Trovato morente con 9 proiettili in corpo l' un'altra vittima del clan marsigliese?

Trovato morente con 9 proiettili in corpo l' un'altra vittima del clan marsigliese? All'alba di ieri, in un prato alla periferia di Salassa verso Oglianico Trovato morente con 9 proiettili in corpo l' un'altra vittima del clan marsigliese? E' un giovane di 27 anni, nativo di Lione, con precedenti penali - Forse rimarrà paralizzato - Ha detto: "Mi hanno caricato su un'auto e sparato" - Non è escluso che sia rimasto ferito durante un "colpo" e i complici abbiano tentato di eliminarlo (forse a premere il grilletto è stato uno dell'assalto alle Poste di Savigliano, dov'è stato ucciso un carabiniere) A otto giorni dallo spietato regolamento di conti che ha visto cadere ucciso il boss della malavita marsigliese Albert Franconi, un altro uomo è stato ridotto in fin di vita con nove proiettili in corpo, in un prato alla periferia di Salassa sulla strada per Oglianico. E' nato a Lione e ha precedenti per furto. Queste due circostanze hanno indotto i carabinieri a mettere in relazione il ferimento con l'assassinio del Franconi. La banda dei marsigliesi, infatti, si è scatenata in una guerra con le organizzazioni rivali e con i propri uomini considerati «pericolosi». Questa è un'ipotesi. Ma ce n'è un'altra, da non sottovalutare. Sabato, a Savigliano, un carabiniere è stato ucciso dai rapinatori. Pare che uno dei banditi sia rimasto ferito: l'uomo di Salassa potrebbe essere lui, che i complici hanno abbandonato e tentato di eliminare con altri colpi di pistola, senza riuscirvi. Le indagini sono a questo punto. La vittima è Attilio Tomasello, 27 anni, celibe, abitante con un fratello in una casa di campagna in zona Boiotta, tra Bosconero e San Benigno Canavese. Lavora come fabbro presso l'officina di Angelo Cattaneo, 36 anni, in strada Fornace di Bosconero. E' arrivato dalla Francia parecchi anni fa, e nel '73 è stato due volte in carcere per furto d'auto e in una tabaccheria. Il suo corpo completamente tatuato testimonia una vita avventurosa. Non è escluso che il Tomasello abbia scelto come «ritiro» la zona del basso Canavese per sfuggire alle ricerche di qualche rivale, o per essere lasciato in pace e rompere con un passato di violenza e di crimine. Ieri mattina alle 7, Giacomo Gabaira, 47 anni, che abita alla periferia di Salassa, in regione Burone, ha sentito, mentre era a letto, tre detonazioni. «Ho pensato subito ai cacciatori — racconta — e non mi sono preoccupato. Ma pochi minuti dopo, nel silenzio della campagna, ho udito, distinti, dei lamenti». E' cor- so fuori, con la moglie, e nel prato prospiciente la sua villettaha trovato Attilio Tomasello, bocconi e insanguinato. Ha telefonato ai carabinieri e alla Croce Bianca che ha trasportato il ferito all'ospedale di Cuorgnè. Il dottor Zulian, come l'ha visto, si è subito reso conto che le sue condizioni erano gravissime. Aveva il corpo trapassato da nove proiettili (non si sa ancora se calibro 32 o 7,65): 2 pallottole si erano fermate tra l'ottava e la nona vertebra contro la spina dorsale, 2 nel braccio e 2 nell'avambraccio sinistri, 2 nei glutei e una nell'inguine. Se si salverà, dicono i medici, rimarrà paralizzato. Dopo le prime cure, Attilio Tomasello è stato trasferito alle Molinette di Torino, dove è stato ricoverato con prognosi riservata. Al capitano Lotti dei carabinieri ha detto: «Mentre tornavo a casa, sabato sera, sono stato sequestrato da quattro persone che viaggiavano su un'auto nera di grossa cilindrata, picchiato e sparato». Una versione poco convincente, che però il ferito non ha voluto modificare né chiarire. Alle Molinette, il giovane è giunto verso le 13, accompagnato da due donne: Eddy Varchio, 33 anni, moglie di Angelo Cattaneo, il datore di lavoro della vittima e la cognata Maria Campanella. Ecco il loro racconto: « Sabato sera Attilio ha mangiato con noi e con i nostri mariti: era allegro, scherzava volentieri. Dopo cena siamo usciti e ci siamo recati in un bar di San Benigno. Dopo pochi minuti, però, Attilio se n'è andato per conto suo. Ha detto che avrebbe raggiunto il bar Vittoria di Bosconero. Da quel momento, di lui, non abbiamo più saputo nulla ». Secondo gli investigatori (capitani Lotti di Torino e Siazzu di Ivrea, marescialli Roncarà di Torino e Fasano di Cuorgnè) il giovane potrebbe essere stato aggredito prima di arrivare al bar, picchiato e ferito a colpi di pistola, poi abbandonato nei prati. Più tardi i malviventi, avvertiti che il loro uomo non era morto, sarebbero tornati sul posto e gli avrebbero sparato altri tre colpi (quelli uditi da Giacomo Gabaira) per finirlo. Ma neppure questa volta avrebbero raggiunto il loro scopo. Una ricostruzione non troppo convincente, soprattutto per quanto riguarda i tempi della spedizione punitiva. Una cosa è certa: il Tomasello è rimasto a lungo agonizzante nel prato ed ha perso molto sangue. Sui motivi del ferimento, abbiamo già detto: o regolamento di conti nel clan dei marsigliesi, o tentativo di eliminare il complice scomodo di un'impresa banditesca. L'assalto all'ufficio postale di Savigliano, ad esempio, o un altro colpo andato male. Ma i nove proiettili, sparati quasi tutti alle spalle, non hanno ucciso Attilio Tomasello. Il quale, prima o poi, potrebbe decidere di parlare. Alessandro Rigaldo Attilio Tomasello è stato portato alle Molinette. Era stato trovato in un prato