Tutti gli uomini del commissario Roy di Antonio Giolitti

Tutti gli uomini del commissario Roy A GENNAIO IL NUOVO ESECUTIVO CEE Tutti gli uomini del commissario Roy Jenkins sta scegliendo i ministri della Comunità - Per l'Agricoltura, si parla con sempre maggiore insistenza di Marcora - Il fronte delle sinistre punta su Giolitti, che chiede il portafoglio degli Affari economici e finanziari • Gli altri nomi, tra molte incertezze e indiscrezioni Ogni quattro anni la Commissione europea, il « motore » della Cee come qualche volta viene definita con eccessivo ottimismo, rinasce dalle proprie ceneri con un travaglio che filtra lentamente agli occhi del pubblico attraverso un misterioso ed occulto processo di consultazioni e di do ut des fra i governi dei Nove. Il profilo della strana creatura a 13 teste che nascerà il primo gennaio sta per delinearsi. Se alcune facce sono nuove, altre continuano però a rassomigliare ai volti già fin troppo familiari agli studiosi degli affari di Bruxelles. Per ora una cosa è certa: Roy fenkins, ex ministro degli Interni britannico, subentrerà al francese Francois-Xavier Ortoli nella presidenza della Commissione esecutiva, in pratica il governo della Cee. Jenkins sarà così il primo inglese a dirigere l'organo che i protagonisti dell'« idea Europa » si ostinano a considerare come un esecutivo federale in embrione. In più c'è da segnalare una differenza sostanziale rispetto al passato. Jenkins, cosa che non avevano potuto fare i predecessori, ha ottenuto di essere consultato nella scelta dei 13 commissari che lavoreranno con lui per il prossimo quadriennio e che verranno designati a fine novembre nel vertice dei capi di Stato. Resta da vedere se l'innovazione riuscirà a far formare la Commissione « forte ed efficace » voluta dal futuro presidente. Comunque, ed è un dato positivo, si è già ovviato all'assurdo degli anni precedenti, quando i nuovi commissari arrivavano a Bruxelles senza nemmeno sapere quale dicastero sarebbe stato loro affidato. Tutto ciò spiega l'incrociarsi di voci sui nomi dei candidati da destinare al team di Jenkins. Dei 13 commissari due saranno forniti da ognuno dei quattro « grandi » della Comunità, Francia, Inghilterra, Germania e Italia, e i restanti cinque dai cosiddetti « piccoli », Belgio, Olanda, Lussemburgo, Irlanda e Danimarca. Si parla con insistenza di Giovanni Marcora, ministro dell'Agricoltura, che alcuni dicono non vorrebbe lasciare il posto di governo e che altri invece sostengono preferisca optare per la direzione dell'Europa « verde » al posto dell'olandese Petrus Lardinois, che già da alcuni mesi ha annunciato il proposito di non ripresentarsi. La poltrona è indubbiamente di quelle che scottano: la politica agricola della Cee è forse l'unica genuina e comune dei Nove, consuma il 70 per cento delle spese comunitarie e comporta notevoli influenze politiche e economiche sui governi nazionali servendosi del meccanismo che fissa annualmente i prezzi agricoli. Secondo fonti autorevoli, Jenkins avrebbe discusso la designazione di Marcora in una serie di colloqui a Roma, una tappa nel giro compiuto nelle nove capitali, dove avrebbe fatto presente che la nomina del ministro italiano avrebbe già ottenuto il gradimento francese e tedesco. Marcora dovrà tuttavia fare i conti con Finn-Olav Gunderlach, rappresentante della Danimarca che, dopo quattro anni spesi fra le quinte nel tentativo di infrangere le ultime barriere doganali, aspirerebbe a un posto di maggior prestigio. Per i democristiani sono menzionati, dopo la rinuncia di Emilio Colombo, l'attuale ministro dei Beni culturali Mario Pedini, e in caso di forfait di Marcora, il doroteo Mario Ferrari Aggradi e Lorenzo Natali. 11 fronte delle sinistre punta invece su Antonio Giolitti; ex ministro del Bilancio, favorito dallo schieramento psi, pei, pri e psdi. Giolitti ha dichiarato di non poter accettare altro che il portafoglio degli Affari economici e finanziari, uno dei dicasteri chiave di Bruxelles. Poco si sa invece sul secondo commissario inglese che affiancherà Jenkins. E' sicuro che non saranno riconfermati né l'attuale « ministro degli Esteri » Sir Christopher Soames né George Thomson, finora capo del dicastero per la politica regionale. Sembra che Jenkins, in pieno accordo con il premier britannico James Callaghan, intenda mantenere il principio bipartitico introdotto a suo tempo da Edward Heath, cioè che i due commissari inglesi non appartengano allo stesso schieramento politico. Da alcune settimane sono così spuntati i nomi di John Davis, ex ministro conservatore dall'Industria, personaggio che troppi dicono scialbo, e Sir Peter Kirk, nominato da poco leader della delegazione Tory a Strasburgo, ottimo oratore, la cui eloquenza ha favorevolmente impressionato. I francesi sostengono dal canto Lro che Orioli resterà nella Commissione, forse assumendo la direzione degli affari esterni e la vicepresidenza, se non altro perché non sarebbe riuscito ad ottenere un'altra collocazione in patria. Sarebbe una nomina senza precedenti perché finora nessun ex presidente della Commissione era sceso ad un gradino più basso nell'esecutivo della Cee. II collega di Ortoli, Claude Cheysson, artefice del positivo andamento delle relazioni comunitarie con il Terzo Mondo, potrebbe restare ben difficilmente alla Comunità perché il suo linguaggio senza peli gli ha guadagnato non pochi nemici a Parigi. Fra gli eventuali sostituti si menziona Michel Cointat, ministro dell'Agricoltura con Pompidou, attualmente membro del Parlamento europeo e relatore del bilancio per il 1976. Infine i tedeschi, per i quali si assicura la riconferma della coppia composta dai socialdemocratici Wilhelm Haferkamp e Guido Brunner che dovrebbero mantenere rispettivamente il portafoglio degli Aflari economici e monetari della politica scientifica. I commenti degli osservatori sono al riguardo piuttosto caustici. Mantenendo i due rappresentanti attuali a Bruxelles il Cancelliere Schmidt non farebbe altro che sottolineare la scarsa considerazione nutrita dal governo di Bonn nei confronti della Commissione. Basterà ricordare la celebre frase di Schmidt secondo il quale la Commissione non sarebbe capace di. gestire «nemmeno un'azienda ferroviaria ». Per i Paesi minori, le indicazioni sono ancora imprecise. Richard Burke, ministro irlandese dell'Educazione, dovrebbe rimpiazzare Patrick Hillery mentre la scelta per il Benelux appare complicata dalla necessità di bilanciare attentamente le richieste dei cattolici, socialisti e liberali dei tre Paesi. Michael Hornsby Giovanni Marcora ^^^^^^^ Roy Jenkins Antonio Giolitti Tutti gli uomini del commissario Roy A GENNAIO IL NUOVO ESECUTIVO CEE Tutti gli uomini del commissario Roy Jenkins sta scegliendo i ministri della Comunità - Per l'Agricoltura, si parla con sempre maggiore insistenza di Marcora - Il fronte delle sinistre punta su Giolitti, che chiede il portafoglio degli Affari economici e finanziari • Gli altri nomi, tra molte incertezze e indiscrezioni Ogni quattro anni la Commissione europea, il « motore » della Cee come qualche volta viene definita con eccessivo ottimismo, rinasce dalle proprie ceneri con un travaglio che filtra lentamente agli occhi del pubblico attraverso un misterioso ed occulto processo di consultazioni e di do ut des fra i governi dei Nove. Il profilo della strana creatura a 13 teste che nascerà il primo gennaio sta per delinearsi. Se alcune facce sono nuove, altre continuano però a rassomigliare ai volti già fin troppo familiari agli studiosi degli affari di Bruxelles. Per ora una cosa è certa: Roy fenkins, ex ministro degli Interni britannico, subentrerà al francese Francois-Xavier Ortoli nella presidenza della Commissione esecutiva, in pratica il governo della Cee. Jenkins sarà così il primo inglese a dirigere l'organo che i protagonisti dell'« idea Europa » si ostinano a considerare come un esecutivo federale in embrione. In più c'è da segnalare una differenza sostanziale rispetto al passato. Jenkins, cosa che non avevano potuto fare i predecessori, ha ottenuto di essere consultato nella scelta dei 13 commissari che lavoreranno con lui per il prossimo quadriennio e che verranno designati a fine novembre nel vertice dei capi di Stato. Resta da vedere se l'innovazione riuscirà a far formare la Commissione « forte ed efficace » voluta dal futuro presidente. Comunque, ed è un dato positivo, si è già ovviato all'assurdo degli anni precedenti, quando i nuovi commissari arrivavano a Bruxelles senza nemmeno sapere quale dicastero sarebbe stato loro affidato. Tutto ciò spiega l'incrociarsi di voci sui nomi dei candidati da destinare al team di Jenkins. Dei 13 commissari due saranno forniti da ognuno dei quattro « grandi » della Comunità, Francia, Inghilterra, Germania e Italia, e i restanti cinque dai cosiddetti « piccoli », Belgio, Olanda, Lussemburgo, Irlanda e Danimarca. Si parla con insistenza di Giovanni Marcora, ministro dell'Agricoltura, che alcuni dicono non vorrebbe lasciare il posto di governo e che altri invece sostengono preferisca optare per la direzione dell'Europa « verde » al posto dell'olandese Petrus Lardinois, che già da alcuni mesi ha annunciato il proposito di non ripresentarsi. La poltrona è indubbiamente di quelle che scottano: la politica agricola della Cee è forse l'unica genuina e comune dei Nove, consuma il 70 per cento delle spese comunitarie e comporta notevoli influenze politiche e economiche sui governi nazionali servendosi del meccanismo che fissa annualmente i prezzi agricoli. Secondo fonti autorevoli, Jenkins avrebbe discusso la designazione di Marcora in una serie di colloqui a Roma, una tappa nel giro compiuto nelle nove capitali, dove avrebbe fatto presente che la nomina del ministro italiano avrebbe già ottenuto il gradimento francese e tedesco. Marcora dovrà tuttavia fare i conti con Finn-Olav Gunderlach, rappresentante della Danimarca che, dopo quattro anni spesi fra le quinte nel tentativo di infrangere le ultime barriere doganali, aspirerebbe a un posto di maggior prestigio. Per i democristiani sono menzionati, dopo la rinuncia di Emilio Colombo, l'attuale ministro dei Beni culturali Mario Pedini, e in caso di forfait di Marcora, il doroteo Mario Ferrari Aggradi e Lorenzo Natali. 11 fronte delle sinistre punta invece su Antonio Giolitti; ex ministro del Bilancio, favorito dallo schieramento psi, pei, pri e psdi. Giolitti ha dichiarato di non poter accettare altro che il portafoglio degli Affari economici e finanziari, uno dei dicasteri chiave di Bruxelles. Poco si sa invece sul secondo commissario inglese che affiancherà Jenkins. E' sicuro che non saranno riconfermati né l'attuale « ministro degli Esteri » Sir Christopher Soames né George Thomson, finora capo del dicastero per la politica regionale. Sembra che Jenkins, in pieno accordo con il premier britannico James Callaghan, intenda mantenere il principio bipartitico introdotto a suo tempo da Edward Heath, cioè che i due commissari inglesi non appartengano allo stesso schieramento politico. Da alcune settimane sono così spuntati i nomi di John Davis, ex ministro conservatore dall'Industria, personaggio che troppi dicono scialbo, e Sir Peter Kirk, nominato da poco leader della delegazione Tory a Strasburgo, ottimo oratore, la cui eloquenza ha favorevolmente impressionato. I francesi sostengono dal canto Lro che Orioli resterà nella Commissione, forse assumendo la direzione degli affari esterni e la vicepresidenza, se non altro perché non sarebbe riuscito ad ottenere un'altra collocazione in patria. Sarebbe una nomina senza precedenti perché finora nessun ex presidente della Commissione era sceso ad un gradino più basso nell'esecutivo della Cee. II collega di Ortoli, Claude Cheysson, artefice del positivo andamento delle relazioni comunitarie con il Terzo Mondo, potrebbe restare ben difficilmente alla Comunità perché il suo linguaggio senza peli gli ha guadagnato non pochi nemici a Parigi. Fra gli eventuali sostituti si menziona Michel Cointat, ministro dell'Agricoltura con Pompidou, attualmente membro del Parlamento europeo e relatore del bilancio per il 1976. Infine i tedeschi, per i quali si assicura la riconferma della coppia composta dai socialdemocratici Wilhelm Haferkamp e Guido Brunner che dovrebbero mantenere rispettivamente il portafoglio degli Aflari economici e monetari della politica scientifica. I commenti degli osservatori sono al riguardo piuttosto caustici. Mantenendo i due rappresentanti attuali a Bruxelles il Cancelliere Schmidt non farebbe altro che sottolineare la scarsa considerazione nutrita dal governo di Bonn nei confronti della Commissione. Basterà ricordare la celebre frase di Schmidt secondo il quale la Commissione non sarebbe capace di. gestire «nemmeno un'azienda ferroviaria ». Per i Paesi minori, le indicazioni sono ancora imprecise. Richard Burke, ministro irlandese dell'Educazione, dovrebbe rimpiazzare Patrick Hillery mentre la scelta per il Benelux appare complicata dalla necessità di bilanciare attentamente le richieste dei cattolici, socialisti e liberali dei tre Paesi. Michael Hornsby Giovanni Marcora ^^^^^^^ Roy Jenkins Antonio Giolitti