Chiari e Forti: aumenta il passivo Smi-metalli: dividendo di 60 lire
Chiari e Forti: aumenta il passivo Smi-metalli: dividendo di 60 lire LA VITA DELLE SOCIETÀ Chiari e Forti: aumenta il passivo Smi-metalli: dividendo di 60 lire Dalle ultime assemblee di bilancio che si sono tenute in dicembre si possono trarre utili elementi per valutare la situazione congiunturale attraverso gli andamenti aziendali più recenti. La Chiari e Porti (azienda alimentare quotata dal maggio 1973, facente capo a gruppi familiari rappresentati nel consiglio) ha chiuso l'esercizio al 30 giugno scorso con una perdita di 4,6 miliardi dopo aver stanziato ammortamenti per 1,2 miliardi, perdita che è stata coperta con l'utilizzo della riserva emersa dalla rivalutazione «Visentin!» e da altre riserve. L'esercizio precedente si era chiuso con una perdita di 3,5 miliardi dopo ammortamenti per 3,1 miliardi. Il fatturato è stato di 47,7 miliardi (contro 53,2 miliardi). L'esercizio della Chiari e Forti ha risentito ancora delle disavventure giudiziarie relative all'olio «Topazio» ed all'Incriminazione del presidente della società successivamente assolto. Nel primo semestre dell'esercizio in corso, e cioè in questi ultimi sei mesi le cose dal punto di vista industriale vanno meglio, ma è indubbio che continua a pesare il gravoso indebitamento della società che a breve termine ammonta ad oltre 16 miliardi con un carico di interessi passivi per oltre 2 miliardi. Comunque nel corso dell'esercizio la società ha consolidato le proprie quote di mercato ed oggi copre il 16 per cento circa degli olii da semi, il 30 per cento delle miscele per dolci, il 17 per cento degli alimenti per animali dome¬ stici ed il 10 per cento dei prodotti da forno salati. Discorso particolarmente interessante è quello della Smi-Metalli che nell'assemblea del 22 dicembre ha presentato ai 4700 azionisti oltre che il bilancio dell'esercizio chiuso al 31 agosto scorso, anche la proposta di concentrazione del suo complesso industriale in una nuova società — la Metalli Industriale — in cui confluiranno le attività produttive della Trafilerie e Laminatoi di metalli, nel quadro degli accordi fra la Gim-Industrie metallurgiche (cui fa capo la Smi) s la Péchiney Ugine Kuhlmann (cui fa capo la Trafilerie). Poiché lo stanziamento ad ammortamenti è aumentato, risultando di 5.933 milioni contro 3.054 milioni, secondo le aliquote ordinarie massime fiscali, ne deriva che il «cash-flow» (che rappresenta le capacità di autofinanziamento dell'azienda) è più che triplicato raggiungendo 6.967 milioni, contro 2.095 milioni. L'utile emerso serve a coprire la perdita dell'esercizio precedente, ma gli azionisti non sono rimasti senza dividendo: con prelievo dalle riserve, infatti, sono state distribuite 60 lire per azione, contro il niente dell'anno prima e le 120 lire del 1973/74. Tale remunerazione al capitale vuole essere un fatto di fiducia in vista della creazione della nuova impresa la cui gestione verrà affidata alla Smi. Alla Me¬ talli Industriale verrano apportati 5 stabilimenti da parte della Smi e 3 da parte della Trafilerie, nonché alcune consociate di entrambe che operano In stretta integrazione. La potenzialità produttiva della società sarà di 200 mila tonnellate/anno di rame e metalli non ferrosi ohe rappresenta il 40 per cento della capacità dell'Industria italiana del settore; nell'ambito della Cee la potenzialità del nuovo organismo raggiungerà il 6-7 per cento. Il capitale della Metalli Industriale sarà di 99 miliardi, controllato per l'84,46 per cento dalla Smi e per li 15,54 per cento dalla Trafilerie. esse
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