Agrigento: iniezioni di cemento armato per salvare i templi

Agrigento: iniezioni di cemento armato per salvare i templi Frana nel parco archeologico Agrigento: iniezioni di cemento armato per salvare i templi (Nostro servizio particolare) Agrigento, 28 dicembre. Un sopralluogo infastidito da una pioggia battente ed un summit di tecnici sono le ultime notizie sulla frana che a tre chilometri da Agrigento sta minacciando un'ampia fascia della Valle dei Templi, il più fulgido tesoro architettonico della Magna Grecia. Al termine dell'indagine il geologo Angelo Fiorella ha dichiarato che è necessario procedere al più presto all'ancoraggio della terra sulle pendici della collina inserendovi dei chiodi di cemento armato. Lo smottamento del terreno sta progressivamente insidiando soprattutto il tempio di Giunone, che in linea d'aria dista non più di 150 metri dalla frana. Purtroppo, la terra dà l'impressione di continuare ad allentarsi con movimenti minimi, impercettibili, ma che pur avvengono. Si fer- mera? Per il momento una ri- sposta è impossibile. Ma cer- to il pessimismo non è infon- dato, perché quella di Agri- gento, come in molte altre parti della Sicilia, è una terra friabile particolarmente predisposta alle frane. L'architetto De Miro, soprintendente alle antichità di Agrigento, ha tenuto a sottolineare che il problema del consolidamento del terreno nella Valle dei Templi viene discusso da anni e che una serie d'interventi è stata già realizzata nel recente passato proprio nel versante interessato dalla frana di tre giorni fa, grosso modo fra i templi della Concordia e di Giunone. D'altra parte, in un rapporto che è già stato inoltrato al ministro dei Lavori pubblici Gullotti dal provveditorato alle opere pubbliche la situazione viene sintetizzata in termini rassicuranti. Si dice, addirittura, che il «fenomeno» sta avvenendo in un perimetro «molto distante» dai templi. Ma davanti alla voragine che s'è spalancata nel raccordo stradale tra la panoramica della vallata e la «veloce» per Caltanissetta questa versione sembra un po' ottimistica. Dopo che ieri sono state sgombrate alcune case rurali e una grossa masseria, il Comune ha dovuto organizzare in fretta servizi di autobotti per portare l'acqua in alcune borgate della città rimaste a secco per la rottura delle tubazioni idriche causata dalla frana. Oggi il sindaco Alaimo ha ripetuto che non vi è alcun collegamento tra quanto sta accadendo vicino al tempio di Giunone e l'espansione urbanistica della città che si ferma a tre chilometri dalla zona colpita. Sono puntualizzazioni tutt'altro che superflue dopo che da più parti, appena si è so- si e diffuso 1 allarme, stenuto che il cedimento lun B° la panoramica è stato pro vocato dal peso dei palazzoni che ad Agrigento sono stati ancora costruiti dopo l'irn- pressionante frana del 19 luglio 1966 che ridusse senzatetto quasi 20 mila agrigentini e costrinse a dichiarare inabitabili alcuni rioni. Stavolta scandali, palesi ed occulti, non ve ne sono. Vi è, piuttosto, il problema impellente di stare con gli occhi ben aperti sull'insidiosa situazione nella Valle dei Templi. L'incuria potrebbe perderla e questa sì sarebbe realmente una colpa imperdonabile. Come è intollerabile la presenza (nel versante opposto a quello colpito dalla nuova frana) di qualche centinaio di costruzioni abusive che sorgono nella zona archeologica e che non sono state ancora abbattute. Antonio Ravidà

Persone citate: Alaimo, Angelo Fiorella, Antonio Ravidà, Gullotti

Luoghi citati: Agrigento, Grecia, Sicilia