Nazionale, busto con In prudenza

Nazionale, busto con In prudenza Leglio qualche rischio che sprecare altro tempo prezioso Nazionale, busto con In prudenza Enzo Bearzot ha idee chiarissime: gli è però mancata sinora la decisione per accelerare soluzioni che ha in mente da tempo - Lisbona non può far testo, ma è tutta la serie delle ultime partite ad indicare la necessità di avvicendamenti a centrocampo - Per la formula "Causio più Sala" magari è tardi, ma se si fossero dedicate alla coppia (o almeno a Zaccarelli) le diciannove partite spese aspettando Antognoni ora avremmo una squadra azzurra più forte e più solida - Essen, un ricordo che provoca qualche rimpianto Nell'epoca calcistica azzurra caratterizzata dallo slogan bernardlnlano del « piedi buoni » (un indirizzo che ci sembra tuttora sacrosanto, ancorché rispettato solo per il « piede buono » che ha dimostrato per lo meno scarsa ... riconoscenza, ovvero Antognoni), non sembra davvero esserci posto per un elemento che per unanime giudizio è fra i grandi protagonisti della serie A, giocatore determinante per la sua squadra di club. Hanno capito tutti che parliamo di Claudio Sala, visto in maglia azzurra in spezzoni di partita, ultimo dei quali II finale di gara a Lisbona. Non ci perdoneremo mai di avere mancato all'appuntamento di Essen: è stato un po' come aver perso lo spettacolo dell'anno. Non c'eravamo e quindi coinvolgiamo nella inevitabile bagarre II collega Pier Cesare Baretti che scrisse su » Tuttosport »: « La più bella giornata azzurra dell'Intero dopo-Monaco ». E non ce ne furono altre tali nemmeno dopo, con l'eccezione di Italia-Inghilterra (soprattutto per il risultato). Il dopo Monaco è cominciato il 28 settembre del 74, con la sconfitta per uno a zero a Zagabria contro la Jugoslavia. Andarono in campo, con Bernardini semlcongelato in panchina, Zoff, Rocca, Roggi, Benetti, Zecchini, Facchetti, Caso e poi Damiani, Re Cecconi, Bonlnsegna, Capello e Prati, mentre intanto per la Under 23 venivano presi in considerazione Gentile, Maldera, lo sfortunato Guerini, Danova, Scirea, Antognoni e D'Amico. La scremata era già buona (migliore quella della Under, comunque) e si andò avanti per un po' su questo cliché, dando ampie possibilità di far vedere quanto valessero I vari Juliano, Cordova, Giorgio Morirli (allora alla Roma) che hanno via via dimostrato di avere gambe molli, oppure scarso peso, per poter giocare in una selezione nazionale. E sono gli stessi invocati ora da quella critica che continua a considerare l'Italia calcistica un paese medioevale, con signorie e privilegi locali. Intervenne poi — 21 giugno '75 — un consiglio federale a fare altro polverone varando una formula ambigua per la conduzione della Nazionale, con Bernardini « direttore », Bearzot « responsabile tecnico della A », Azelio Vicini « responsabile tecnico delle Under » e cosi si arrivò al settembre quando la « Gazzetta delio Sport » potè fotografare la situazione con un severo ma significativo titolo a tutta pagina • Un anno perduto ». SI passò rapidamente al » Che schifo » del « Tuttosport » per lo zero a zero con la Finlandia a Roma (quattro centrocampisti, esordio in tono minore di Pecci fra i negativi Benetti, Antognoni e Giorgio Morini; per chi ha memoria corta ci sono gli archivi...), per risollevarci un poco con lo zero a zero di Varsavia contro la declinante squadra del declinante Casimiro Gorskl, lasciato ora andare In Grecia come succede nello sport dell'Est a chi — in campo o in panchina — ha più poco da dire. Fu da parte degli azzurri, si vide a Varsavia, una inaspettata dimostrazione di vigore, ma fu pur sempre una partita impostata sulla difesa, sul « primo non prenderle ». Poi impressioni alterne, linciaggio puntuale della critica extratorinese (ecco il medioevo che riaffiora) alla prova di Scirea contro la Grecia (31 dicembre 75 a Firenze), eliminazione della Under 23 rinforzata ad opera dogli olandesi che già avevano fat- to fuori la nostra A, quindi due allenamenti: fiacca generale a Nizza e sconfitta per 1 a 0 con gran rabbia del buon Bearzot, poi un 3 a 0 sullo Zurigo mentre il « Corriere della sera » lanciava l'Idea di un tecnico straniero alla guida della Nazionale. Poi arrivava Essen, il 25 febbraio. Uno a zero contro la B tedesca (con buoni nomi), comunque ad armi pari perché quella azzurra era pure una B, ora lo possiamo dire con la • storia » recente davanti agli occhi. Fu comunque una boccata d'ossigeno. Dal 28 settembre 74, da Zagabria, si era sempre parlato di centrocampo azzurro deficitario (titolo al servizio di Bruno Bernardi dalla Jugoslavia: ' Centrocampo, è il problema, In discussione Benetti, Re Cecconi ed anche Capello »), e per una volta si sentirono commenti diversi. Helmuth Schoen: « / migliori Pecci e Claudio Sala ». Derwall, trainer della B tedesca: • Un magnifico Claudio Sala ». Beckenbauer: • Un'Italia completamente diversa dalla tradizione, una squadra che cerca il vero calcio totale. I migliori? Pecci, Tardelli, Claudio Sala ». Maldera: ■ Solo giocando nel blocco granata ho capito cosa voglia dire per una squadra Claudio Sala. Basta dargli la palla, e neppure troppo pulita, ed e come metterla In banca ». Il Torino in campionato In condizioni di inquadratura raffazzonata perde a San Siro. Il » Guerlno » pubblica una vignetta che vede gli uomini di Radice immolati sull'altare della patria calcistica: « hanno sacrificato ad Essen tutte le velleità di scudetto » (poi conquistato come tutti sanno). Il resto della recentissima storia azzurra è noto: la contraddittoria tournée Usa (l'Illusione contro Pelé e Chlnaglia, la rissa contro il Brasile, la bella partenza e la delusione contro gli Inglesi, sul quali Bearzot si è già preso una bella rivincita). Slamo andati vicino alla squadra migliore (migliore per il nostro calcio, s'intende) ma siamo ancora lontani dall'averla realizzata. Diamo atto a Bearzot che l'avvio del campionato gli ha tolto Pecci e Claudio Sala, ma non ce ne vorrà se esprimiamo una opinione personale: fossero anche stati vispi come grilli avrebbero fatto sinora panchina, con Zaccarelli e soci. Ora con il centrocampo (per difesa ed attacco c'è solo da sceglie¬ re: se Bellugi non avesse avuto incidenti non ci sarebbero discussioni) siamo in braghe di tela, e lo è soprattutto Bearzot. In parte per sue decisioni (il comprensibile ma sin troppo sentimentale desiderio di tener buoni gli anziani), in parte maggiore per il « tradimento » del giocatore che la nazionale ha coccolato di più, ovvero Antognoni. Gli hanno dato diciannove partite per dimostrare qualcosa e lui non ha migliorato di un grammo in fatto di continuità, di senso di gioco, di personalità. • Diciamo che sotto questo profilo ha deluso » ammette a malincuore il commissario tecnico. E adesso? Di sicuro si è perso tempo, con altrettante gare in azzurro sulle spalle uno Zaccarelli avrebbe ora ben altro peso. Su questo non ci piove. Adesso con tutti ! rischi (come si ritroveranno gli azzurri blanconero-granata a fine stagione, contro la Finlandia?) si deve accelerare i ricambi con poche gare di controllo a disposizione; il Belgio ed una seconda in allestimento, più qualche allenamento leggero. Il tempo basterà? Ed In considerazione di questo poco tempo si potrebbe (Bearzot per altro non è dell'Idea, ci ha confermato Ieri mattina in una lunga amichevole conversazione, di non pensare ad accomunare Claudio Sala e Causio in uno schieramento di partenza) tentare ancora la cop¬ pia barone-poeta? SI può solo dire che se II Torino procede con sicurezza confermando il suo gioco, e se il ritorno alla miglior forma di Pecci sarà rapido, contro il Belgio sia il romagnolo che Zaccarelli dovrebbero esserci. Stavolta, sarebbero cosi gli stessi compagni (c'è anche Patrizio nei piani di Bearzot) ad escludere Sala senior. Una situazione che rappresenta un controsenso. Pur non essendo colpa dei tecnici azzurri se II capitano granata ha dato al suo gioco un indirizzo ■ universale » solo nelle ultime due stagioni. Il finale di Lisbona ha fatto capire che Claudio Sala e Causio possono anche « vivere » Insieme, Il primo nel solito ruolo, il secondo alla mezz'ala sinistra. Di certo lo schema andrebbe rifinito ma si può dire che adesso non c'è tempo, può essere vero. Non si può però non pensare che con diciannove partite alle spalle (le stesse concesse ad Antognoni. senza cedere alle critiche) il tandem Causio-Sala potrebbe ora aver raggiunto una intesa tale da dare alla squadra azzurra un apporto davvero decisivo. CI crediamo, non ci giuriamo, siamo però convinti che valeva la pena tentare. Non abbiamo neppure accennato alla disastrosa gara di Lisbona (se non alla breve coartazione del barone e del poeta) in quanto le indicazioni che essa ha fornito sul rendimento dei singoli non possono far testo. Chi di solito gioca bene, è parso sotto tono, chi da molte gare azzurre mostra la corda, ha proseguito sul suo solito cliché. La reazione è avvenuta solo con l'Ingresso di Claudio Sala e Zaccarelli: logico, avevano qualcosa da dimostrare (come le aveva il blocco granata ad Essen, per questo è stato un peccato lasciare isolata quella prova. Giocatori e schemi vanno sempre rivisti prima di promuovere o di accantonare). La situazione è questa, alle soglie del '77. Bernardini ha avviato, con lo scossone di due anni fa, un lavoro che Bearzot ha portato avanti con serietà, onestà e coerenza (con se stesso) enormi. Il Club Italia riunisce oggi il meglio del nostro calcio, le aperture ai giovani sono costanti. E' mancato II coraggio di anticipare certe soluzioni che ora sembrano imporsi. Ciò che per noi è poco coraggio, per Bearzot è logica prudenza. Ancora ieri ci ha ripetuto: « // calcio non affossa nessuno, e non Inventa nessuno, in una o due partite ». Giustissimo, ma il calcio azzurro ha il conforto del campionato. Bruno Perucca Antognonl-Zaccarelli: prossima coabitazione in azzurro o cambio della guardia? (Foto Stampa Sera, Adolfo Borio)