Risposte a Moro sullo "riflessione,.

Risposte a Moro sullo "riflessione,. Dopo l'articolo su "La Stampa" Risposte a Moro sullo "riflessione,. (Dalla redazione romana) Roma, 23 dicembre. L'articolo di Aldo Moro su «La Stampa» di oggi ha polarizzato i commenti politici della giornata. Reazione prevedibile, sia per l'autorevolezza dell'intervento sia per il contributo che il presidente della de ha dato alle scelte che le forze politiche stanno elaborando nella «riflessione che non è inerzia e indifferenza, ma un andare nel profondo, un tendere, nella piena consapevolezza di quello che accade e matura nella coscienza nazionale, verso il domani». Fra i numerosi commenti, cogliamo quelli di Giancarlo Pajetta, della direzione del pei, del ministro Ciriaco De Mita e del socialista Nevol Querci, intervistati dal GR1. Pajetta ha definito «interessante» lo scritto di Moro e meritevole «subito di una risposta». Con la sua consueta ironia, ha osservato: «Non saremo mai accusati di far fretta all'onorevole Moro che non è per natura frettoloso, vorremmo solo ricordargli che non si tratta tanto di correre quanto, però, di arrivare a tempo quando la situazione è così grave». Comunque, la riflessione — ha aggiunto Pajetta — non esclude il confronto delle idee, l'esame delle proposte comuni. E poiché Moro afferma che uno dei grandi problemi è quello del partito comunista, Pajetta domanda: «Perché non prova a pensare anche con noi, a farci qualche domanda invece che interrogare soltanto se stesso?». Pajetta si dichiara soddisfatto che Moro constati il «solidale impegno» dei partiti contro la violenza, ma si chiede come questo impegno possa manifestarsi «quando c'è persino il timore di incontrarsi» e conclude augurando a Moro di avere nel '77 «quel coraggio che non ha dimo¬ strato ancora; non gli faccio fretta, gli dico; bisogna fare qualche cosa». Per De Mita, la riflessione di Moro non porta elementi nuovi rispetto all'articolo da lui pubblicato la vigilia dell'ultimo consiglio nazionale de. Ma «la difficoltà — osserva De Mita — non è tanto difficoltà di giudizio da parte di Moro, quanto di una serie di fatti oggettivi, due dei quali messi in rilievo nell'articolo su La Stampa. Uno riguarda i condizionamenti di politica estera e Moro lo dice con molta chiarezza; il secondo riguarda l'evoluzione delle forze politiche» che, secondo De Mita, non è aiutata da «chiunque immagina non di seguire, ma di affrettare o di interrompere questo processo». In conclusione, per De Mita il dato principale è la questione comunista, cioè il pei che «diventa dopo anni di isolamento protagonista, insieme con gli altri, delle vicende democratiche del Paese». Secondo il socialista Querci, Moro «non è uscito allo scoperto nel senso che i socialisti hanno più volte sollecitato», perché ha detto cose note a tutti circa il momento decisivo, senza fare proposte costruttive. Mentre il pei e il psi danno indicazioni «ben precise», la riflessione invocata da Moro per un chiarimento «riguarda soltanto la de», «è un prendere tempo», ma non può essere utilizzata positivamente, mentre «il Paese presenta tutti i rischi inerenti non soltanto all'ordine democratico, ma anche alla crisi economica». L'onorevole Querci prende atto che Moro non parla del «recupero del psi» nel modo rozzo di altri democristiani, ma aggiunge che «non emerge nulla di nuovo per quel che dovrebbe essere il nuovo modo di intendere questo rapporto».

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