Ma i club no non muoiono

Ma i club no non muoiono LONDRA: TUTTO SCOMPARE Ma i club no non muoiono C'è qualcosa di patetico e insieme di irritante nella solidità delle tradizioni inglesi. Quante di esse sono il simbolo della natura contraddittoria della società britannica, di ciò che spesso si riassume nell'etichetta «noi e loro »! Tant'è, invece di scomparire sotto l'urto dell'égalitarismo, dell'inflazione e della recessione, la maggior parte di tali tradizioni è riuscita ad adattarsi ai tempi, a sopravvivere, persino a prosperare. Ciò vale per le scuole « pubbliche » — che in realtà sono private — in stupefacente ripresa. E' altrettanto-vero, seppure con qualche eccezione, per i tradizionali club* dei « gentiluomini » londinesi, che non devono essere assolutamente confusi con i clubs del Nord. I più famosi hanno nomi come Athenaeum, Garrick, Carlton, Travellers', Naval and Military, Savile. Ce ne sono trenta o quaranta, concentrati in Pali Mail e St. Tames's ai quali si guarda come ad una deliziosa sopravvivenza del vecchio modo di vivere britannico, ad una patetica reliquia dei progenitori delle classi medie, o semplicemente come ad un posto conveniente e gradevole ♦per fare la colazione tra gente simpatica (o almeno, che si considera tale). Come le scuole « pubbliche », i clubs si sono adattati in vari modi al mondo più difficile e competitivo degli Anni Settanta. Non sono più, di certo, i locali funerei di vent'anni fa. Sono stati fatti seri tentativi per attirare i giovani, e in molti casi con successo. L'immagine umoristica del vecchio socio che si scopre passato serenamente a miglior vita dopo essersi addormentato sotto una copia del Times, sprofondato in una poltrona, non ha più senso. Le poltrone di cuoio ci sono ancora, ma molte sono nuove. I ritratti rimangono, ma la maggior parte di essi è stata ripulita. Le sale da pranzo sono state restituite al loro splendore, sono sempre spaziose ed eleganti. ma non tutti i camerieri parlano un inglese forbito. Il cibo è migliorato moltissimo: i vegetali sono come sempre il punto debole, ma la qualità della carne e del pesce è spesso notevole. Il vino, sempre un pezzo forte, è rimasto eccellente e con il caffè ci sono ancora il porto e il brandy da sorseggiare dopo i pasti, nella confortevole coffee room 0 in biblioteca. Soprattutto c'è un'atmosfera di familiarità, con soci incontrati a volte nel bar e spesso nella sala da pranzo, e familiarità con i «dirigenti», del club, anche se questi cambiano più spesso di quanto non succedesse ai vecchi tempi. Ciò non significa che i clubs non siano stati danneggiati dalle bufere che hanno investito le loro auguste porte. L'inflazione e la flessione delle entrate effettive hanno avuto il prevedibile effetto di spazzare via quelli che si sono adattati con minore prontezza alle necessità dovute a nuovi costi, all'imperativo di dare migliori contropartite per quote d'iscrizione inevitabilmente rincarate. Negli ultimi 18 mesi cinque dei clubs più rinomati hanno dovuto chiudere i battenti o fondersi con altri. Tra le vittime il St. James', che aveva una sede superba, seppure malamente sfruttata, con vista sul St. lames's Park, e il Guards. Nei giorni d'oro, tra l'inizio del secolo e la seconda guerra mondiale, le quote dei soci bastavano per soddisfare a gran parte delle spese, il costo di vitto e alloggio era tenuto basso, giusto per coprire le spese. Ma oggi persino quote di 100 sterline (circa 145 mila lire) l'anno, che stanno diventando la norma, non coprono neppure in misura minima 1 costi enormemente rincarati per il cibo, il personale, il mantenimento di sedi dispendiose e spesso molto ampie: le somme richieste ai soci riflettono tale situazione. Anche così, il prezzo per vitto e alloggio — la maggior parte dei clubs hanno una dozzina di ca¬ mere (è spesso molte di più) a disposizione dei soci — rimane pur sempre la metà di ciò che si spenderebbe in ristoratiti e alberghi nello stesso quartiere. Molto dipende — come spiega il Maggiore Ellery Anderson, segretario del Naval and Military Club — dalla saggezza dei direttivi dei clubs nell'adeguare i costi e le quote e nel decidere come sfruttare meglio i servizi del club, senza cadere in un eccesso di commercializzazione. Il problema, delicato, è di mantenere una equa bilancia tra la necessità di coprire i costi, senza un rincaro tale delle quote da allontanare i soci, e adeguarsi ai tempi, senza alienarsi i soci con mentalità più tradizionali. La maggior parte dei clubs ora ammette la presenza alla sera di mogli, figlie, fidanzate o madri dei soci, alcuni anche all'ora della colazione. Ce ne sono con una dépendance per le signore, altri mettono a loro disposizione un certo numero di sale, mentre altri ancora lasciano loro l'intero club durante la sera. In alcuni clubs le donne sono ammesse in qualità di soci. Pochi si sono mantenuti recisamente ostili all'ingresso delle donne. Il segretario di uno di tali clubs più « tradizionalisti » ha spiegato che i suoi soci preferivano ancora avere un posto dove « ruttine, far aria, bere e giocare a carte, senza donne tra i piedi ». Ma, generalmente, la conversione alla vita casalinga del maschio inglese nel dopoguerra, con le nuove abitudini arrivate da fuori città, ha avuto una parte determinante. Funzionari e professionisti non hanno più l'abitudine di andare al club dopo la giornata di lavoro, fermarvisi per il pranzo e per chiacchierare con altri soci dello stesso «giro», come succedeva in passato, mentre governanti e camerieri si prendevano cura di mogli e case. Ora bisogna affrettarsi a prendere il treno a Paddington, Waterloo, o Liverpool Street, a casa i figli aspettano di essere aiutati nei compiti, e poi ci sono le incombenze in casa e in giardino. I clubs sono diventati così tristemente deserti alla sera, e la maggior parte di essi chiude durante il weekend. La colazione è ora la spina dorsale della loro attività. I clubs rimangono un posto molto adatto per stabilire un contatto d'affari, per ospitare un visitatore straniero, ed in questo senso essi sono più convenienti e più tranquilli della maggior parte dei ristoranti. Fino a quando riusciranno a mantenere questo tipo di vantaggi, hanno buone probabilità di sopravvivere come oasi sicure, in questa Inghilterra sempre più insicura. Roger Berthoud Ma i club no non muoiono LONDRA: TUTTO SCOMPARE Ma i club no non muoiono C'è qualcosa di patetico e insieme di irritante nella solidità delle tradizioni inglesi. Quante di esse sono il simbolo della natura contraddittoria della società britannica, di ciò che spesso si riassume nell'etichetta «noi e loro »! Tant'è, invece di scomparire sotto l'urto dell'égalitarismo, dell'inflazione e della recessione, la maggior parte di tali tradizioni è riuscita ad adattarsi ai tempi, a sopravvivere, persino a prosperare. Ciò vale per le scuole « pubbliche » — che in realtà sono private — in stupefacente ripresa. E' altrettanto-vero, seppure con qualche eccezione, per i tradizionali club* dei « gentiluomini » londinesi, che non devono essere assolutamente confusi con i clubs del Nord. I più famosi hanno nomi come Athenaeum, Garrick, Carlton, Travellers', Naval and Military, Savile. Ce ne sono trenta o quaranta, concentrati in Pali Mail e St. Tames's ai quali si guarda come ad una deliziosa sopravvivenza del vecchio modo di vivere britannico, ad una patetica reliquia dei progenitori delle classi medie, o semplicemente come ad un posto conveniente e gradevole ♦per fare la colazione tra gente simpatica (o almeno, che si considera tale). Come le scuole « pubbliche », i clubs si sono adattati in vari modi al mondo più difficile e competitivo degli Anni Settanta. Non sono più, di certo, i locali funerei di vent'anni fa. Sono stati fatti seri tentativi per attirare i giovani, e in molti casi con successo. L'immagine umoristica del vecchio socio che si scopre passato serenamente a miglior vita dopo essersi addormentato sotto una copia del Times, sprofondato in una poltrona, non ha più senso. Le poltrone di cuoio ci sono ancora, ma molte sono nuove. I ritratti rimangono, ma la maggior parte di essi è stata ripulita. Le sale da pranzo sono state restituite al loro splendore, sono sempre spaziose ed eleganti. ma non tutti i camerieri parlano un inglese forbito. Il cibo è migliorato moltissimo: i vegetali sono come sempre il punto debole, ma la qualità della carne e del pesce è spesso notevole. Il vino, sempre un pezzo forte, è rimasto eccellente e con il caffè ci sono ancora il porto e il brandy da sorseggiare dopo i pasti, nella confortevole coffee room 0 in biblioteca. Soprattutto c'è un'atmosfera di familiarità, con soci incontrati a volte nel bar e spesso nella sala da pranzo, e familiarità con i «dirigenti», del club, anche se questi cambiano più spesso di quanto non succedesse ai vecchi tempi. Ciò non significa che i clubs non siano stati danneggiati dalle bufere che hanno investito le loro auguste porte. L'inflazione e la flessione delle entrate effettive hanno avuto il prevedibile effetto di spazzare via quelli che si sono adattati con minore prontezza alle necessità dovute a nuovi costi, all'imperativo di dare migliori contropartite per quote d'iscrizione inevitabilmente rincarate. Negli ultimi 18 mesi cinque dei clubs più rinomati hanno dovuto chiudere i battenti o fondersi con altri. Tra le vittime il St. James', che aveva una sede superba, seppure malamente sfruttata, con vista sul St. lames's Park, e il Guards. Nei giorni d'oro, tra l'inizio del secolo e la seconda guerra mondiale, le quote dei soci bastavano per soddisfare a gran parte delle spese, il costo di vitto e alloggio era tenuto basso, giusto per coprire le spese. Ma oggi persino quote di 100 sterline (circa 145 mila lire) l'anno, che stanno diventando la norma, non coprono neppure in misura minima 1 costi enormemente rincarati per il cibo, il personale, il mantenimento di sedi dispendiose e spesso molto ampie: le somme richieste ai soci riflettono tale situazione. Anche così, il prezzo per vitto e alloggio — la maggior parte dei clubs hanno una dozzina di ca¬ mere (è spesso molte di più) a disposizione dei soci — rimane pur sempre la metà di ciò che si spenderebbe in ristoratiti e alberghi nello stesso quartiere. Molto dipende — come spiega il Maggiore Ellery Anderson, segretario del Naval and Military Club — dalla saggezza dei direttivi dei clubs nell'adeguare i costi e le quote e nel decidere come sfruttare meglio i servizi del club, senza cadere in un eccesso di commercializzazione. Il problema, delicato, è di mantenere una equa bilancia tra la necessità di coprire i costi, senza un rincaro tale delle quote da allontanare i soci, e adeguarsi ai tempi, senza alienarsi i soci con mentalità più tradizionali. La maggior parte dei clubs ora ammette la presenza alla sera di mogli, figlie, fidanzate o madri dei soci, alcuni anche all'ora della colazione. Ce ne sono con una dépendance per le signore, altri mettono a loro disposizione un certo numero di sale, mentre altri ancora lasciano loro l'intero club durante la sera. In alcuni clubs le donne sono ammesse in qualità di soci. Pochi si sono mantenuti recisamente ostili all'ingresso delle donne. Il segretario di uno di tali clubs più « tradizionalisti » ha spiegato che i suoi soci preferivano ancora avere un posto dove « ruttine, far aria, bere e giocare a carte, senza donne tra i piedi ». Ma, generalmente, la conversione alla vita casalinga del maschio inglese nel dopoguerra, con le nuove abitudini arrivate da fuori città, ha avuto una parte determinante. Funzionari e professionisti non hanno più l'abitudine di andare al club dopo la giornata di lavoro, fermarvisi per il pranzo e per chiacchierare con altri soci dello stesso «giro», come succedeva in passato, mentre governanti e camerieri si prendevano cura di mogli e case. Ora bisogna affrettarsi a prendere il treno a Paddington, Waterloo, o Liverpool Street, a casa i figli aspettano di essere aiutati nei compiti, e poi ci sono le incombenze in casa e in giardino. I clubs sono diventati così tristemente deserti alla sera, e la maggior parte di essi chiude durante il weekend. La colazione è ora la spina dorsale della loro attività. I clubs rimangono un posto molto adatto per stabilire un contatto d'affari, per ospitare un visitatore straniero, ed in questo senso essi sono più convenienti e più tranquilli della maggior parte dei ristoranti. Fino a quando riusciranno a mantenere questo tipo di vantaggi, hanno buone probabilità di sopravvivere come oasi sicure, in questa Inghilterra sempre più insicura. Roger Berthoud

Persone citate: Ellery Anderson, Naval, Roger Berthoud

Luoghi citati: Inghilterra, Londra