Adinolfi torna libero per l'attentato a Pini
Adinolfi torna libero per l'attentato a Pini Adinolfi torna libero per l'attentato a Pini Il campione di pugilato scagionato da tre testi (Dalla redazione romana) Roma, 28 dicembre. Il pugile Domenico Adinolfi, ex campione d'Europa dei pesi medio massimi, ha lasciato questo pomeriggio il carcere di Regina Coeli. Poco prima il sostituto procuratore della Repubblica, Giorgio Santacroce, aveva firmato l'ordine di scarcerazione per insufficienza di indizi di colpevolezza. Adinolfi era stato arrestato alla vigilia di Natale perché ritenuto responsabile dell'aggressione di Piero Pini, segretario della Federazione europea boxe. Pini era stato ferito a colpi di pistola verso le 19,30 del 23 dicembre scorso. Un testimone aveva detto al giudice di aver visto un uomo fuggire a bordo di una «Lancia Beta». Piero Pini, interrogato, aveva fatto il nome di Adinolfi come quello del possibile attentatore. Il pugile di Ceccano, famoso per il suo carattere impulsivo e irruento, venne arrestato dopo una breve indagine. In aiuto a Domenico Adinolfi sono arrivate le testimonianze di un gruppo di abitanti di Ceccano. Questi testimoni sono stati interrogati dai dottor Santacroce. Il far- li ail o oo o r lo aio api 3 odi a ». a ono, e e nioiiti r- | maoista Giovanni Querqui, il tabaccaio Fidelmo Oletti, Fer- | nando Brogi, titolare di un magazzino di Frosinone dove il pugile trascorse la serata del 23 dicembre, sono stati molti precisi. Tutti e tre hanno detto di aver visto Adinolfi tra le 19 e le 20. Il guardia no del magazzino del signor Brogi, Sebastiano De Santis ha aggiunto che Adinolfi quella sera lo accompagnò da Ceccano a Frosinone. Il magistrato ha poi riascoltato il testimone che aveva visto un uomo fuggire dalla casa di Pini e salire a bordo di una «Lancia Beta». Il teste ha oggi in parte modificato la sua versione affermando di aver visto solo «la sagoma» dell'eventuale aggressore. Resta il mistero sull'attentato contro Piero Pini. 11 segretario della Federazione europea di pugilato si trovava nel suo studio di via Topino e stava dettando un telegramma quando entrò un uomo con il viso coperto da un giornale e con una pistola munita di silenziatore. Sparati tre colpi (che raggiunsero Pini alle gambe) il misterioso aggressore fuggì. Pini disse subito di aver riconosciuto Adinolfi.
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