Maggioranza alla prova di Luca Giurato

Maggioranza alla prova Maggioranza alla prova Roma, 2 gennaio. L'incontro governo-sindacati per le pensioni, terminato nella notte con esito « interlocutorio » per la complessità dei problemi da affrontare, conferma un'impressione già emersa nei giorni scorsi: il nervosismo e la politicizzazione estrema con cui sono seguiti tutti gli avvenimenti nei quali è impegnato il ministero Moro. Non c'è bisogno di andare molto indietro nel tempo; basta citare gli ultimi tre fatti di rilievo. Il ministro dell'Interno, Gui, riceve i generali dimissionari, per ascoltare le loro ragioni, prima di accordare il congedo. Reazioni immediate, e forse un po' intempestive, di quasi tutti i gruppi politici; l'ex segretario del psi Mancini accusa Gui di « cedimenti », che i fatti hanno subito smentito. Moro, in un articolo di fine d'anno che ormai è quasi una tradizione per i presidenti del Consiglio, afferma che la ripresa italiana potrà avviarsi già nella seconda metà del '75, a condizione, però, che tutte le categorie sociali accettino «una temporanea flessione, di dimensioni non drammatiche, nei livelli di benessere raggiunto ». L'Avanti! replica immediatamente con un attacco, precisando che le affermazioni del premier sono « più riduttive di Quelle rese in Parlamento », perché «ricalcano in modo tutto sommato abbastanza piatto vecchie teorie già abbondantemente bruciate al fuoco delle concrete esperienze ». Terzo avvenimento: le pensioni. L'ora tarda in cui l'incontro si è concluso non permette di registrare reazioni; ma «l'atmosfera» in cui è stato annunciato e seguito è apparsa subito chiara. « La trattativa con il ministro del Lavoro si svolge in clima non facile » scrive, non a caso, l'Unità di stamane. Secondo la federazione Cgil-Cisl-Uil, il governo si « muove in direzione di un contenimento indiscriminato della domanda globale, e, quindi, in termini sostanzialmente recessivi », In realtà, la linea del governo, almeno per quanto riguarda i « nodi » delle pensioni e del salario garantito, i primi da sciogliere all'inizio di quest'anno diffìcile, è ancora tutta da «verificare». Alcune delle ragioni, sia pure in sintesi data « l'urgenza dell'ora », ce le ha spiegate stasera il ministro del Lavoro, Toros, poco prima dell'incontro con i sindacati: « Conosciamo le richieste ma, dopo l'incontro, la prima cosa da fare è ufficializzarle definitivamente. Quindi, appena esaminato con i sindacati il "metodo" della trattativa, vorrei ascoltare, sia sulle pensioni, sia sul salario garantito, l'opinione degli imprenditori e di tutte le altre categorie interessate ». Pensioni e salario insieme? « Sì. Questa è la mia intenzione ». Qual è l'aspetto della questione che, per ora, lo preoccupa di più? E' esatta la cifra di 600 miliardi di differenza tra i calcoli del governo e dei sindacati per le nuove pensioni? « Secondo i nostri calcoli, spiega Toros contornato dal suo assistentstaff, nel corridoio davanti alla sala della riunione, la differenza è molto più forte, a tutto svantaggio delle casse dello Stato. Nell'ipotesi di un aumento di 15 mila lire per tutte le pensioni al di sotto delle 100 mila lire, come chiedono i sindacati, la spesa in più sarebbe di circa 1300 miliardi ». Esclusi gli scatti, già in vigore, per la scala mobile? « Esclusi, naturalmente. E' per questo che le richieste dei sindacati devono essere chiare, ed è anche per questo che torneremo a incontrarci ». Le cifre esatte delle valutazioni sui costi sono state fornite dal « portavoce » del ministro subito dopo l'inizio della riunione. Le riferiamo nei dettagli in altra parte del giornale: ricordiamo soltanto che (sempre nell'ipotesi di un aumento globale di 15 mila lire) tra nuovi costi (1335 miliardi) e «scala mobile» già preventivata (879) si raggiunge la cifra di 2214 miliardi. Toros è sembrato preoccupato, ma fiducioso nella possibilità di raggiungere un'in¬ tesa onorevole per entrambe le parti. I fatti, in un futuro immedito verificheranno questa impressione; di certo, al neoministro non mancano né l'abilità né l'esperienza (tra l'altro, fu sottosegretario al Lavoro durante tutto « l'autunno caldo» del '68). Il « dialogo » governo-sindacati è destinato comunque a caratterizzare la ripresa politica. E' al centro, anche oggi, degli interventi di numerosi esponenti politici di ogni gruppo. « E' incontrovertibile — scrive il ministro del Bilancio, Andreotti, su Concretezza —, che nessuno sfugge ad una pai-te di responsabilità, neanche le opposizioni parlamentari e le forze sociali (come da qualche tempo si chiamano i sindacati). E' peraltro vero che più di tutti e prima degli altri debbono darsi conto della situazione quanti, gruppi e persone, hanno avuto ruoli di maggioranza e di conduzione polìtica ». Secondo Andreotti « sarebbe delittuoso », dopo l'esperienza poco felice della politica di programmazione, far derivare « una sfiducia globale per ogni programmazione ». Luca Giurato

Persone citate: Andreotti, Gui, Mancini, Moro, Toros

Luoghi citati: Roma