Chi li ferma? di Giovanni Arpino
Chi li ferma? Tecnica e carattere subalpino Chi li ferma? Chi mai fermerà queste terribili torinesi? Granatieri e juventini vendemmiano punti su punti, facendo salire la colonnina della « media inglese » come la febbre opera su quella del mercurio. Le meneghine, che si opponevano in questo ultimo turno a Toro e Madama sono costrette a lasciar la posta piena, seppur in maniere differenti. Non sappiamo quale altra squadra, a « meno due » e cioè con un paio di pappine ormai nel gozzo sarebbe riuscita a recuperare e poi addirittura a vincete sulla celebre erba di San Siro. E non sappiamo quale altra squadra, reduce dallo « stress » e dalla falcidia « borussica », sarebbe riuscita a spingere, con cieca rabbia ma anche con ammirevole volontà, come ha fatto il Torino al Comunale, fino a creare un'azione-gol che solo un doppio abbrancamento del nerazzurro Gasparini ha interrotto, però commettendo inequivocabile penalty. Già da questi rilievi si può notare quale sia la tempra, l'ossatura tecnica e caratteriale che contraddistingue le due squadre subalpine rispetto alle altre, variamente deficitarie. Si chiude con uno stitico pareggio il derby genovese, non va al di là di un mesto zero a zero il derby emiliano, il Napoli vede sorci verdi ma si rimette a galla (Savoldi sa colpire) a Foggia. Il resto è pura routine, a parte i singoli episodi dei gol, delle autoreti, dei calci di rigore che sottolineano come le nostre aree comincino a ribollire. Pesaola guarda Gli sguardi di tutti (compresi quelli del pokerista Pesaola) erano puntati su MilanJuventus e Torino-Inter, due classiche che le meneghine affrontano con la forza della disperazione: hanno panchine che bruciano, giocatori che sono lì lì per contestare sia la impostazione tattica sia le scelte nei reparti, da Mazzola a Capello, da Anastasi a Rivera, e — al vertice — da Chiappella a Marchioro, le motivazioni di Milaninter erano infinite. Un altro fattore era dato dalle congetture sulle fatiche di Coppa, che lasciano tossine micidiali nelle gambe ma ancor più nebbia nei riflessi. Ebbene: Torino e Juventus hanno messo tutti d'accordo, bruciando gli avversari, e promuovendosi a «coppia sovrana » che negli albi d'oro del calcio italiano, e forse europeo, non c'è, grazie a quei dieci punti in cinque domeniche. La Madama ha sfoderato i denti. Forse avrebbe accettato una gara tranquilla a San Siro, ma i rossoneri dovevano pur tentare di azzannarla. Marchioro sfodera la « cop¬ pia » di gol, ma il Trap risponde con «tris»: il piatto è suo. Neanche il contraccolpo di un'autorete diminuisce le forze dei Tardelli, dei Causio, di un Bettega che ormai « pennella » di testa reti magnifiche. E la zampa di Benetti si trova pronta al momento opportuno. La grinta della Vecchia dimostra quanto sia affezionata alle sue tradizioni: non perdeva col Milan da un bel po' d'anni, non ha voluto lasciargli un ossicino di mancia neppure oggi. La squadra da combattimento, le sturmtruppen bianconere hanno uno stomaco da leoni. Più che un baciamano, la Madama vuole che i suoi ospiti si mettano sull'attenti, o, meglio ancora, in ginocchio. Un uomo-ombra E veniamo al Torino, esaminato al Comunale: parte sciolto, ma l'Inter, piena di guai e di giovani, sa che questa è davvero l'ultima spiaggia dell'ultimissima speranza. Ha un Mazzola in veste di uomo-ombra, ragazzetti volonterosi e anche bravi in difesa ma non a centrocampo. Cerca di ribattere i colpi, però stenta. Anastasi si trascina, forse vinto dal « trac » dell'attore. Solo l'olimpico Giacinto Magno più qualche imberbe terzino si batte con foga. Il Torino crea tre o quattro palloni-gol, ha « Zac » in vena, ma i « gemelli » stentano forte: Gasparini (che l'anno scorse « favorì » molto i granata con una partita schizofrenica) tiene benissimo Graziani, Pulici piroetta ma fa schiuma. L'effervescenza, mentre il gol ritarda, via via scade: non si tratta di bollicine di champagne ma di gazzosa. E tuttavia il Toro non molla: assume un forcing affannoso, sbaglia per mancanza di lucidità, deve sostituire Danova (tra i migliori, con Santin e Giacinto) e soprattutto deve_ rischiare, lasciando qualche peiicolosissimo contropiede ai nerazzurri, che già sentono odore di rispettabilissimo (per loro) zero a zero. In un ennesimo attacco, piove il «penalty» subito individuato da un ottimo Michelotti. Non è grazia divina, ma il frutto di sforzi pressoché sovrumani. Così anche Pulici può consolarsi e meditar recuperi: sarebbe ora. no? Ecco, finisce questa quinta domenica, il campionato prende sosta. Ed entriamo nel tunnel che precede il fatai 17, giorno in cui gli Azzurri incontreranno l'Inghilterra. Il calcio italiano abbisogna d'una verifica decisiva: gli uomini di Don Revie l'offriranno. Per ora, lasciate ridere Toro e Madama. Giovanni Arpino
Luoghi citati: Foggia, Inghilterra, Madama, Torino
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