De Broglie è stato ucciso per i suoi misteriosi affari di Luciano Curino

De Broglie è stato ucciso per i suoi misteriosi affari Il caso del principe, già sottosegretario con De Gaulle De Broglie è stato ucciso per i suoi misteriosi affari (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 30 dicembre. Sessantamila franchi (otto milioni e mezzo di lire) è il prezzo pagato per l'uccisione di Jean De Broglie, principe di una delle più illustri fami- glie francesi, deputato giscar diano, ministro di De Gaulle, firmatario degli accordi di Evian per la fine della guerra algerina. La vigilia di Natale il principe è stato ucciso a rivoltellate sul marciapiede di una via buona per un romanzo di Simenon, vuota alle nove del freddo mattino. Cinque giorni di lavoro forsennato al Quai des Orfèvres. Il ministro degli Interni Poniatowsky che telefona a tutte le ore al commissario Ottavioli, capo della brigata criminale. Ordini che vengono dall'alto, pare addirittura dall'Eliseo: bisogna fare presto, impiegare tutti gli uomini e tutti i mezzi per risolvere V «affaire». Un'inquietudine crescente nella Parigi natalizia: perché questo assassinio? Terrorismo, vendetta politica, gesto di un pazzo, affare sentimentale? Estremisti di destra del «Club Charles-Martel» rivendicano il crimine. C'è chi ricorda che il 17° distretto, il quartiere del delitto, è noto per le sue garconnières, per le frequenti e truci storie. Il caso è stato risolto ieri: una soluzione imprevedibile e sorprendente. Il principe De Broglie è stato ucciso per un prestito, una storia di soldi. Arrestati tutti i colpevoli. Oggi c'è il sollievo che di solito segue le grandi paure. C'è euforia. Lo stesso ministro Poniatowsky ha comunicato il successo della polizia in una conferenza stampa. Il Presi| dente della Repubblica si è detto «heureux» al Consiglio dei ministri e ha aggiunto che «in una società libera e tollerante, i cittadini hanno bisogno di una polizia moderna ed efficace, che assicuri la protezione delle vite e dei beni». Nell'onda di questo successo, oggi c'è chi assicura che, per la prima volta in quindici anni, «la delinquenza e la criminalità sono in ribas- so». E' il giorno esaltante della polizia. Sorprendente, si è detto, la soluzione del caso per la parte avuta dalla vittima. Sono secoli che i De Broglie (il cui casato è originario di Chierì, presso Torino) sono tra i primi nomi di Francia. Antenati marescialli, ministri, ambasciatori, cardinali, accademici, un Premio Nobel per la Fisica e anche madame de Staèl fu della famiglia. Il principe Jean De Broglie aveva 55 anni, moglie e tre figli. Ricchissimo, proprietario di un castello a Broglie, un parco di 40 ettari, un bosco di 1200 ettari, cinque fattorie, una società finanziaria, un numero imprecisato di immobili a Parigi. In politica ha contato parecchio. Questo è il principe De Broglie che i francesi conoscevano. Ma ce n'è un «altro» che scoprono oggi dalle cronache del delitto. Il principe era divorato dalla febbre degli affari. C'è chi afferma: «Per lui gli affari erano un vizio, come per altri sono vizi il poker o il bere. Una passione alla quale si sacrificano molte cose, perfino la stessa carriera, perché si è come in un cerchio infernale dal quale non si riesce ad uscire». Pore che qualcuno avesse messo in guardia Pompidou: «Attenzione, Jean De Broglie traffica, molto, non importa con chi». Aveva misteriose riunioni ad Algeri, a Ginevra, nel Liechtenstein, pare, con trafficanti d'armi. Era nel consiglio di amministrazione di una quarantina di società, era sempre pieno di progetti e di iniziative, stringeva legami con i trafficanti di tutti i generi, anche con i furfanti. Come consulenti legali il principe era andato a scegliersi Patrik Allenet e Pierre De Varga. Incredibile società. Il primo vantava un passato nell'Oas e lasciava intendere che ciò gli era valso una condanna e ostentava violento antigollismo, ed è pertanto strano vederlo associato proprio al patrizio che aveva assunto un ruolo preponderante nella decolonizzazione dell'Algeria. De Varga (il vero nome è Varga-Hirch) è un immigrato ungherese che ha avuto guai con la giustizia, è stato amnistiato, ma la polizia giudiziaria (vale a dire non soltanto la brigata finanziaria, ma anche quella criminale) non lo perdeva d'occhio. Secondo certe informazioni, l'ungherese sarebbe citato a proposito di affari di bancarotta e frode fiscale. Con i suoi « consulenti » il principe concludeva affari dei quali la polizia ha trovato tracce perquisendo i suoi uffici, compreso quello in Parlamento, e sui quali tiene il segreto. Sì sa comunque che egli aveva of- Luciano Curino (Continua a pagina 2 in sesta colonna) l kll l| Gerard Freche, il « killer » di De Broglie

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Francia, Ginevra, Parigi, Torino