DAVIS TINTA D'AZZURRO

DAVIS TINTA D'AZZURRO DAVIS TINTA D'AZZURRO La vittoria italiana salverà probabilmente la manifestazione e servirà da potente stimolo all'attività di base - Panatta il principale artefice del grande successo - Adriano batte anche Fillol (Dal nostro inviato speciale] Santiago, 19 dicembre Quando si vince all'estero un'Importante manifestazione sportiva l'emozione è sempre grande, soprattutto quando il successo arriva dopo mille diatribe perché l'avversarlo era il Cile del regime militare di Pinochet. Ma ad accentuare l'emozione per il successo del club azzurro In Coppa Davis, il primo nella storia della manifestazione iniziatasi nel 1900, ha contribuito il pubblico di Santiago, Dopo avere sostenuto I propri giocatori con calore e grinta per tutta la disputa dei doppio, «beccando» pure l'incolpevole Pietrangeli, al termine del match quando gli azzurri facevano mucchio al centro dello stadio Naclonal abbracciati alla Coppa Davis, i seimila spettatori cileni hanno incominciato fra gli applausi scroscianti a richiedere «Vuelta, vuelta ». I nostri non capivano e sono stati gli avversari sconfitti ad informarli che II pubblico avrebbe gradito un giro di campo della squadra. Cosi Pietrangeli, Panatta, Barazzuttl, Bertolucci e Zugarelli tenendo sollevato li pesante trofeo d'argento a passo di corsa, gli occhi lucidi per le lacrime, hanno avuto gli onori che normalmente spettano ai campioni d'Olimpia. La squadra Italiana ha prevalso in un torneo che ha visto la partecipazione di ben 57 nazioni. E' stata la Coppa Davis che ha visto l'esordio nella manifestazione del numero uno del tennis mondiale Jimmy Connors. Ma l'Italia, purtroppo, non potrà dire di avere vinto la Davis di Connors. Il Messico, infatti, che superò nel primo turno la squadra statuninense, nonostante la presenza del superasso del tennis mondiale, si è poi rifiutata di Incontrare il Sudafrica, condannandone la politica ziale, e cosi li Cile ha poi potuto qualificarsi per le fasi successive battendo la squadra di Pretoria e poi approfittando del rifiuto dell'Unione Sovietica a giocare contro la squadra di in regime dittatoriale. Fatti salvi i principi che avrebbero sconsigliato la partecipazione dell'Italia alla trasferta cilena, bisogna però ammettere che sul plano sportivo la finale di Coppa Davis 1976 di Santiago si è svolta in un clima di grande civiltà. Sul campo di gioco non si è verificata la minima strumentalizzazione dell'avvenimento. Non si sono visti militari se non i normali «carabineros» del servizio d'ordine. Lo stesso generale Lelgh, considerato nello stesso tempo la mente ed il duro del quadrunvirato presieduto da Pinochet, si è limitato ad assistere agli incontri sempre in borghese, divertendosi a filmare i match da semplice appassionato di tennis. Il comportamento del pubblico è stato esemplare come può esserlo in un paese neo-latino. I giudici di linea non hanno rubato un sol punto e se qualche errore è stato commesso, spesso è stato in favore della squadra Italiana. Fillol e Cornejo, poi, sono stati esempio di correttezza e signorilità. Raramente una finale di Coppa Davis ha avuto simile cornice, anche se non bisogna dimenticare che l'attuale tranquillità che regna a Santiago, nei suoi stadi, nelle sue vie, à il frutto di un regime che ha debellato ogni resistenza, ogni avversario polieico, con una spietata repressione che ha ignorato I più elementari principi dei diritti dell'uomo. Un regime che proprio nei giorni scorsi ha dovuto subire la severa condanna delle Nazioni Unite in seguito a precisi rapporti dell'Amnesty International, anche se cerca di ritorcere le accuse verso Paesi di democrazia popolare offrendo propagandistici scambi di prigionieri come per Corvalan-Bukovski], concomitante allo svolgimento della finale di Coppa Davis. Condannabile sul piano politico la squadra italiana di tennis ha salvato probabilmente il futuro della manifestazione sul piano sportivo. Contemporaneamente al successo italiano di Santiago nell'edizione 1976, gli Stati Uniti giocavano a Tucson nell'Arizona contro il Messico il primo turno dell'edizione 1977. Quella statunitense, anche se mancava Connors (la mamma lo ha costretto al riposo ma sarà disponibile nel prossimi turni) era una squadra di prim'ordine con Tannar vittorioso su Ramirez, Ashe (recente reduce da un'operazione ai endini) su Chavez e Smith-Lutz trionfatori in doppio su Ramirez-Montano. Il rinnovato interesse degli Stati Uniti per la Coppa Davis testimonia che la manifestazione non è destinata ad estinguersi anche se è necessario trovarle date e tempi di svolgimento diversi. Purroppo all'edizione 1977 parteciperanno sempre nazioni come il Cile, il Sudafrica e la Rhodesia. Ma se quest'ultima ha il buonsenso di ritirarsi quando gli avversari si rifiutano di incontrarla, lo stesso non avviene per cileni e sudafricani. Bisogna pur dire che in passato è stata chiesta l'espulsione dei due Paesi razzisti, questa non è stata ottenuta per l'alto «quorum» richiesto nella votazione. Per l Cile invece non si à mai levata nessuna opposizione nell'assemblea delle nazioni partecipanti alla Coppa Davis. Rino Cacioppo (Dal nostro Inviato speciale) Santiago, 19 dicembre. Internazionali d'Italia al Foro Italico di Roma, Internazionali di Francia al Roland Garros, Coppa Davis: questo il grande slam dì Adriano Panatta nel 1976. Tre exploits prestigiosi frutto di una maturazione che lo ha portato a figurare fra gli autentici 'big' della racchetta. La classe, quella pura, non gli aveva fatto mal difetto anche se nel fisico aveva qualche lacuna: ora Invece ha la grande maturità del campione. Lance Tlngay, critico londinese di tennis, lo ha posto al terzo posto della sua classifica annuale, prima di conoscere l'esito della finale di Coppa Davis, subito dopo Connors e Borg. Adriano è d'accordo? • La classifica del critico londinese — dice Adriano — Indubbiamente mi lusinga ma a mio modo di vedere nel tennis moderno è troppo difficile fare una graduatoria posto per posto, lo classificherei a pari merito al primo posto Connors e Borg che sono di una spanna superiori ad un gruppo di giocatori che oltre a me comprende Orantes, Nastase, Vllas, Ramirez, poi un gruppo più vasto subito dopo e così via ». Per II Panatta 1976 il successo nella finale di Coppa Davis è stato facile. Più difficile, più iaticeta, più sofferta, la lunga marcia di avvicinamento, i match precedenti, le polemiche della trasferta cilena, la tensione dei giorni precedenti il match. Poi tutto facile dopo il match-clou risolto da Corrado Barazzuttl. Una esibizione di bel gioco contro Corneio, tale da entusiasmare il pubblico, poi a fare da nave-scuola ad un Bertolucci incappato in una gìornata-no nell'incontro di doppio che doveva darci II successo senza dovere attendere soffrendo l'esito dei due ultimi risultati. Così ieri Panatta ha festeggiato il successo con un bacio a Rosanna ola - vuelta » con la Coppa intorno al campo di gioco. Dice Nicola Pietrangeli: > Tutti I cileni sono rimasti sbalorditi dal comportamento di Adriano. Lo avevano visto protestare per futili motivi durante gli allenamenti, prendere a calci le palline, ed erano sicuri che in campo i nervi gli sarebbero saltati. Invece Adriano nei due match decisivi non ha detto una sola parola, non ha compiuto un solo gesto di stizza. Un vero campione ». Se ha parlato è stato solo nell'Incontro di doppio per fare coraggio a Paolo quando que¬ sti sbagliava palle che avrebbero fatto saltare la pazienza anche ad un santo. E dire che fino allo scorso anno sembrava un giocatore poco tagliato per la Coppa Davis, un giocatore che diversi esperti avrebbero accantonato per le gare della più fascinosa manifestazione di tennis a squadre. Adriano Panatta esordì in Coppa Davis a Torino nel 1970 contro la Cecoslovacchia. Era II debutto della linea verde voluta da Orlando Sirola, allora capitano. Con Adriano, capelli tagliati con sfumatura alla tedesca per volere del capitano dal pugno di ferro, fu un esordio amaro: eliminazione della squadra ad opera di Kodes e Zednlk e nascita di una immediata incompatibilità con il gigante fiumano sfociata nel 1971, disfatta di Zagabria, In un divorzio decisivo per le sorti del tennis italiano. Nel 1972 infatti Sirola veniva accantonato e nella squadra azzurra esordiva come capitano Giordano Maloli. A Reggio Calabria contro l'Austria Panatta si sentì male e fece il suo esordio In squadra Paolo Bertolucci contro Hans Kary. Ma anche quella volta Panatta non riuscì ad esprimersi. Nel terzo turno gli azzurri furono malamente eliminati a Bucarest dalla Romania di Nastase e Tlrlac che doveva poi raggiungere la finale. Arriviamo alla storia recente che Inizia con l'avvento di Fausto Gardlni a capitano nel 1973. E' l'anno della squalifica di Panatta e Bertolucci per il boicottaggio di Wimbledon. Sempre a Torino contro la Spagna fanno così II loro esordio In Davis Barazzuttl e Zugarelli. Ma a Praga, senza Adriano, non basta agli azzurri il successo di Corradino contro Kodes ed è una nuova tappa amara. Poi nel 1974 la squadra assume consistenza. C'è dopo lunghi anni una vittoria in trasferta, contro la Sve¬ zia a Stoccolma che ci apre le porte della finale interzone, ma in Sudafrica condizioni ambientali e altro ci impediscono di raggiungere per la terza volta la finale della manifestazione. Poi il terribile 1975. La disfatta di Parigi. Panatta alla sbarra per la sconfitta con Dominguez. La squadra a rotoli. Poi l'avvento di Nicola Pietrangeli, uomo fortunato, a galvanizzare l'ambiente, a dare tranquillità. Ma la squadra l'ha forgiata e creata Mario Belardìnelll. « Un lavoro lungo, duro, faticoso. Adriano e Paolo sono arrivati sotto le mie cure a Formia nel 1966, Zugarelli e Barazzutti due 0 tre anni dopo. Era una nidiata buona. C'erano anche Di Matteo, Marzano, Toci. Ma solo questi quattro sono stati capaci di lottare e di soffrire, di impegnarsi fino al conseguimento di questo prestigioso traguardo, importantissimo per il tennis italiano. Sono sicuro che dopo questa vittoria molti altri giovani si avvicineranno al tennis ». Poi Belardinelli con Bertolucci al fianco vede quasi come In una fotografia i quattro azzurri festanti intorno alla Coppa. ■ Ci pensate — fa II tecnico — quando fra dieci anni guarderanno quella foto, vedranno un ragazzo alto che pende da un lato, gli zamponi modenesi di Bertolucci, un ragazzo quasi rachitico come Corrado, si salva solo Tonino. Eppure abbiamo vinto la Davis. Evidentemente abbiamo dovuto lavorare di più non avendo atleti dotati di fisico naturale ». Belardinelli parla del futuro: • Dietro questi quattro ci sono due buoni giocatori come Ocleppo e Merlone che con Vattuone possono essere validi rincalzi ma Il vero ricambio lo dobbiamo cercare nelle generazioni successive. Abbiamo già a Formia un gruppo di giovani molto interessanti come II fratello minore di Adriano, Claudio, Alciati, Moscino. Sono giovani tutti molto dotati fisicamente ma portarli al punto in cui sono arrivati questi sarà difficile perché sono cambiate molte cose. I quattro moschettieri per avere 1 primi soldi dal tennis hanno dovuto lottare e sudare per diversi anni, ora con il boom dell'Industria del tennis ci sono soldi troppo facili ». Poi Belardinelli passa in rassegna i giornali locali. Sono elogi per tutti gli azzurri. • Questa Coppa ha un nome: Panatta. Due vincitori: l'Italia ed il pubblico .. r. c. 4-1 Zugarelli battuto da Prajoux nell'ultimo incontro Santiago. Panatta, Pietrangeli e la Coppa