituzionale. I ragazzi più cinici, che annusano i tempi, stanno fin da adesso studiando da genitori: non è neppure una disciplina spiacevole, quanto ai mezzi e agli esercizi per essere diplomali. Stefano Reggiani g

Persone citate: Bisaglia, Forlani, Longanesi, Malfatti, Pertini

Luoghi citati: Italia, Veneto