Pesaola e Vinicio a muso duro la stretta di mano non c'è stata

Pesaola e Vinicio a muso duro la stretta di mano non c'è stata Pesaola e Vinicio a muso duro la stretta di mano non c'è stata (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 21 novembre. Finisce in parità la partita, ma « o lione » Vinicio batte il * petisso • Pesaola. Il risultato rende euforico il brasiliano, triste e nero l'argentino. Vinicio a fine gara mette la museruola. Non apre bocca o quasi, ignorando completamente la partita. Si limita a strette di mano, pacche sulle spalle, baci sulle gote da parte di amici di vecchia e nuova data. Ma l'argomento partita è \ tabù. Pesaola al contrario tiene banco. E' più j scuro del solito, la voce è ancora più roca ] per le millanta sigarette accese a ritmo continuo durante la partita. Si sfoga spiegando la sfortuna del suo Napoli che ha pareggiato una partita dominata a parole molto più che non sul campo, ridotto ad un acquitrino, dove in fondo sarebbe stato giusto non giocare se lo svolgimento di una gara di serie A non fosse cosi strettamente concatenato al Totocalcio. Napoli sfortunato, dunque, per II « petisso » e Lazio superfortunata. Il nome di Vinicio non viene mai pronunciato. I due tecnici dopo le battaglie verbali che hanno preceduto e seguito il giro di valzer delle panchine nel periodo estivo hanno preferito ignorarsi. Troppo distanti gli spogliatoi delle due squadre, troppo separate le due panchine In campo. All'Inizio della gara I due tecnici sono entrati in campo con la stessa tenuta, calzoni della tuta e impermeabile a scafandro di stile paramilitare. Vinicio ha preso posto per primo. Poi è arrivato Pesaola. Da centrocampo è partito di corsa con il suo caratteristico stile di quando da ala si involava lungo le fasce laterali. Puntava di¬ ritto verso la panchina del rivale. Ma quando in tribuna si pregustava già la stretta di mano della pace, Pesaola cambiava improvvisamente direzione con una deviazione che aveva II sapore di uno sberleffo al rivale, che ha lasciato tanti rimpianti nella Napoli più passionale per il clima e gli schemi di gioco improntati al collettivo. Vinicio nel ritiro di Agnano aveva atteso l'Inizio della gara ascoltando la Santa massa officiata da un frate amico dei laziali e si era aggirato per I corridoi dell'albergo pedinato stretto da una guardia del corpo speciale, » Ciro l'americano », napoletano disoccupato, suo fedelissimo da quando « o lione » indossava ancora la maglia n. 9 del Napoli. Vinicio solo quando gli chiedevano un parere sulle condizioni del campo si lasciava andare ad una risposta maliziosa: « Sarà molto pesante. Il Napoli ha una macchina che permette di limitare i danni della pioggiu ma non l'adopera per il motivo che l'acquisto è stato consigliato dal sottoscritto ». Poi non più una parola. Allo stadio fa spogliare Lopez. E' Infatti sicuro che Pesaola non rinuncerà a Chlarugi. Ma quando il « petisso » schiera Speggiorin, fa rivestire Lopez e fa esordire l'ex difensore del Palermo Plghin. La partita. Più pallanuoto che calcio. Un bell'inizio della Lazio, poi II sopravvento dei partenopei, più dotati di peso atletico, specie quando Cordova dopo 15 minuti rimedia un mezzo stiramento e limita il suo raggio d'azione. Il gol di Speggiorin che beffa Pulici tradito da una pozzanghera. Sembra il k.o„ ma la Lazio reagisce bene e quando Agostinelli approfitta di un errore di Vinazzani è il pareggio di Garlaschelli. Pei ' o lione » è come un sogno. La rivin¬ cita contro una società che non lo aveva difeso di fronte agli attacchi di qualche giocatore che non voleva assoggettarsi alla sua teutonica disciplina. Negli spogliatoi è una gran festa, iniziata Ira le beffe del pubblico al fischio finale di Menicucci. Poi la fuga sotto il naso del taccuini dei cronisti e dei microfoni di mille radio più o meno libere ed ufficiali. « Non parlo, andiamo, per favore, lasciatemi andare ». Poi a qualche orecchio più fidato ed amico: « Raccontate voi, che avete visto la partita ». Alla porta del pullman pur di sentirgli dire tre parole di fila gli chiedo di parlarmi del derby con la Roma di domenica prossima. « C'è una settimana di tempo — risponde Vinicio — perché proprio ora? ». E non gli tiri più niente, ma negli occhi c'è II sorriso e l'orgoglio del trionfatore. Pesaola parla dopo, e a lungo. Parte con una • boutade »: » Si è sfatata la tradizione che vuole Pesaola uomo fortunato. Ora chi sosteneva questa tesi non mi romperà più l'anima ». Poi la solita tiritera di un Napoli fortissimo, bellissimo, più che animoso, tradito dal fondo del campo. Carmignani inoperoso. Cinque palle-gol sbagliate dalla sua squadra. Ed invece un solo errore pagato con il pareggio. Disappunto per dover affrontare il Torino con I soliti due punti di scarto. Ma nessuna concessione — promette sempre Pesaola — per la squadra di Radice. Ma si capisce lontano un miglio che questa sera II » petisso » continuerà a fumai e a ritmo forsennato e non riuscirà a prendere sonno. Sa benissimo che questa prima sfida l'ha vinta • o lione » Vinicio. Rino Cacioppo

Luoghi citati: Lazio, Napoli