Buona notizia sui prezzi di Francesco Forte

Buona notizia sui prezzi Buona notizia sui prezzi Quelli all'ingrosso da qualche mese hanno rallentato la corsa al rialzo - Ma quelli al minuto non possono per ora essere frenati, per le industrie sembra molto vicino il rischio del ristagno Fra le tante notizie economiche sgradevoli, che si sono dovute commentare, soprattutto nell'ultima parte del 1974, fa piacere potere cominciare il 1975 con una positiva: l'aumento dei prezzi all'ingrosso nel mese di novembre scorso è stato soltanto dello 0,3 per cento, rispetto al mese precedente. E' un aumento che, riportato a base annua, comporta un rincaro inferiore al 4 per cento: qualcosa, dunque, di ben diverso dalla inflazione a cui ci eravamo dovuti abituare nel 1973 e nel 1974. Questo lieve aumento, poi, è il risultato di andamenti diversi: le derrate agricole (anche per la ovvia influenza del fattore stagionale) hanno subito un rincaro dell'I,7 per cento mentre il resto dei beni (materie prime, semilavorati e prodotti industriali) ha registrato una sostanziale stabilità. Sintomi di rallentamento nei prezzi all'ingrosso si erano già ioo a l uo è ne. o n: ra3 une ne) o eeaaei à avuti in settembre quando l'aumento era stato dell'I,4 per cento (in giugno, luglio e agosto si erano avuti aumenti mensili del 2 per cento) e poi in ottobre quando esso si era abbassato ulteriormente all'I,1 per cento (pari a una media annua di aumento del 14 per cento circa). Come si nota la decelerazione dell'aumento è ancora maggiore nel novembre. Quali sono le cause di questa decelerazione, così pronunziata? Essenzialmente tre, una di ordine intemazionale e due di natura interna. Quella internazionale è costituita dalla tendenza di molle materie prime alla stabilità delle quotazioni e, talvolta, anche al ribasso: in parte per effetto della congiuntura mondiale fiacca (o recessiva) e in parte come conseguenza del precedente periodo rialzista, che aveva portato tali quotazioni su livelli molto alti, Le due cause interne sono rispettivamente la minore dina¬ r i i a 1 a r a è . ea e re e, n ninlli i, o a¬ mica dei costi del lavoro, che si sono accresciuti ancora, nell'ultimo periodo, ma a ritmo attenuato e spesso in misura inferiore al deprezzamento della moneta; e soprattutto la caduta della domanda sul mercato, che ha portato le imprese a farsi concorrenza nei prezzi, portandoli anche al di sotto dei costi complessivi e in certi casi al livello dei soli costi variabili (e persino al di sotto di questi!) per forzare le vendite: operazione, questa, resa difficoltosa dal fatto che molti clienti avevano accumulato vistose scorte e, dato il caro-denaro e i bassi ordinativi, stavano e stanno utilizzando queste, anziché compiere nuovi acquisti. In un periodo di espansione della spirale inflazionistica, le imprese possono talora usufruire di rendite differenziali, derivanti da sfasamenti fra i costi di acquisto e i prezzi di vendita, dovuti al fatto che i secondi salgono più rapidamente dei primi e al fatto che il magazzino, acquistato ai vecchi prezzi, viene valorizzato ai nuovi. Ma in un periodo di decelerazione della spirale inflazionistica, le imprese subiscono oneri, per effetto di uno sfasamento opposto: i loro prezzi di vendita cedono, mentre ancora debbono fronteggiare certi costi che sono aumentati. Ed inoltre, acI compagnandosi tale decelerazione di prezzi con la riduzione nelle vendite, le imprese debbono distribuire i costi fissi su una minor produzione, quindi hanno costi unitari più alti. In sostanza. la frenata dei prezzi industriali del novembre vuol dire che i bilanci di molte imprese sono in rosso: e che nuove difficoltà si aggiungono, a quelle che già si erano svi- Francesco Forte (Continua a pagina 2 in settima colonna)