I neogollisti eleggono Chirac alla presidenza di Paolo Patruno
I neogollisti eleggono Chirac alla presidenza In un clima di grandeur anti- europeista I neogollisti eleggono Chirac alla presidenza (Nostro servìzio particolare) Parigi, 5 dicembre. Nel clima festoso e confuso di una nomination presidenziale all'americana, Jacques Chirac è stato eletto quasi plebiscitariamente alla presidenza del nuovo Bassemblement pour la République che da oggi ha sostituito lTJdr gollista. Decine di migliaia di attivisti (circa 50 mila secondo gli organizzatori) provelenti da tutta la Francia anche con treni ed aerei speciali, hanno invaso dal mattino i padiglioni dell'Esposizione alla Porte Versailles, che ha tenuto a battesimo la nuova formazione. Adesivi ed emblemi con il volto di Chirac e la scritta «Io ci credo», vendita di dischi con i discorsi dell'ex premier, uno sventolio di bandiere tricolori con la croce di Lorena, striscioni inneggianti a Chirac, un'atmosfera di entusiasmo condivisa ugualmente da giovani e anziani: così è nato il Rassemblement ideato da Chirac. Dalla tribuna, i notabili gollisti hanno fatto a gara nel richiamo ai princìpi della dottrina gollista e nell'ammonimento sui tempi grami che vive la Francia giscardiana. Guena, segretario generale dell'Udr, ha proclamato fra gli applausi che è «giunto il momento della rinascita, il tempo del gran combattimento per la Repubblica»; ha sostenuto che è toccato ai gollisti «dare il segnale per impedire che lo Stato ritornasse preda delle fazioni», «mentre la maggioranza è segnata da una sorta di apatia». E Michel Debré, tra le ovazioni addirittura, ha acceso il clima di crociata richiamandosi a De Gaulle e alla grandeur, rinnovando le polemiche antieuropeiste («Non vogliamo diventare il Quebec dell'Europa, ci sarà una Confederazione degli Stati d'Europa o l'Europa non si farà»), lamentando «le esitazioni del potere», inneggiando al «combattimento che si è iniziato oggi contro la società totalitaria del programma comune». Nel pomeriggio è mutato lo scenario, sparita la vecchia sigla dell'Udr, scomparsi i riferimenti visivi a De Gaulle e al suo successore, Chirac, neopresidente del Rpr ha parlato per un'ora e mezzo sullo sfondo del nuovo simbolo della formazione (un berretto frigio con la croce di Lorena) evocando i compiti del Rassemblement. Se in mattinata l'ex primo ministro aveva stimolato l'orgoglio gollista (« Siamo di nuovo la forza essenziale di questa maggioranza, ne siamo il cuore»), nel pomeriggio ha moltiplicato gli appelli al popolo francese affinché si riconosca nella nuova formazione. Circa metà del discorso è stato un duro attacco alla sinistra e al programma comune, alla pericolosità della «pretesa alternativa che ci propone il programma socialcomunista »; « non ci sarà collettivismo alla francese — ha sostenuto Chirac — perché ovunque nel mondo sono stati instaurati i principi socialcomunisti è scomparsa la libertà». Poi l'ex premier ha ricordato i valori essenziali e i principi su cui basa la sua azione l'Rpr: la difesa della libertà, l'abolizione dei privilegi, la democrazia nella vita quotidiana. Per restare libera, ha spiegato Chirac, la Francia deve preservare la sua indipendenza con un'economia forte ed equilibrata e con una difesa efficace, fondata sulla dissuasione nucleare. A questo punto Chirac ha parlato della costruzione europea, motivo di dissidio fra Giscard e i gollisti, a proposito dell'elezione a suffragio universale del futuro Parlamento europeo. «Noi dobbiamo partecipare con realismo e attivamente alla edificazione di un insieme unito e forte, rispettoso della nostra sovranità come di quella di ciascuna delle nazioni che lo compongono — ha detto l'ex premier, ribadendo la tradizionale posizione gollista — noi faremo l'Europa senza disfare la Francia». Paolo Patruno
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