Derby: la Lazio lo vince, pareggio a S. Siro

Derby: la Lazio lo vince, pareggio a S. Siro Derby: la Lazio lo vince, pareggio a S. Siro Il successo non alla squadra migliore, ma alla più esperta e fortunata - Grande protagonista Pulici, che con le sue parate salva il risultato - Alla fine grande fiaccolata biancazzurra ROMA Roma, 28 novembre. Termina con una fiaccolata biancoazzurra per festeggiare la vittoria. Al fischio finale di Michelotti i settori laziali si incendiano come d'incanto. Non sono torce, ma semplici giornali che ardono, accompagnati da cori di gioia. I giocatori lasciano il campo stringendosi la mano. Il derby non lascia acredine, ma rimpianti s), perché non ha vinto la squadra migliore, ma la squadra più esperta ed anche più fortunata. I tifosi laziali possono gioire per i due punti e per la bella classifica, ma non possono certo vantare una superiorità valida per glorificare il successo. Nel calcio capita di tutto, si registrano anche risultati assurdi, e questo 1 a 0 per la Lazio non è del tutto meritato. Occorre una spiegazione. La Roma attacca subito con tutta la foga e la grinta proprie di una squadra giovane. Non c'è calcolo nel gioco romanista. C'è entusiasmo, carattere, brio e velocità. Mancano uomini importanti come Rocca, Peccenini e Prati, ma i sostituti non fanno rimpiangere gli assenti. Maggiora non ha timore di Cordova, Menichini controlla bene Giordano, Pellegrini corre e scatta in avanti senza timore: forse con meno classe, ma certo con maggior decisione di Prati. E' una Roma veloce, prudente, ma non troppo, una Roma a cui De Sistl porta il peso di tutte le sue esperienze. C'è una sola punta, ma Musiello non è quasi mal solo. Riceve aiuto da tutti, da Pellegri¬ ni e da Bruno Conti, da Di Bartolomei e da Boni. La Lazio sta a guardare. E' una Lazio diversa da quella propagandata da Vinicio all'inizio della stagione. Le marcature sono «a uomo», il controllo è spietato. Ai difensori è proibito avanzare, tanto che Wilson non lascia mal l'area di Pulici. E' molto bravo Manfredonia a controllare Musiello, un Musiello nettamente migliorato rispetto alle ultime esibizioni. E' ancora un po' rozzo nelia corsa, ma i suoi smarcamentl sono Intelligenti, le sue puntate utilissime, I suoi dialoghi validi ed efficaci. Si cerca Cordova, il «traditore», ma Cordova è in difficoltà. Evidentemente emozionato, appare tardo nello scatto, commette qualche fallo Inutile, non entra nel vivo del gioco. Con D'Amico In netto ritardo fisico rispetto agli altri (ritardo giustificato dal recente, grave infortunio), con Badiani in giornata storta, con Agostinelli più frizzante che pratico, il centrocampo laziale viene saltato a pie pari dall'azione in profondità dei romanisti. CI vuole un Pulici grandissimo per evitare II disastro, e Pulici respinge tutto. Un po' con fortuna, un po' con intuito, un po' con abilità, Il portiere laziale è imbattibile. Ci prova B. Conti all'11', ma sbaglia di un metro il bersaglio. Tenta un assalto Musiello, ma Palici in Liscila ostacola l'avversarlo e Manfredonia pub liberare (18'). Un minuto dopo B. Conti riprova, ma risbaglia. Al 23' intuizione, abilità e fortuna alutano Pulici a respingere due consecutivi tiri di DI Bartolomei e di Pellegrini. L'assalto dei giallorossi è continuo, pressante. Sembra un assedio. Cerchiamo invano nelle note qualche alleggerimento laziale. Si susseguono gli angoli, si ripetono le parate di Pulici. Si nota anche che alla Roma manca un vero tiratore in gol. La Lazio arretra i centrocampisti a protezione della difesa, e gioca in contropiede. Il primo si registra alla mezz'ora, ma Garlaschelli spara altissimo. Poco dopo Cordova allunga a Giordano un pallone validissimo. P. Conti è pronto all'uscita interrompendo l'azione. Il gol arriva al 40', improvviso, spietato, a punire la Roma per tanta prodigalità. E' sempre gioco di alleggerimento. Badiani tocca a Garlaschelli, che lancia in diagonale a Giordano, spostato nel settore sinistro. Menichini è tagliato fuori, tenta II recupero Santarini, ma Giordano tira in diagonale proprio mentre P. Conti azzarda II primo passo verso la zona pericolo. La palla, tagliata, passa ed entra in rete dalla parte opposta: 1 a 0. I giovani romanisti accusano il colpo. Avevano attaccato di più, avevano sfiorato più volte il gol, avevano costretto Wilson, Manfredonia, Ammoniaci, Martini, Badlanl e molti altri ad una difesa a volte affannosa, avevano sognato un trionfo. Invece al primo contrattacco sono trafitti. Ci vorrebbe la forza di continuare come prima, invece il gioco dei romanisti scade e si inceppa. Non c'è più entusiasmo, non c'è più slancio. Subentra lo scoramento. I laziali, sapendo di essere in «giornata no», raccolgono le loro forze cercando di amministrare il vantaggio. L'esperienza ha ii sopravvento sulla gioventù. Wilson non perde una battuta, Cordova diventa ancora più arcigno e si fa ammonire. Sul campo opposto De Slsti tenta di riordinare le file, ma con scarsi risultati. Per tutta la ripresa si registra un certo equilibrio, ma le azioni più pericolose sono ancora della Roma. Non arriva II pareggio per sventatezza di Maggiora, che al 64' alza un pallone utile proprio sotto la porta laziale e per una ennesima, stupenda parata di Pulici, che respinge d'intuito un tiro ravvicinato di Pellegrini. La palla giunge a Sabatini (subentrato poco prima a Sandreani), ma Sabatini sbaglia la porta con Pulici sbilanciato per il precedente intervento (87'). Non c'è più tempo per rimediare. Vince la Lazio, forse più posata, più pratica, più omogenea. La Roma perde un derby che non doveva assolutamente perdere. Non togliamo nessun merito ai laziali e specialmente a Pulici, ma pare giusto rincuorare i romanisti per la bella prova. Alla Lazio i punti che contano, alla Roma gli elogi che non contano niente. Giulio Accatino Lazio Roma 1 0 LAZIO: Pulici; Ammoniaci, Martini; Wilson, Manfredonia, Cordova; Garlaschelli, Agostinelli. Giordano, D'Amico (dall'80' Lopez), Badlanl. ROMA: Paolo Conti; Maggiora, Sandreani (dal 77' Sabatini); Boni, Santarini, Menichlni; Bruno Conti, Di Bartolomei, Musiello, De Sisti, Pellegrini. ARBITRO: Michelotti. RETE: Giordano al 40'. MILANO di vincere La grande paura, per i rossoneri e per Marchioro, finisce all'81', quando Silva riequilibra le sorti dell'incontro - Né il Milan né l'Inter meritavano Un match a ritmo lento - Discutibili alcune decisioni prese dall'arbitro Serafino (Dal nostro inviato speciale) Milano, 28 novembre. L'accostamento col derby lodigiano è quasj una tentazione, se non si rischiasse di profanare tutto un passato fatto di gloriosi ricordi. Purtroppo questo derby non si è elevato di molto rispetto a quanto critici e tifosi si aspettavano: lo stesso tabellino dei marcatori non riporta nomi Illustri, bensì quelli di due ottimi manovali colpiti dal fulmine del genio nelle fasi cruciali della gara. Fra i fotogrammi di un film proiettato quasi al rallentatore (sempre in bianconero, mai uno sprazzo di colore) varrebbe la pena di rivedere alcune immagini: il gol di Marini col dubbio fuorigioco di Anastasi (questi era al di là di Bet, quando lo stopper rimandava di testa, ma lo sbandieramento del guardalinee non ha latto cambiare idea a Serafino), nonché i tre « mani », uno interista e due milanisti, che hanno vivacizzato un pochino gli animi sugli spalti senza però provocare incidenti, tanto erano abbacchiati i tifosi dalle ultime vicende poco allegre dei loro beniamini. L'arbitro in effetti ha fatto bene a sorvolare sui « mani » di Fedele (questi asseriva negli spogliatoi di avere fermato il pallone col petto) e di Sabadini, mentre ha sbagliato a rilevare quello di Turone, decisamente involontario. Serafino, che non essendo un pie veloce rischia sovente di restare indietro e di perdere il • contatto » con l'azione, ha fischiato il ' mani », ma invece di assegnare il rigore ha arretrato il pallone indietro di un metro, posandolo cosi fuori area. Un duplice errore che avrebbe potuto affossare le residue speranze di riscossa del Milan, che però si è esaurita col tiraccio di Muraro sulla barriera. Meglio cosi, perché la squadra di Marchioro — pur deconcentrata e nervosa com'è In questi tempi — non meritava di perdere, al pari dell'Inter che non meritava di vincere. La gara, impostata sul piano del « tic e toc », una specie di ping pong, ora a me adesso a te, non era la più adatta ad infuocare gli entusiasmi e a trascinare gli stessi giocatori, specie quelli di parte milanista, choccati dalla notizia del presunto arrivo dì Nereo Rocco e in vista, con un'ennesima sconfitta, di un pos- sibile naufragio. Non dimentichiamo che i rossoneri di Marchioro hanno vinto soltanto una partita, la prima di campionato, infilando poi una serie senza precedenti di pareggi e di sconfitte. Cadere anche oggi nella trappola del derby avrebbe significato il crollo al penultimo posto in classifica, con l'inevitabile alluvione di polemiche e di contestazioni. Per 81 minuti Marchioro In panchina deve avere sentito il baratro che si allargava sempre di più e che minacciava di ingoiarlo col suo buio senza fine: l'ha salvato proprio Silva, quell'attaccante che nei piani tattici del Milan avrebbe dovuto rappresentare il Bettega rossonero, ma che vanta un'altra dimensione in fatto di classe. Ora Marchioro potrà riprendere fiato, cosa che non è riuscito a fare negli spogliatoi dove appariva Insolitamente teso al punto che le parole gli uscivano di bocca con difficoltà, proprio lui che possiede una buona proprietà di linguaggio e che cerca di dare di se stesso l'immagine di uomo da ultima trincea. Il logorio del derby, le notizie che si accavallavano sull'arrivo di Rocco, destinato In un primo tempo a spazzare tutta la panchina rossonera, devono averlo logorato oltre il prevedibile. Buon per lui che la squadra tutto sommato abbia tatto muro davanti ad Albertosi, evitando i catastrofici errori difensivi tipo Bologna e Bilbao; è stata tratitta da un gol imparabile messo a segno con potenza e fortuna dall'ottimo Marini, il più in forma dell'Inter assieme a Bordon. Nell'occasione, come si è accennato, sì è avuto II dubbio della posizione irregolare di Anastasi, ma Serafino ha optato per il fuorigioco passivo (Bet liberando dì testa aveva teoricamente annullato l'off side di Pietruzzu). Persino Mazzola oggi ha evitato di Infierire sul Milan. Ha giocato con saggezza, portando il pallone e smistandolo, senza però illuminare la scena come gli capita abbastanza spesso: ha evitato persi- no gli affondo lasciando a Muraro (buona prova) e ad Anastasi questo compito. La sua azione più divertente è stata quella che l'ha visto impegnato nel finale con Rivera: una corsa lungo la fascia laterale sinistra che anticipava in un certo senso una sfida fra vecchie glorie e che il pubblico ha accolto con un boato, specie quando Gianni ha Impegnato anche l'anima al diavolo pur di non arrendersi alla fuga del capitano avversario. Fosse stato chiunque altro, RIvera si sarebbe arreso, ma non con Mazzola. Questi deve essere rimasto stupito dalla reazione del rossonero, al punto che nonostante il vantaggio ha finito per allungarsi il pallone e per perderlo sul fondo campo. Soltanto simile accenno di duello ha 'legato' questo derby con quelli del passato. Il resto era polvere. Corse, controcorse, tocchetti, azioni elementari, uno due da oratorio o da 'Nag-, mentre sugli spalti 'ultras' e -brigate' litigavano, senza però azzardarsi a colpire. Proprio come avveniva In campo, dove Anastasi rincorreva l'ombra del suo passato mentre Rivera accennava in poche circostanze al passo di danza. Mettetevi nei suoi panni: se avesse sfoderato una grossa partita chi avrebbe Impedito a certi critici di scrìvere: «Rivera non vuole Rocco»?; Se avesse giocato male, l'accusa poteva essere benissimo rovesciata: «Rivera non vuole Marchioro». Non ha giocato per nessuno dei due, o meglio si è accontentato di fare passerella smistando un paio di ottimi palloni e sbagliandone altrettanti, il tutto con estrema parsimonia atletica. Il Milan si affidava più che altro al lavoro continuo anche se impreciso di Capello, agli appoggi di Turone, Maldera e Sabadini, nonché di Biasiolo, mentre le punte latitavano alquanto, come avveniva d'altronde in campo nemico. Là erano Fedele, Marini e Oriali ad accelerare il gioco, senza trovare un colloquio coi compagni, a parte gli alterni appoggi di Mazzola. Anastasi era decisamente in giornata negativa: estraneo al gioco, quasi come Merlo, che continua a piacere soltanto a Chiappella. Un Anastasi in catalessi, dunque, per questo derby così poco esaltante, lui che era abituato alle fiammate di Torino-Juventus ed al suo contorno da ultima spiaggia. Il primo gol al 43' dopo che In precedenza Albertosi (34') abbandonando la porta ed avventurandosi sulla tre quarti campo aveva offerto all'Inter la prima occasione. Il portiere appoggiava malamente Il pallone proprio sul piedi di Oriali, che tentava la conclusione da una trentina dì metri, trovando però sulla sua traiettoria la testa rocciosa di Turone. Al 43' dunque Marini sbloccava il risultato. Azione di Muraro sul tondo campo, cross in area dove Bet rinviava di testa (ed Anastasi, come si è detto, era appostato alle sue spalle), pallone a Marini, rimbalzo e tiro di shoot, imprendibile all'incrocio dei pali. A 9' dalla conclusione il pareggio: Capello a Silva, appena dentro l'area, lateralmente, l'attaccante effettuava un mezzo giro su se stesso e di destro, indisturbato. Infilava la porta. Oriali, dov'eri? Giorgio Gandolfi Milan Inter MILAN: Albertosi; Sabadini, Maldera; Morini, Bet, Turone; Rivera, Biasiolo, Galloni (dal 64' Vincenzi), Capello, Silva. INTER: Bordon; Guida (dai 74' Pavone), Fedele; Orlali, Gasparini, Facchetti; Anastasi, Merlo, Mazzola, Marini, Muraro. ARBITRO: Serafino. RETI: Marini al 43' e Silva all'81'.