Il rugby non vuole violenza ma punizioni e autodisciplina

Il rugby non vuole violenza ma punizioni e autodisciplina Dopo l'incredibile episodio di Reggio Calabria Il rugby non vuole violenza ma punizioni e autodisciplina Certi episodi di insofferenza, certi plateali fallacci affiorati con insistenza in quest'inizio del campionato di rugby, essendo espressione di una tendenza che andava generalizzandosi, avevano, anche recentemente, provocato una chiara e severa presa di posizione contro il gioco duro e violento. Quanto il grido d'allarme fosse tempestivo e giustificato è stato, purtroppo, con selvaggia evidenza sottolineato dall'incredibile episodio di Reggio Calabria: un brandello del padiglione auricolare del giocatore Monacelli è stato raccattato tra l'erba del campo di gioco. Staccato di netto con un morso da un avversario, il lobo dell'orecchio è stato riattaccato dopo un lungo Intervento chirurgico che ha richiesto 50 punti di sutura. Il fattaccio, avvenuto sabato durante il match Caronte-Wuhrer Brescia, ha naturalmente avuto ripercussioni e reazioni anche al termine della gara. Ancora una volta ne ha fatto le spese un atleta calabrese: colpito da un calcio all'addome Llbertuccl è ricoverato in osservazione all'ospedale per sospette lesioni interne si parlava in un primo tempo per¬ sino di spappolamento della milza). Questi i fatti, questi gli ultimi inconcepibili episodi di un'escalation della violenza che minaccia di frenare l'ascesa di uno sport che anche in Italia sta attirando vaste simpatie. A questo punto, è chiaro, I responsabili della Federugby dovranno correre ai ripari, gli enti disciplinari dovranno colpire senza pietà i colpevoli. Questo è il minimo che si può chiedere ai dirigenti federali. Ma secondo noi la soluzione — non la sola almeno — del problema non può scaturire esclusivamente dalla repressione disciplinare. Se è vero che » il rugby è uno sport duro, virile, ma leale »; se è vero che soltanto l'autodisciplina può evitare che un match si trasformi in rissa con gravi rischi per i contendenti; se è vero che lo spirito del gioco è basato sull'emulazione non sull'eliminazione, allora è chiaro che, senza attendere I provvedimenti della federazione, sono le società stesse a doversi assumere le proprie responsabilità. Siano I dirigenti ad allontanare dal loro clubs gli indegni: sempre che amino il rugby più dei due punti in classifica.

Persone citate: Caronte, Monacelli

Luoghi citati: Brescia, Italia, Reggio Calabria