Parolieri minorenni un bacio e nulla più di Emio Donaggio

Parolieri minorenni un bacio e nulla più Si chiude il concorso di Radio Montecarlo Parolieri minorenni un bacio e nulla più Quanti quindicenni tra i dilettanti - La canzone torna all'antico I fiorai possono stare tranquilli: la prossima generazione parlerà ancora d'amore con i fiori. Poco meno di cinquecento poeti, la stragrande maggioranza dei quali sui 15 anni, l'ha confermato in occasione di un concorso di Radio Montecarlo che si conclude questa settimana. Hanno messo le parole ad una canzone che Ornella Vanoni, quattro volte al giorno, ha cantato servendosi di numeri. Ebbene gli aspiranti, tutti italiani, al « Superpeter della canzone » hanno quasi sempre sostituito al sensuale ma arido « ventotto meno due I fa ventisei » con un intramontabile « amore mio non devi I lasciarmi mai». Dunque, solo Rocco e Daniela sono <: Porci con le ali ». Il best-seller sessuo-politico dei due adolescenti prende il titolo da un proverbio inglese, « Se i porci avessero le ali, potrebbe accadere qualsiasi cosa ». E non è accaduta. Resiste il ricordo di Scerbanenco a puntate su « Confidenze » (certamente quello di « Milano nera » era un omonimo), è il trionfo di Liala che abbandona sempre i suoi protagonisti sulla soglia della camera da letto. E se qualche quindicenne, come Alessandra di Camaiore, azzarda, le capita di essere clamorosamente tradita dai verbi e il suo desiderio di « possiederci », scritto di suo pugno, è ovvio: fa ridere. Ma chi li compra i dischi di quei due che descrivono la prima esperienza in senso di « facciamo una cosina tipo setanera e, ovviamente, nudo integrale », vedi gli alati di prima? E chi li avrebbe ascoltati i Rolling Stones sapendo che cosa cantavano? E chi lo capisce Alien Ginsberg? La situazione va riassunta: almeno quattrocento poeti sotto i vent'anni stanno rivalutando Giovanni Pascoli, con la differenza che in una loro canzone può entrarci la cavallina, ma non lo « storna » che è già un inghippo lessicale. Un marito innamorato II tema delle canzoni è l'amore. E che cos'è questo amore? Per Silvia di Lucca: « E' solo una ripicca e niente più, da sola in casa il tempo no, non passa più ». Per l'anonima di Piombino: « Un'invenzione assurda, un bluff, una pazzia ». Ecco già mescolati un vecchio Endrigo, un film di Celentano neppure vietato. Ma non mancano i colori dell'autunno e il vento che accarezza, di Fulvia da Grosseto, e sono l'alibi per il seguito: « Ti offro qualche cosa, se vuoi salire su da me », come a dire c'è anche mamma e l'aranciata, cosa ti credevi? L'amore « sfa dentro qui, in questa radiolina, che sembra una gabbia » afferma Betty, 15 anni, da Milano, e ci aggiunge « bum, bum, bum ». Si passa quindi da un inconscio Marinetti al romanzo d'appendice: è il turno del misterioso Palver da Borghetto Santo Spirito, un « professionista » che acclude tre storie diverse dove tutto lo scibile amoroso è svolto: a) sedotta e abbandonata vuole togliersi la vita, ma è salvata da bravo giovane; b) sedotta e incinta convince padre libertino a vita onesta; c) e ancora provata dall'amore, abbandonata con un figlio, vedi nota esplicativa: « Si richiude nel suo peccato ripudiando così ogni unione con altri ». A questo punto, Luigi da Capralba, con la sua « Mi parla, mi accarezza e poi mi bacia / Dai piedi in su, mi guarda lui », ci fa la figura di un voyeur uscito dai fumetti di Naga, la maga, « divina maestra dell'amore sfrenato e in Rolls Royce ». Gli altri, con la Vanoni a disposizione, « imprigionano i loro perché » come Roberto da Prato, oppure il concittadino Nicolino, che si timbra invece di firmarsi, e da presumibile contabile distingue « non credere che io per te, mi faccio a pezzi ». Peccatori in Rolls Royce Dunque, la nuova generazione canzoniera è romantica. Con gli immancabili luoghi comuni come « il tempo guarirà le tue ferite », « domani tutto cambierà », « ti regalerò un mondo nuovo ». Rincasa due ore dopo il tempo che era consentito agli ancora giovani padri, rinnega Bogart per Redford, coltiva Robespierre, ma da una canzone di Ornella Vanoni vuole gli stessi, genuini palpiti, di Antonio Razzino, operaio delle Fonderie Fiat di Borgaretto, abitante a Torino in via Onorato Vigliarli 35/3, che « non conosco una nota, non ho mai scritto canzoni o cose simili, non possiedo un registratore, l'impresa è stata ardua », ma ha deciso comunque di scrivere una canzone per la moglie Raffaella. E' intitolata « Un giorno senza te » e l'ha scritta perché « l'amo e a causa di avversità sono stato costretto a starle lontano ». Tutto vero e naturale: la chiama « vero tesoro » e poi « stella d'oro » e non si vergogna di ammettere che ha pianto per lei e che « un giorno, e tu lontana... non posso stare più ». Nella lettera d'accompagnamento specifica che vuole farlo sapere « al mio bambino Cristiano, alla mia piccolissima Antonietta, ai miei cari genitori, ancora a Maria, Teresa, Elena, Vincenzo, miei germani e a tutti i miei nipoti ». Ha ragione lui: cosa si può trovare di meglio da canticchiare di questi tempi? Emio Donaggio