Gli svizzeri invidiano la nostra vivacità di Antonio Ghirelli

Gli svizzeri invidiano la nostra vivacità L'Italia è "malata,, ma Gli svizzeri invidiano la nostra vivacità Visti da Lugano, sembriamo avvolti da inflazione e disordine, ma capaci di fermenti culturali e di abile dialettica politica Lugano non è un osservatorio molto significativo, né molto diverso rispetto al nostro Paese. Ciò nondimeno il soggiorno di circa una settimana che mi è capitato di farvi recentemente mi ha aiutato a mettere a fuoco un'immagine dell'Italia tutto sommato assai migliore di quella che ci assilla quotidianamente. Vista dalla riva elvetica del lago, l'Italia appare un Paese tormentato dall'inflazione e dal disordine, ma ricco di una vivacità culturale, di una dialettica politica e di un'immaginazione che sono diffusamente ammirati anche da chi è preda di un invincibile complesso di superiorità razzistica. Sono stati i colleghi di Radio Svizzera Italiana, invitandomi a « condurre » per cinque giorni la trasmissione « Radio mattina », ad offrirmi l'occasione per una sorta di originale sondaggio che di certo non avrei potuto condurre con alcun altro mezzo giornalistico. La rubrica, che va dalle 9 alle 11.50 del mattino, assomiglia a quella resa famosa da Moccagatta e poi da Cavallina (« Chiamate Roma 3131 »), nel senso che consiste in una serie di dischi intervallati dalle risposte del giornalista o dell'attore di turno ai quesiti posti per telefono dagli ascoltatori. Data l'ora, si tratta in generale di casalinghe. Voci sommesse La scarsissima presa che il movimento femminista ha nel Cantori Ticino non significa affatto che la donna vi conduca un'esistenza soddisfatta e felice, ma semplicemente che la sua insoddisfazione e infelicità non travalicano la cerchia individuale per esprimersi in forme organizzative. Questo è vero di tutti i gruppi sociali svizzeri: del resto, il livello di politicizzazione a cui siamo arrivati in Italia credo non abbia riscontri, attualmente, in alcun Paese europeo. La radio, la televisione, la stampa dei Cantoni elvetici offrono un panorama dei conflitti mondiali, soprattutto di quelli sociali, che fa pensare all'epoca umbertina o all'impero asburgico. I cortesissimi amici di Radio Lugano mi hanno richiesto esplicitamente — ma dovrei dire, supplicato — di non toccare argomenti politici nel corso del mio quotidiano colloquio con gli ascoltatori e di evitare, per quanto possibile, anche di parlare dell'Italia. La sensazione immediata che ho provato accostandomi, attraverso il microfono, all'opinione pubblica svizzera è stata simile a quella di chi entra in un distinto salotto dove tutte le finestre sono chiuse, le tende abbassate, i discorsi discreti e sommessi. Tuttavia i colloqui a cuore aperto con ascoltatori ed ascoltatrici ticinesi svelavano, al di sotto di quel giudizio negativo (troppo chiasso, troppo disordine, troppa violenza), una sorta di affettuosa invidia, più accentuata nelle donne, anche le più-umili, una nostalgia per l'intensità dei nostri rapporti umani, una stupita ammirazione per la vitalità della nostra vita pubblica e di quella privata. Quanto ai giornalisti ed intellettuali che mi è capitato di avvicinare, essi esprimevano frequentemente un profondo attaccamento alla cultura italiana di cui, semmai, lamentavano la distrazione o almeno la scarsa attenzione nei confronti de,' Ticino. Ma anche gli adulti meno colti soffrono l'inquietudine dei giovani, il loro allarmante rifiuto del modello di vita svizzero, la tentazione di portare alla coscienza le contraddizioni che maturano nel dorato bunker di una comunità apparentemente tranquilla. Fantasia D'altra parte, 1 « mass media » convogliano quotidianamente nelle edicole, nelle case, sui teleschermi del Cantone il messaggio provocatorio del frenetico mondo che si agita oltre Chiasso: la « maggioranza silenziosa » che invoca la pena di morte contro la criminalità è rimasta molto scossa, per esempio, dalle nostre trasmissioni televisive sul processo ai Rosenberg. E' difficile mantenere a lungo le finestre sbarrate, quando in casa del vicino si accendono così fragorosi e stimolanti tumulti. Un altro avvenimento che ha fortemente impressionato il Paese è stato l'accordo tra la Fiat e il governo libico: non soltanto gli esperti elvetici vi hanno ravvisato una prova della inesauribile fantasia italiana. Questo non significa, ovviamente, che la Svizzera sia disposta ad accettare la nostra « way of life » né tanto meno che noi si debba ricusare in blocco la loro. La cortesia, la proprietà, l'onestà che governano la vita consociata della Repubblica Federale ci offrono motivo di serie meditazioni. La riposante discrezione della giornata svizzera ci suggerisce qualche rimorso. La devozione al bene pubblico contiene, essa pure, una lezione preziosa per noi italiani. E' consigliabile soprattutto riflettere sull'orrore che suscita nei nostri vicini il dilagare della delinquenza, talora mascherata da fraudolenti motivi politici, nelle nostre città: ed è proprio da un osservatorio vicinissimo ed astronomicamente remoto come Lugano che si capisce come da noi si sia largamente passato il segno. Se è vero che alla Svizzera farebbe bene importare un po' della nostra esistenziale vivacità, non è men certo che a noi converrebbe procurarci — nonostante il cambio proibitivo — almeno qualcuno dei tesori di civismo e di saggezza che abbondano dall'altra parte della frontiera. Antonio Ghirelli

Persone citate: Cavallina, Fantasia D', Moccagatta, Rosenberg