Mafioso strangolato con un filo di ferro: il cadavere è accecato a colpi di pistola

Mafioso strangolato con un filo di ferro: il cadavere è accecato a colpi di pistola Si allunga in Sicilia la catena dei delitti per i sequestri non riusciti Mafioso strangolato con un filo di ferro: il cadavere è accecato a colpi di pistola Nel rituale della malavita lo sfregio alle fattezze del "giustiziato" assume un significato ben preciso: i suoi occhi avevano visto troppe cose che non dovevano essere ricordate - E' il settimo gregario a pagare con la vita dopo un rapimento (Nostro servizio particolare) Trapani, 12 dicembre. Continuano nell'«industria del sequestro» le misteriose sparizioni ed i delitti. Ieri sera ad otto chilometri da Partanna, nel cuore della Valle del Belice è stato rinvenuto il cadavere di Baldassare Ingrassia, un pregiudicato di 45 anni da Castelvetrana. sposato e padre di due figli, rapito nel suo paese martedì. Sarebbe stato strangolato con un filo di ferro, probabilmente venerdì. Poi il suo corpo, trasportato quasi certamente con un'automobile sul ciglio della strada provinciale che collega Partanna con Castelvetrano, sarebbe stato sfigurato con sei colpi di pistola: quattro in fronte, due negli occhi. Il fatto che il corpo sfigurato sia stato abbandonato in un luogo facilmente visibile, infine, induce a ritenere che gli assassini abbiano voluto lasciare di proposito un terribile «messaggio»: i colpì di pistola sparati su un uomo già morto — nella successione accertata dall'autopsia — hanno infatti un loro preciso significato nel rituale mafioso: la vittima aveva «pensato» troppo e «visto» qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Sui precedenti mafiosi della vittima non c'è alcun dubbio. Per tre anni al confino ad Abbiategrasso vicino a Milano (dal 1969 al 1972) e ; capo tornato quindi in Sicilia Ingrassia era molto legato al cognato Ernesto Cordio, 46 anni, marito di una sorelta di sua moglie, e considerato uno degli organizzatori del sequestro Corleo. Della banda che quasi certamente sequestrò il dottor Corleo oltre a Cordio e Baldassare Ingrassia, ultimo della lista, in precedenza erano stati soppressi Antonino Garofalo, Silvestro Messina e Antonino Luppino, oltre a Vito Cordio (fratello di Ernesto) che è misteriosamente sparito dalla circolazione tra l'agosto e il settembre del '75. Altri tre, invece, sono sfuggiti per poco all'esecuzione delle condanne a morte decretate per loro, rimanendo più o meno gravemente feriti in agguati. La faida sembrava conclusa con l'arresto di «don» Stefano Accardo, a torto o a ragione sospettato d'essere il assoluto della mafia trapanese. Ma, in carcere Accardo e, come lui, alcuni suoi fedelissimi, quali Nicolò Messina, l'ondata dei delitti è ripresa, ora, con lo strangolamento dì Baldassare Ingrassìa. Ma sono due, in Sicilia, le catene parallele dì delitti, legati a sequestri falliti. Mentre nel Trapanese continua a snodarsi la sequenza dei regolamenti di conti seguiti al sequestro del dott. Luigi Corleo, a Palermo da dieci giorni è in carcere Giuseppe Quartuccio, accusato d'aver fatto assassinare sei degli I undici presunti, rapitori del la moglie, Gaziella Mandala, segregata per una settimana e tornata quindi libe¬ ra senza che egli avesse pagato il riscatto richiestogli di un miliardo e 300 milioni. Quanto al dott. Corleo, il ricchissimo esattore, rapito alla periferia di Salemi il 17 luglio 1975 e del quale non si sa più nulla dal 2 settembre successivo (quando per l'ultima volta i banditi si fecero vivi con i parenti, riducendo a 15 il richiesto riscatto di 20 miliardi), nessuno dubita, dopo 17 mesi di assenza che egli possa essere ancora in vita. Antonio Ravidà