Tutta arte

Tutta arte LEGGERE E GUARDARE Tutta arte Rivive il miracolo del gran Leonardo Leonardo da Vinci: « Scritti letterari ». Ed. Rizzoli, pagine 280, lire 1500. « Leonardo »: Ed. Mondadori, pag. 319, lire 15.000. Carlo L. Ragghiatiti: «Arte, fare e vedere », Ed. Vallecchi, pag. 220, L. 13.000. Giampiero Cuppini: « I palazzi senatorii di Bologna», Ed. Zanichelli, pag. 328, lire 32.000. A. Busignani, R. Bencini: *: Le chiese di Firenze », Ed. Sansoni, pag. 272, lire 25.000. Filippo Coarelli: « Guida archeologica di Roma », Ed. Mondadori, pag. 357, lire 5000. Luciano Zeppegno: «Guida al Rinascimento in Italia», Ed. Mondadori, pag. 334, lire 7000. Era un grande atlante filologico, un fascio di schede, un portolano di esperienze, era il primo a parlare da dentro il mestiere solo a gente del mestiere; un parlare tra sé che è un parlare tra meccanici. E voleva verificare la teoria sulla pratica, e proseguiva da questa. Abbiamo, di Leonardo, come l'impressione di un andare continuo, di un incessante movimento. Precursore di tutto, profeta della ricerca, cnn Machiavelli è forse il solo che inventa anche una propria lingua funzionale, la lingua di bottega, del tecnico. Gli altri scrivono bene, in quegli anni. Loro due soprattutto pensano bene, chiaramente, precisi. Leonardo condensa una favola in venti righe, una visione in due, una invenzione in uno schizzo; non è stenografia, è che non occor- reva di più per andare da una cosa all'altra, da un pensiero al seguente (e li lascerà difatti apparentemente slegati, « un racolto sanza ordine », come i cartigli di Pascal). Non è un grande pensatore, e non perché meditava cose concrete: oggetti, pesi, volumi, materiali, acque e venti, corpi. La sottilità, il pensiero puro sono invece nella sua pittura: distingueva insomma tra modalità « possibili » e modalità « elettive ». Umanista-antiumanista, autodidatta-prezioso, trattatista-antitrattatista, eccolo negli scritti editi da Rizzoli, e nei saggi di vari studiosi radunati come un « dizionario di Leonardo » da Mondadori. L'anno è il suo, dopo la riscoperta di due manoscritti dimenticati nella Nazionale di Madrid. Il linguaggio difficile del mestiere anche nell'ultimo libro di Carlo Ludovico Ragghìanti, il modo di ricercare piuttosto (apparentemente) che una specifica ricerca. Un museo in concreto, non certo immaginario; e se Marangoni ci diede tanti anni fa un limpidissimo Saper Vedere, Ragghianti presenta finalmente organico un suo complesso, tecnicissimo Saper Leggere. Degas si chiedeva se la pittura era fatta per essere mostrata al pubblico: « si lavora per due o tre amici viventi, per altri che non si conoscono o sono morti ». Il fatto è che « la coscienza critica dei fenomeni artistici nei loro reali termini costitutivi», dice il libro, richiede una esperienza ed un metodo piuttosto da « linguista » che da « storico » delle arti figurative. Percepire un'opera d'arte, insomma, può essere possibile solo « attraverso un percorso che coincida il più possibile con il fare, cioè con la storia dell'opera ». La visione o la lettura sono possibili solo se continuamente arricchite da una sempre più fitta e complessa capacità di percorrere le strutture linguistiche. Il titolo un po' astruso del libro vuol dunque dire, in realtà: « Saper Vedere il Fare » e la esemplificazione è continua; la apparente difficoltà del testo è dovuta proprio a questo restar sempre al concreto della lettura. Ma la lettura può anche essere direttamente sociologica, e non solo come intenzione dichiarata, quanto perché ci si. occupa per la prima volta di material'' fino ad oggi sepolti. E' un filone che riprende, modernamente, gli studi di storia locale del secolo scorso: generalmente finiti, ahimè, nei restauri accademici, nelle falsificazioni patrie-ufficiali. Il tema è Bologna, coi suoi palazzi: tra '500 e '700 cinquanta famiglie senatorie esercitano il predominio in una città ristretta dalla recessione - economica. Ne risulta la « cucitura » di una serie di grandi palazzi su una realtà urbana previa che viene « scucita » dagli architetti, in un rituale continuamente elaborato dal potere, fino alla degradazione finale di tutto il sistema. Anni fa l'autore, Giampiero Cuppini, aveva compiuto lo stesso lavoro di catalogazione storico-critica per le ville che le grandi famiglie bolognesi avevano nella campagna. Stavolta sono a fuoco le case-madri, allineate giusto sulle strade che dalla città portavano ai rispettivi feudi. Il « cantiere » apre con la demolizione del palazzo dei Bentivoglio: quando chiude, due secoli dopo, è davvero finito tutto. Schedatura a formare elementi di una storia unitaria, infine, anche quella di Busignani e Bencini (testi e fotografie) nelle Chiese di Firenze. Edifici-chiese e chiese-musei: la distinzione non è chiara, ma il panorama della Firenze d'Oltrarno è preciso ed affettuoso, il traliccio del discorso si completa di scheda in scheda di riferimenti e rimandi. E' una Guida, se si vuole: come quella di Coarelli alla archeologia di Roma e come l'itinerario — con una lunga introduzione dì Eugenio Battisti — che Zeppegno ha organizzato seguendo il Rinascimento dal Nord al Sud d'Italia. Claudio Savonuzzì A causa delle agitazioni per li rinnovo del contratto di lavoro, oggi le « Cronache del libri » escono, ridotte, in terza pagina. Leonardo: Io sci nautico, dal Codice Atlantico