Tutti d'accordo con Zaccagnini "Col pci confronto e riflessione"

Tutti d'accordo con Zaccagnini "Col pci confronto e riflessione" Concluso il Consiglio nazionale della democrazia cristiana Tutti d'accordo con Zaccagnini "Col pci confronto e riflessione" Risposta a Berlinguer: no al compromesso storico e al governo di emergenza - Ampie aperture verso il psi - Unica voce di dissenso quella di De Mita, leader della corrente di "Base" - "Esiste una sola area socialista che è rappresentata dal pei" - Questa mattina si riunisce il comitato centrale del partito comunista Roma, 12 dicembre. Tutti d'accordo nella de (salvo De Mita). Dopo il consiglio nazionale, conclusosi questa sera, il segretario Zaccagnini conta tra i suoi sostenitori anche coloro che lo combatterono strenuamente all'ultimo congresso: i dorotei, gli andreottiani e i fanfaniani, cioè il cosiddetto gruppo « daf ». L'accordo quasi unanime è stato raggiunto apppoggiando la « linea del confronto » con il partito comunista, dopo che Zaccagnini ha deHo « no » al compromesso storico con il pei e al governo di emergenza. Il « confronto » della de con il pei (e con gli altri partiti) sulle cose da fare giorno per giorno è formula vaga, che al termine di questo consiglio nazionale pare sottintendere questo piano: «confrontiamoci» con i comunisti senza scontri frontali e quindi senza esasperare il clima sociale del paese, fin quando non riusciremo ad attirare nuovamente i socialisti al governo. Mentre dura il « confronto », deve continuare a resistere il governo « monocolore » di Andreotti, che vive grazie alla benevola e determinante astensione del pei. Alternative non ce ne sono. Queste, insomma, sono le risultanze del consiglio nazionale democristiano ed è questa la risposta di fronte alla quale si troverà domani mattina il comitato centrale del partito comunista, dopo che Berlinguer aveva chiesto alla de: se non vi va bene il « compromesso storico » diteci che cosa volete. Da parte democristiana c'è stato come un coro, sulla falsariga di quanto aveva scritto Moro venerdì scorso: questo non è il momento di fare scelte, si può solo «riflettere». E tutti si sono prodigati in riconoscimenti al psi, da Zaccagnini a Piccoli (il quale di recente aveva suscitato le ire dei socialisti dicendo brutalmente che la de deve «recuperarli»), a Bodrato, ai fanfaniani. L'unica voce discorde in un coro tanto compatto è stata quella di Ciriaco De Mita, uno dei capi della corrente di «Base», il quale ha detto senza tanti giri di parole che il psi non conta nulla, che la vera arma socialista è rappresentata oggi dal pei e ohe quindi non regge come scelta politica la ricerca del rapporto preferenziale della de con i socialisti. La replica di Zaccagnini ha concluso a tarda sera questo consiglio nazionale del « confronto » e della « riflessione ». Zaccagnini ha voluto precisare che sono tendenziosi quanti hanno voluto far credere che lui e Moro dicono due cose diverse, ha rilevato compiaciuto la « larga adesione » alla sua relazione, ed ha chiarito che la « terza fase » della nostra Repubblica, cui accennò Moro (fase successiva ai governi centristi e di centro sinistra), non si esaurisce cer¬ tamente con il governo monocolore di Andreotti. L'appoggio al monocolore non è una scelta chiusa né dogmatica: si può anche cambiare. Dei socialisti, di cui tanto si è parlato nell'aula di palazzo Sturzo, Zac ha detto: « Sarebbe un grave errore appiattire nella nostra considerazione lo spazio e il ruolo del pei, come se il processo di chiarimento dei motivi di fondo che fanno profondamente diversi pei e psi fosse compiuto ». L'osservazione era diretta a De Mita. Anche i repubblicani e i socialdemocratici, secondo il segretario de, non sono forze « subalterne e intermedie ». Ultimo oratore, prima di Zaccagnini, era stato il presidente del Consiglio Andreotti, che sta lentamente emergendo nella de come l'unico vero « cavallo di razza » di ricambio ai due tradizionali (Moro e Fanfani) ormai vicini alla pensione. Il presidente del Consiglio ha detto che la generale comprensione dimostrata da tutti nei suoi confronti toglie « quel poco o tanto » di differenziazione tra partito e governo che si riscontrava nel passato. Andreotti ha poi voluto sottolineare la « distensione » che con la sua opera è riuscito a creare in Parlamento e ha deAlberto Rapisarda (Continua a pagina 2 in terza colonna)

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