Mai più di due gol contro i "bianchi"

Mai più di due gol contro i "bianchi" Dopo undici incontri, restano gli avversari più difficili da battere Mai più di due gol contro i "bianchi" Capello e Graziani saranno in campo mercoledì all'Olimpico, prendiamolo come un buon segno al di là delle doti e delle caratteristiche dei due giocatori. Con Meazza e Brighenti, un grande del calcio ed un valido tiratore degli Anni 60, sono loro gli ultimi azzurri ai quali è riujcito di battere due volte un portiere britannico. Capello ha segnato a Torino e poi ha infilato i « bianchi » a Wembiey: una rete davvero storica, che ha dato la prima vittoria al calcio italiano nel « tempio » del football anglosassone. Il granata è andato a segno due volte nel torneo del Bicentenario degli Stati Uniti. Furono l gol della grande illusione, prima della rimonta degli uomini di Don Revie che a metà tempo sembravano k.o. Il « due » dà la misura di una specie di muro incontrato da sempre dai nostri attaccanti nei confronti con l'Inghilterra: vincendo, perdendo o pareggiando, mai abbiamo segnato infatti più di due reti nei confronti con i « maestri ». Maestri veri una volta, un po' fasulli ma sempre validi adesso. E «loro» invece il muro lo hanno superato più volte: hanno vinto tre volte per 3 a 2, una volta per 4 a 0 nel '48 proprio a Torino, e fu una sciagura nazionale. Su undici confronti, il calcio italiano ha ottenuto due vittorie, quattro pareggi, ha incassato cinque sconfitte. Un bilancio che pesa, che affiora nei discorsi della gente, che però — per fortuna — non sembra incidere sul morale delle truppe di Bearzot. In settimana, toccatomi il primo Intervento in un dibattito torinese sul tema, presenti fra gli altri Trapattoni e Santin, al pronostico «due a zero per noi » espresso con tono volutamente provocatorio (anche se rispondente ad una convinzione) c'è stato nel pubblico un attimo di incertezza. E' stato un test interessante, come sportivi in Italia non abbiamo l'abitudine di credere nei nostri rappresentanti, calcio o atletica, nuoto o boxe che sia (poche eccezioni riservate ai campionissimi, Benvenuti ad esempio). Solo nel prosieguo del dibattito, sentendo l'ottimismo concreto di Giovanni Trapattoni, di Santin, dei colleghi Baretti e Franco Colombo i presenti in sala hanno cominciato a convincersi che, sì, gli azzurri potranno anche farsi valere mercoledì a Roma. Questione di mentalità, certo. Le affermazioni in Coppa della Juventus sui due Manchester non saranno mai abbastanza lodate, al di là del valore che hanno avuto per il club torinese, in quanto hanno dato una grossa spallata alle paure di molti. E' chiaro che perdere il timore reverenziale è un grosso vantaggio sino a che non si arriva al pericoloso ottimismo a ruota libera: ma questo non accadrà, gli azzurri hanno esperienza e Bearzot non si stancherà di metterli in guardia: purché non esageri, proprio lui che ha in tasca i profili detta- gitati — stilati di persona — di un centinaio di giocatori inglesi, nessuno gli è parso un mostro. Se si eccettua questo benedetto Kevin Keegan del quale si è parlato sin troppo facendo i suoi interessi, in vista di un possibile futuro trasferimento oltre Manica. Cuccùreddu ha già fatto sapere, comunque, di non avere ancora perso il sonno: per fortuna il nostro calcio ha gente seria. Rubiamo una frase dal vocabolario «tedesco» di Gigi Radice, anzi tutta una frase: «Certi appuntamenti internazionali un giocatore deve sentirli nel modo giusto, con una determinazione assoluta, senza timori, ma privo anche di malintesi sensi di superiorità. Io dico: ragazzo, presen¬ tati in campo e fai il tuo dovere». Lo ha detto a Zaccarelli a Dusseldorf. Non guardiamo alla battaglia persa (con colpa, anche) di fronte a Fred Delcourt; contro il Borussia Zac che era pieno di dubbi legati ad un malanno fisico ha vinto ogni remora ed ha disputato una grossa gara. E così, speriamo, facciano gli undici azzurri contro i bianchi di Don Revie. C'è motivo per stare molto attenti, non per avere paura. La fama «terribile» degli inglesi risale al 1948, alla partita del Comunale. Dai tre incontri precedenti (due pareggi ed una onorevole sconfitta per 3 a 2) la squadra azzurra era uscita bene, ma a Torino ci fu il crollo. Si era andati in campo con molte speranze, il blocco granata di capitan Valentino dava fiducia, ma mentre Elioni cominciava a ballare una rumba terribile davanti a Matthews, Mortensen dalla bandierina dimostrava da che parte stesse quel giorno lo «stellone» Infilando nell'angolo corto della porta di Bacigalupo un pallone che era nelle intenzioni un cross per la testa di Lawton, il quale si stava avventando in area contrastato da Carletto Parola. Eravamo in curva, in una calca pazzesca, fu l'inizio di un incubo. Il povero Swift, berrettone di stile scozzese e maglione giallo, gigantesco fra i pali, era imbattibile; gli inglesi andavano ancora in gol con Lawton e due volte con Finney. Quegli undici «bianchi» chi li ha visti non se li è ancora scordati: Swift, Scott, Howe, Wright, Franklin, Cockburn, Matthews, Mortensen, Lawton, Mannion, Finney. La data storica c'è stata anche per gli azzurri, il 1* novembre del 73 a Wembiey. Il contropiede Chinaglla-deviazione del portiere Shllton-Capello-gol è fresco nella memoria di tutti. Nessun dubbio che fu una beffa per il gioco d'attacco dei britannici, i quali sullo stesso campo una beffa ancora peggiore l'avevano subita dalla Polonia, che pareggiando grazie alle fortunose parate (oltreché alla bravura) di Tomaszewski ed ai rinvìi alla meglio del gigantesco libero Gorgon, li avevano esclusi dal campionato del mondo. Ecco, se c'è un ricorso storico su cui meditare è proprio quello che fa riferimento ai campionati mondiali: se li eliminiamo noi questa volta, il calcio inglese sarà assente dalla seconda World Cup consecutiva. Sarebbe uno smacco durissimo per i «maestri» che a forza di sentirsi superiori si sono ritrovati in serie difficoltà. Si dice ora che a Roma i «bianchi» di Don Revie faranno catenaccio: i tempi sono davvero tanto cambiati? Lo lascia intendere anche la campagna polemica «sparata» contro il nostro calcio. Svanito il fair play, in ribasso il gioco, meno numerosi gli assi: coraggio azzurri, «presentatevi e fate il vostro dovere». Bruno Perucca

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Polonia, Roma, Stati Uniti, Torino