Scelta borghese

Scelta borghese SVEZIA, DOPO LE ELEZIONI Scelta borghese Intervista di EUROPA con Thorbjòrn Faelldin, il primo ministro che è succeduto a Palme - Un obiettivo: decentrare A due mesi dì disianza dall'inaspettata vittoria nelle elezioni politiche, il nuovo primo ministro svedese Thorbjòrn Faelldin traccia un panorama dei programmi più immediati e a lunga scadenza del suo governo di coalizione borghese succeduto a quello socialdemocratico di Olof Palme. L'intervista per EUROPA è stata concessa a Stoccolma a Herbert Kremp. EUROPA - Dopo 44 anni di prevalenza socialdemocratica, governa oggi in Svezia una coalizione borghese. E' forse cominciata una nuova era della storia sociale del vostro Paese? Quali sarebbero i principali cambiamenti? FAELLDIN — // nuovo governo svedese penserà a migliorare più che a cambiare le cose. Dietro l'assicurazione sociale c'è la maggioranza popolare, ma per l'assicurazione per la rendita vitalizia si è spesso dovuto lare pressione sulla vecchia amministrazione per ottenere che le opportune riforme avanzassero speditamente. Per ciò che riguarda la successiva elaborazione della politica della famiglia c'è assoluta identità di intenti. EUROPA — Gli svedesi, con il loro voto, hanno pensato di premiare il suo programma, più scevro di burocrazia e collettivismo. In che modo pensa di soddisfare questa scelta? FAELLDIN — Cercheremo di rafforzare l'influenza del popolo sulla vita lavorativa, su quella dei comuni e delle province. Il nostro programma si chiama decentralizzazione. Nella dichiarazione programmatica abbiamo detto che non ci avrebbe spaventato la divisione di un comune se ciò fosse risultato necessario dopo un'accurata analisi dei problemi relativi e con l'accordo degli interessati. Anche il lavoro del governo provinciale (Landsting) era stato sempre fortemente influenzato dal governo centrale di Stoccolma. I capi di governo sono sempre stati imposti dall'alto e anche le varie amministrazioni rispecchiavano nella struttura gli indirizzi governativi. Per il futuro la composizione delle amministrazioni dovrà rispecchiare i risultati emersi dalle elezioni regionali per le assemblee provinciali. EUROPA — Tra tutte le nazioni europee la Svezia sembra voler costruire la più rigorosa cogestione aziendale. In principio di quest'anno, anche con la sua approvazione, è stata varata una legge quadro sulla cogestione che praticamente mette nelle mani delle organizzazioni aziendali le principali funzioni direttive imprenditoriali. FAELLDIN — // nuovo governo si attiene a questa legge. Secondo il nostro pensiero gli impiegati di un'azienda meritano di esercitare un maggior influsso sulla genesi di una vita in funzione del lavoro. E soprattutto sulla politica occupazionale e sulle disposizioni tecniche relative ad ogni tipo di lavoro. Si tratta, come lei afferma, di una legge quadro che impegna i rispettivi "partners" (datore di lavoro e operaio) a trattare collettivamente ogni particolare della cogestione. EUROPA — Lei ha affermato, nella sua dichiarazione programmatica, di voler combattere la tendenza della società svedese alla concentrazione del potere economico. Non pensa di giungere così automaticamente ad un conflitto con i potenti sindacati che in Svezia accampano grandi pretese di autorità? FAELLDIN — Non credo che il nostro programma di decentralizzazione debba necessariamente portare ad un conflitto con i sindacati; infatti, anche da parte loro, si fa sempre più sensibile la tendenza ad estendere la -cogestione, coinvolgendo anche i problemi della vita lavorativa fino alle associazioni sindacali locali. Per il resto i nostri sindacati sono dell'avviso che non sia opportuno invadere le competenze del governo. Come del resto è d'uso in Svezia, anche il progetto di legge riguardante la cogestione era stato approvato pure dai sindacati prima di essere licenziato dalle varie organizzazioni. EUROPA — Nella scelta elettorale degli svedesi ha giocato un ruolo notevole il cosiddetto « piano Meidner » relativo ai sindacati. Secondo questo piano tutte le imprese con più di 50 dipendenti dovrebbero devolvere un quinto dei guadagni annuali ad un fondo per i lavoratori sotto forma di certificato di partecipazione. Il fondo dovrebbe essere amministrato dal sindacato. Il singolo lavoratore non avrebbe quindi diritto di esazione nei confronti del fondo non avendo i certificati alcuna scadenza. Questo progetto verrà portato avanti? FAELLDIN — // mio governo si è dissociato in modo chiaro da questo progetto. Il sistema "Meidner" significherebbe una centralizzazione e una concentrazione di potere in mano ai sindacati. In contrasto con ciò noi siamo dell'idea che i salariati svedesi debbano essere singolarmente coscienti delta loro crescita patrimoniale. In questo campo stiamo continuando il lavoro intensivo tendente ad organizzare la suddivisione del patrimonio secondo la nostra concezione di decentralizzazione. EUROPA — Ciò significa che ogni singolo lavoratore potrebbe disporre totalmente della parte di guadagno che gli compete? FAELLDIN — La parola «guadagno» in questo contesto non mi è molto gradita. Se si dovesse subordinare la suddivisione del patrimonio ai guadagni reali, allora quei lavoratori che sono impegnati per esempio nel settore pubblico o in campi in cui il guadagno non è l'obiettivo primario dovrebbero tirare la cinghia. Per questo motivo ab- biamo incaricato una commissione di ricerca di stabilire come si possa evitare una suddivisione classista delle forze lavorative svedesi. EUROPA — In Svezia, seconda in ciò solo agli Stati Uniti, vengono corrisposti i più alti salari: nel 1975 e nel 1976 i costi della manodopera sono cresciuti del 20 per cento. L'economia svedese è in grado di sopportare simili incrementi? FAELLDIN — L'aumento di costi del lavoro in Svezia è sempre condizionato dallo sviluppo produttivo. E tutti sanno che è necessario che ci sia una correlazione diretta tra questi due fattori economici. EUROPA — A ciò si aggiunge però il carico non indifferente di un sistema sociale estremamente gravoso... FAELLDIN — // sistema sociale che abbiamo creato non pone gravami insostenibili. D'altra parte nel campo dell'assicurazione sociale ci sono sempre state degenerazioni ed è facile trovarle in qualsiasi sistema analogo. Anzi qui c'è una complicazione: quando si vuole tentare di contrastare un abuso ci si scontra con le panie burocratiche. In sostanza però è chiaro che dobbiamo produrre più di ciò che consumiamo. Nei prossimi anni prenderemo i provvedimenti adeguati in tal senso. EUROPA — Volendo attenuare le tendenze inflazionistiche, non volendo quindi vivere al di sopra delle proprie possibilità, dovrà appellarsi ai sindacati per limitare le richieste salariali e retribuzionali. Un governo borghese è nelle condizioni di sensibilizzare i sindacati in tal senso? FAELLDIN — Nel corso dell'anno abbiamo acquisito utili esperienze nel campo delle libere tariffe del mercato del lavoro. E' una libertà condizionata. Il governo invita i contendenti, datore di lavoro e prestatore d'opera, ad un colloquio congiunturale. Tuttavia non tentiamo di imporre limiti di guadagno o di retribuzione. EUROPA — Entro quali termini volete annullare l'indebitamento verso l'estero? FAELLDIN — Per l'inizio degli Anni Ottanta, è il nostro obiettivo. Una scadenza più precisa non mi è possibile fornirla. Dipende dalla congiuntura internazionale. Però nel momento in cui si riusciranno a smantellare i depositi non indispensabili alle nostre necessità, migliorerà la nostra bilancia dei pagamenti. EUROPA — E' soddisfatto dell'attuale congiuntura internazionale? FAELLDIN — No, non siamo ancora soddisfatti del suo andamento. Solo quando le cose andranno veramente meglio per i nostri principali Paesi importatori avremo un reale "effetto trainante". Abbiamo una forte industria di beni d'investimento che dipende molto dall'andamento della congiuntura internazionale. EUROPA — I socialdemocratici affermano che Lei ha condizionato le elezioni a suo favore con l'opposizione all'avanzata dell'energia nucleare. Nella sua coalizione governativa c'è accordo in proposito con i liberali e i conservatori? FAELLDIN — Abbiamo stabilito un'intesa: non potranno essere messi in funzione nuovi reattori se non saranno soddisfatte due importanti condizioni: A) deve essere presentato un esauriente progetto per il riciclaggio delle scorie del materiale fissile. B) si dovrà indicare con precisione dove, quando e a quali condizioni si può garantire la custodia delle predette scorie del combustibile nucleare. Siamo inoltre d'accordo che, entro il 1978, si dovrà varare un nuovo programma energetico a lunga scadenza. Se non dovesse esserci unità di pensiero si farebbe ricorso al referendum popolare. Del resto ci siamo anche accordati sui mezzi finanziari che dovranno essere messi a disposizione nel caso che dovessero essere disattivali i reattori attualmente in funzione. EUROPA — Quali sono le basi su cui si fonda la vostra politica estera e in che cosa differiscono da quelle del governo precedente? FAELLDIN — Da decenni tra tutti i partiti svedesi c'è assoluta identità riguardo alla politica estera. La politica tradizionale verrà mantenuta: si basa sul principio del non impegno in pace e della neutralità in guerra. Questo non essere impegnali non vuol dire però astensione di giudizio su qualsiasi evento internazionale. Proprio a questo proposito i piccoli Stati come la Svezia devono avere il diritto, presso qualsiasi consesso internazionale, di poter esprimere (CONTINUA IN 2' PAGINA) Scelta borghese SVEZIA, DOPO LE ELEZIONI Scelta borghese Intervista di EUROPA con Thorbjòrn Faelldin, il primo ministro che è succeduto a Palme - Un obiettivo: decentrare A due mesi dì disianza dall'inaspettata vittoria nelle elezioni politiche, il nuovo primo ministro svedese Thorbjòrn Faelldin traccia un panorama dei programmi più immediati e a lunga scadenza del suo governo di coalizione borghese succeduto a quello socialdemocratico di Olof Palme. L'intervista per EUROPA è stata concessa a Stoccolma a Herbert Kremp. EUROPA - Dopo 44 anni di prevalenza socialdemocratica, governa oggi in Svezia una coalizione borghese. E' forse cominciata una nuova era della storia sociale del vostro Paese? Quali sarebbero i principali cambiamenti? FAELLDIN — // nuovo governo svedese penserà a migliorare più che a cambiare le cose. Dietro l'assicurazione sociale c'è la maggioranza popolare, ma per l'assicurazione per la rendita vitalizia si è spesso dovuto lare pressione sulla vecchia amministrazione per ottenere che le opportune riforme avanzassero speditamente. Per ciò che riguarda la successiva elaborazione della politica della famiglia c'è assoluta identità di intenti. EUROPA — Gli svedesi, con il loro voto, hanno pensato di premiare il suo programma, più scevro di burocrazia e collettivismo. In che modo pensa di soddisfare questa scelta? FAELLDIN — Cercheremo di rafforzare l'influenza del popolo sulla vita lavorativa, su quella dei comuni e delle province. Il nostro programma si chiama decentralizzazione. Nella dichiarazione programmatica abbiamo detto che non ci avrebbe spaventato la divisione di un comune se ciò fosse risultato necessario dopo un'accurata analisi dei problemi relativi e con l'accordo degli interessati. Anche il lavoro del governo provinciale (Landsting) era stato sempre fortemente influenzato dal governo centrale di Stoccolma. I capi di governo sono sempre stati imposti dall'alto e anche le varie amministrazioni rispecchiavano nella struttura gli indirizzi governativi. Per il futuro la composizione delle amministrazioni dovrà rispecchiare i risultati emersi dalle elezioni regionali per le assemblee provinciali. EUROPA — Tra tutte le nazioni europee la Svezia sembra voler costruire la più rigorosa cogestione aziendale. In principio di quest'anno, anche con la sua approvazione, è stata varata una legge quadro sulla cogestione che praticamente mette nelle mani delle organizzazioni aziendali le principali funzioni direttive imprenditoriali. FAELLDIN — // nuovo governo si attiene a questa legge. Secondo il nostro pensiero gli impiegati di un'azienda meritano di esercitare un maggior influsso sulla genesi di una vita in funzione del lavoro. E soprattutto sulla politica occupazionale e sulle disposizioni tecniche relative ad ogni tipo di lavoro. Si tratta, come lei afferma, di una legge quadro che impegna i rispettivi "partners" (datore di lavoro e operaio) a trattare collettivamente ogni particolare della cogestione. EUROPA — Lei ha affermato, nella sua dichiarazione programmatica, di voler combattere la tendenza della società svedese alla concentrazione del potere economico. Non pensa di giungere così automaticamente ad un conflitto con i potenti sindacati che in Svezia accampano grandi pretese di autorità? FAELLDIN — Non credo che il nostro programma di decentralizzazione debba necessariamente portare ad un conflitto con i sindacati; infatti, anche da parte loro, si fa sempre più sensibile la tendenza ad estendere la -cogestione, coinvolgendo anche i problemi della vita lavorativa fino alle associazioni sindacali locali. Per il resto i nostri sindacati sono dell'avviso che non sia opportuno invadere le competenze del governo. Come del resto è d'uso in Svezia, anche il progetto di legge riguardante la cogestione era stato approvato pure dai sindacati prima di essere licenziato dalle varie organizzazioni. EUROPA — Nella scelta elettorale degli svedesi ha giocato un ruolo notevole il cosiddetto « piano Meidner » relativo ai sindacati. Secondo questo piano tutte le imprese con più di 50 dipendenti dovrebbero devolvere un quinto dei guadagni annuali ad un fondo per i lavoratori sotto forma di certificato di partecipazione. Il fondo dovrebbe essere amministrato dal sindacato. Il singolo lavoratore non avrebbe quindi diritto di esazione nei confronti del fondo non avendo i certificati alcuna scadenza. Questo progetto verrà portato avanti? FAELLDIN — // mio governo si è dissociato in modo chiaro da questo progetto. Il sistema "Meidner" significherebbe una centralizzazione e una concentrazione di potere in mano ai sindacati. In contrasto con ciò noi siamo dell'idea che i salariati svedesi debbano essere singolarmente coscienti delta loro crescita patrimoniale. In questo campo stiamo continuando il lavoro intensivo tendente ad organizzare la suddivisione del patrimonio secondo la nostra concezione di decentralizzazione. EUROPA — Ciò significa che ogni singolo lavoratore potrebbe disporre totalmente della parte di guadagno che gli compete? FAELLDIN — La parola «guadagno» in questo contesto non mi è molto gradita. Se si dovesse subordinare la suddivisione del patrimonio ai guadagni reali, allora quei lavoratori che sono impegnati per esempio nel settore pubblico o in campi in cui il guadagno non è l'obiettivo primario dovrebbero tirare la cinghia. Per questo motivo ab- biamo incaricato una commissione di ricerca di stabilire come si possa evitare una suddivisione classista delle forze lavorative svedesi. EUROPA — In Svezia, seconda in ciò solo agli Stati Uniti, vengono corrisposti i più alti salari: nel 1975 e nel 1976 i costi della manodopera sono cresciuti del 20 per cento. L'economia svedese è in grado di sopportare simili incrementi? FAELLDIN — L'aumento di costi del lavoro in Svezia è sempre condizionato dallo sviluppo produttivo. E tutti sanno che è necessario che ci sia una correlazione diretta tra questi due fattori economici. EUROPA — A ciò si aggiunge però il carico non indifferente di un sistema sociale estremamente gravoso... FAELLDIN — // sistema sociale che abbiamo creato non pone gravami insostenibili. D'altra parte nel campo dell'assicurazione sociale ci sono sempre state degenerazioni ed è facile trovarle in qualsiasi sistema analogo. Anzi qui c'è una complicazione: quando si vuole tentare di contrastare un abuso ci si scontra con le panie burocratiche. In sostanza però è chiaro che dobbiamo produrre più di ciò che consumiamo. Nei prossimi anni prenderemo i provvedimenti adeguati in tal senso. EUROPA — Volendo attenuare le tendenze inflazionistiche, non volendo quindi vivere al di sopra delle proprie possibilità, dovrà appellarsi ai sindacati per limitare le richieste salariali e retribuzionali. Un governo borghese è nelle condizioni di sensibilizzare i sindacati in tal senso? FAELLDIN — Nel corso dell'anno abbiamo acquisito utili esperienze nel campo delle libere tariffe del mercato del lavoro. E' una libertà condizionata. Il governo invita i contendenti, datore di lavoro e prestatore d'opera, ad un colloquio congiunturale. Tuttavia non tentiamo di imporre limiti di guadagno o di retribuzione. EUROPA — Entro quali termini volete annullare l'indebitamento verso l'estero? FAELLDIN — Per l'inizio degli Anni Ottanta, è il nostro obiettivo. Una scadenza più precisa non mi è possibile fornirla. Dipende dalla congiuntura internazionale. Però nel momento in cui si riusciranno a smantellare i depositi non indispensabili alle nostre necessità, migliorerà la nostra bilancia dei pagamenti. EUROPA — E' soddisfatto dell'attuale congiuntura internazionale? FAELLDIN — No, non siamo ancora soddisfatti del suo andamento. Solo quando le cose andranno veramente meglio per i nostri principali Paesi importatori avremo un reale "effetto trainante". Abbiamo una forte industria di beni d'investimento che dipende molto dall'andamento della congiuntura internazionale. EUROPA — I socialdemocratici affermano che Lei ha condizionato le elezioni a suo favore con l'opposizione all'avanzata dell'energia nucleare. Nella sua coalizione governativa c'è accordo in proposito con i liberali e i conservatori? FAELLDIN — Abbiamo stabilito un'intesa: non potranno essere messi in funzione nuovi reattori se non saranno soddisfatte due importanti condizioni: A) deve essere presentato un esauriente progetto per il riciclaggio delle scorie del materiale fissile. B) si dovrà indicare con precisione dove, quando e a quali condizioni si può garantire la custodia delle predette scorie del combustibile nucleare. Siamo inoltre d'accordo che, entro il 1978, si dovrà varare un nuovo programma energetico a lunga scadenza. Se non dovesse esserci unità di pensiero si farebbe ricorso al referendum popolare. Del resto ci siamo anche accordati sui mezzi finanziari che dovranno essere messi a disposizione nel caso che dovessero essere disattivali i reattori attualmente in funzione. EUROPA — Quali sono le basi su cui si fonda la vostra politica estera e in che cosa differiscono da quelle del governo precedente? FAELLDIN — Da decenni tra tutti i partiti svedesi c'è assoluta identità riguardo alla politica estera. La politica tradizionale verrà mantenuta: si basa sul principio del non impegno in pace e della neutralità in guerra. Questo non essere impegnali non vuol dire però astensione di giudizio su qualsiasi evento internazionale. Proprio a questo proposito i piccoli Stati come la Svezia devono avere il diritto, presso qualsiasi consesso internazionale, di poter esprimere (CONTINUA IN 2' PAGINA)

Persone citate: Meidner, Olof Palme, Palme