Non si vedono prospettive

Non si vedono prospettive Natale in fabbrica Non si vedono prospettive Natale tradizionale, ma in tono minore, quest'anno in Piemonte. La difficile situazione economica — e anche la fitta nebbia che avvolgeva vaste zone — ha fatto preferire alla maggioranza dei torinesi la tranquillità della casa ai pranzi al ristorante o alle gite fuori città. Le località di turismo invernale sono esaurite, ma in gran parte per merito di turisti stranieri. Il traffico non ha mai raggiunto le punte degli anni scorsi e neppure quelle di una normale domenica. Per numerosi lavoratori è stato un secondo «Natale in fabbrica »: alla Singer, prima di tutto, e in tante altre aziende su cui pende la minaccia di chiusura. «Quello dello scorso anno è stato un Natale di lotta con speranza di vittoria, questo è un Natale disperato », sintetizza amaramente il segretario provinciale della UH, Maurizio Bordon. « La crisi assume ormai un tono drammatico », ribadisce il responsabile regionale Ferrari, « soprattutto per la mancanza di prospettive future ». Ed è questo, infatti, il dato saliente che distingue questo « Natale in fabbrica » da quelli dell'altr'anno o dì due anni fa. Allora si era al termine della fase più nera: il « ponte lungo » delle festività natalizie risolveva, almeno temporaneamente, i problemi di eccessi produttivi, le prospettive primaverili erana positive. Questa volta è il contrario: il '77 si annuncia più duro ancora del '76. « Rispetto allo scorso an- no sono diminuite le fabbriche presidiate », dice Corrado Ferro della Firn, « ma l'anno prossimo sarà ancora peggio: non dovremo più presidiare qualche fabbrica, ma l'occupazione in genere. Lo sviluppo zero a cui, nonostante la nostra opposizione, sembriamo ormai inarrestabilmente avviati significa, in tutto il Paese, 500 mila posti di lavoro in meno ». Un esempio per tutti: VEgam (Ente gestione aziende minerarie a partecipazione statale) che fino a qualche tempo fa veniva indicato come una delle soluzioni possibili per le aziende in difficoltà, minaccia essa stessa di liquidare la maggioranza delle sue industrie e di licenziare 18 mila dipendenti. Il sindacato propone rimedi, sollecita provvedimenti, ma il governo non lo ascolta ed è sempre più difficile per i lavoratori credere ai discorsi « politici ». Soprattutto quando si è costretti a soffrire il salario mese per mese e si vedono le tredicesime messe in dubbio o pagate a rate. Difficile per i lavoratori credere alle loro stesse lotte. « Non siamo più di fronte a fatti singoli di aziende in crisi », dice Franco Aloia della Cisl, « brutti certamente, ma isolati. Ora è la politica economica nel suo complesso ad essere incerta ». Prospettive drammatiche tanto più se viste alla luce di una situazione in atto già tutt'altro che rosea. Accanto a quelle che sembrano diventate le tre piaghe ormai croniche del tessuto industriale piemontese — Singer, Venchi Unica, Montefibre — si devono aggiungere i circa 15 mila disoccupati nell'edilizia e nei settori collegati. « E di qui ad aprile, se non intervengono misure radicali, ce ne saranno altri duemila », dice il segretario provinciale della Federazione lavoratori delle costruzioni, Fiammotto. « A cui se ne dovranno aggiungere altri 6-7 mila entro luglio ». E per tutti questi né Babbo Natale, né Gesù Bambino non hanno portato nulla. Neppure una speranza. Alla Singer non ci sono più stati i festeggiamenti dello scorso anno: non si è bevuto spumante, né mangiato panettone. « Da settembre del '75 ad oggi, la Singer è stata la sagra dell'irresponsabilità», dice Bisoglio della Fiom-Cgil. «A cominciare dal ministro dell'Industria, alla Gepi, agli industriali. Non c'è la volontà di trovare una soluzione». Non è stato, purtroppo, un brutto Natale solo per la nostra città. « Torino rappresenta in piccolo quelli che sono i problemi di tutto il Paese », dice il segretario provinciale della Cisl-Tessili, Giuseppe Giurlanda. « Monocultura industriale dell'auto squilibri fra zone di forte concentrazione industriale e zone depresse sono presenti nella nostra provincia cosi come nella nazione. Preoccupazioni, tensioni sociali, difficoltà economiche che si verificano a Torino sono il preannuncio di quanto avverrà il giorno dopo in campo nazionale ». Giorgio Destefanis

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