Braccio di ferro a Cagliari fra il giudice ed i rapitori

Braccio di ferro a Cagliari fra il giudice ed i rapitori Il perito minerario sequestrato il 3 Ottobre Braccio di ferro a Cagliari fra il giudice ed i rapitori Il magistrato minaccia: se non lo liberate s'aggrava la posizione dei 9 già in carcere Cagliari, 26 dicembre. « Se Giovanni Murru, il perito minerario cagliaritano rapito la notte del 3 ottobre scorso, non sarà liberato senza che sia stata pagata neppure una lira per il riscatto, nove degli undici uomini arrestati il 14 dicembre saraiino accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione e potrebbero essere condannati anche a venti anni di carcere. Se, invece, Murru fosse liberato, il reato finora contestato agli arrestati potrà essere derubricato in sequestro di persona semplice e, in base all'art. 605 del co- i dice penale, le pene che potrebbero essere loro inflitte saranno di un minimo di sei mesi e di un massimo di otto anni ». Cosi ha detto ieri sera in un incontro con i giornalisti il giudice istruttore del tribunale di Cagliari, Luigi Lombardini, che conduce l'inchiesta sul rapimento del perito minerario. Durante il colloquio con i giornalisti, al quale era presente anche il procuratore della Repubblica Villa Santa, il giudice Lombardini ha anche detto che, se Murru dovesse morire, anche per cause naturali, l'imputazione contro i nove sarà anche di omicidio. Il magistrato ha poi precisato che delle undici persone arrestate (sei pastori di Arzana, nel Nuorese, e cinque di Silius) due sono accusate di falsa testimonianza e che una di esse, Francesco Cardia, 26 anni, di Silius, è stata scarcerata ieri notte. L'altro uomo, Giovanni Cardia, fratello di Francesco, è invece ancora in carcere. Lombardini ha fatto queste dichiarazioni dopo che dieci giorni fa Mario Piras, uno dei pastori di Arzana arrestati, ha inviato un appello ai banditi che tengono prigioniero il perito minerario chiedendo loro di liberarlo. L'appello era stato raccolto da un giornalista del «TG 1» nel carcere di Cagliari e poi trasmesso anche dal «Gazzettino Sardo», ma non è stato accolto dai fuorilegge. «Non riesco a capire — ha aggiunto il giudice — perché si ostinino a tenere ancora prigioniero Gianni Murru. Abbiamo fino ad oggi la quasi assoluta certezza che egli sia vivo; pensiamo che non gli capiti nulla. Comunque, sappiano i banditi che il loro comportamento è inspiegabile e che il "blocco" del denaro della società mineraria Silius e della famiglia di Murru sarà mantenuto e che pertanto sarà difficile che possa essere pagato un riscatto. Tuttavia — ha detto ancora il magistrato — se anche riuscissero ad avere una lira, ciò sarebbe un ulteriore elemento di aggravio di responsabilità degli arrestati, contro i quali sono state raccolte prove schiaccianti». Lombardini ha concluso dicendo che Gianni Murru potrebbe essere rilasciato in qualsiasi zona dell'isola, ma che dovrà essere liberato subito «perché altrimenti la posizione delle persone arrestate risulterà ulteriormente aggravata». Il perito minerario fu rapito nei pressi della miniera di Silius dove ritornava dopo aver trascorso la domenica a Cagliari con il figlio di otto anni e con altri parenti. I banditi bloccarono la sua vettura, che fu trovata molti giorni dopo, nascosta in un anfratto e successivamente chiesero un miliardo di lire per la liberazione dell'ostaggio, convinti probabilmente che la somma potesse essere pagata dalla società mineraria dalla quale Murru dipende. La magistratura ordinò di bloccare i fondi della società e quelli della famiglia di Murru, cosicché le trattative subirono un'interruzione che permise agli inquirenti di raccogliere — come ha detto il giudice istruttore — elementi di colpevolezza contro nove delle persone arrestate. Il 14 dicembre furono arrestati i fratelli Mario e Raffaele Piras, 31 e 24 anni, Raffaele Serdino di 24, i fratelli Vincenzo, Giovanni e Raffaele Piras, 27, 33 e 23 anni, tutti di Arzana, Lesandro Casula, 33 anni, Giuseppe Lecca di 24, i fratelli Antonio e Giovanni Cardia, di 29 e 26 e Antonio Cardia, 27 anni, tutti di Silius, il comune minerario dove avvenne il rapimento di Gianni Murru. I fratelli Cardia erano accusati di falsa testimonianza; tutti gli altri di aver partecipato al sequestro. (Ansa)