fgeii® Aloia coinvolto in una serie di truffe

fgeii® Aloia coinvolto in una serie di truffe Nuovi guai giudiziari per l'ex capo di S.M. fgeii® Aloia coinvolto in una serie di truffe Milano, 27 dicembre. L'ex capo di Stato maggiore della Difesa generale Giuseppe Aloja, già coinvolto qualche tempo fa nell'inchiesta giudiziaria sulla strage di piazza Fontana, dovrà comparire davanti ai giudici per rispondere dell'accusa di truffa. I guai giudiziari, in cui l'alto ufficiale è coinvolto assieme ad altre 6 persone, si riferiscono agli anni tra il 1967 ed il 1971. Ideatore della serie di truffe, basate sulla costituzione di società editoriali fantasma, che avrebbero rastrellato circa tre miliardi di lire ad ingenui finanziatori, sarebbe il milanese Ugo Ratti, di 49 anni, sedicente nipote di Pio XI. Anche se la parentela con l'ex Pontefice sembra molto dubbia, il Ratti poteva sicuramente contare su una vasta cerchia di potenti amicizie. Servendosi di questi contatti, era riuscito a costruire una serie di società tra cui le principali erano il «Cise (Centro iniziative editoriali) il «Cisat Technology», il «Cisat Italia Technology», e l'wlnternational Technology Cisat», le prime tre con sede in Italia, l'ultima registrata, con un presidente inesistente, a Bruxelles e nel Lussemburgo. II generale Aloja, amico del Ratti, era stato presidente del «Cisat Italia» dal 14 settembre 1970 al maggio '71, ed i suoi emolumenti, secondo quanto accertato dal giudice istruttore Pietro Forno, hanno raggiunto i 18 milioni e mezzo. Il ruolo dell'ex capo di Stato maggiore della Difesa sarebbe dunque stato, come si legge nella sentenza istruttoria, quello di semplice comprimario «resosi prezioso prevalentemente con il suo silenzio complice e con la sua sola, quanto parassitaria, presenza». Tra coloro che più pesantemente hanno fatto le spese dei presunti truffatori c'è un costruttore pavese, Ernesto Maraza, dal quale Ratti otten¬ ne un miliardo, ed un istituto scolastico religioso, quello delle «Madri benedettine dell'adorazione perpetua», con sede a Milano, che sborsò 500 milioni. A tutte le sue vittime il falso nipote di Papa Ratti avrebbe chiesto il denaro per la fondazione e la gestione del «Cisat» prospettando numerose iniziative editoriali, tra cui la pubblicazione della «Summa» di Tommaso d'Aquino. Con Ugo Ratti e Giovanni Aloja dovranno comparire davanti ai giudici, sempre sotto l'accusa di truffa, il direttore dell'archivio storico del vicariato di Roma, monsignor Annibale Ilari, un avvocato romano, Roberto Cesaritti, di 42 anni, ed un commercialista milanese, Eugenio Pavanello, di 52 anni. Due persone accusate di favoreggiamento nei confronti del Ratti: Teresa Frumento, 32 anni, di Voghera e Giorgio Pieroni, di 62 anni, di Roma. m. f.

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Lussemburgo, Milano, Roma, Voghera