Il processo del "nap,, a Napoli di nuovo bloccato da eccezioni di Vincenzo Tessandori

Il processo del "nap,, a Napoli di nuovo bloccato da eccezioni Dopo nove inutili e tormentate udienze Il processo del "nap,, a Napoli di nuovo bloccato da eccezioni (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 23 dicembre. Per neppure cominciare il processo ai nuclei armati proletari, davanti alla terza sezione d'assise di Napoli, sono passate nove inutili e tormentate udienze. Il dibattimento, che è dichiarato aperto da dieci giorni, annaspa nelle sabbie mobili delle eccezioni, sembra non dover mai iniziare; l'esame e la valutazione delle azioni armate e di terrorismo dei Nap sono rinviati al 3 gennaio, quando gli imputati, uno alla volta, verranno chiamati a discolparsi. E saranno udienze infuocate, perché i nappisti, coerenti in una logica discutibile, assurda, ma comunque ferrea, intendono sfruttare l'occasione per accusare lo Stato, i partiti, la borghesia, il sistema di governo, il sistema di vita. Non potranno più leggere in aula i comu- nicati, se questi conterranno minacce o contumelie, non potranno scandire slogans, minacciare; alcuni si chiedevano quali tecniche adotteranno per portare avanti questo processo che considerano «di guerriglia». Da tre udienze il gruppo dei nappisti dichiarati, 15 persone sempre presenti in aula, combattive e disponibili alla rissa, si è assottigliato. Alla sbarra, si presentano soltanto «osservatori» che seguono silenziosi le battaglie fra difesa, accusa pubblica e presidente della corte. Non si pronunciano, non intervengono, convinti che questa parte del processo non li riguardi. Quando stamani la corte ha fatto il suo ingresso in aula, alle 11,30, con due ore e mezzo di ritardo sull'orario fissato, nella gabbia c'erano Antonio De Laurentis, Giuseppe Sofia, Pier Domenico Delli Veneri; dalla parte opposta dell'antica cappella barocca dove si celebra il processo, «alla sinistra della corte», come ha stabilito il presidente Sinibaldo Pezzuti, si è seduta Maria Pia Vianale. Dall'udienza precedente era rimasta un'eccezione di nullità assoluta presentata dall'avv. Saverio Senese che aveva sottolineato come i testimoni non siano mai stati citati a comparire in aula per ricevere l'ammonizione di rito. Il legale ha insistito per una decisione della corte. Cosi, dopo pochi minuti, giudici togati e laici hanno lasciato l'aula per la camera di consiglio. Un'ora e mezzo di meditazione, poi la richiesta è stata respinta «perché non rientra nei casi di nullità assoluta». Ma la strada per arrivare al cuore del processo non è né breve né diritta. Un nuovo quesito è stato subito proposto dall'av vocato Eduardo Di Giovanni, di Roma: nessuno dei testi della difesa era stato accettato. L'elenco di circa 250 nomi era stato presentato dall'avv. Senese cinque giorni prima dell'inizio del processo. Nuova camera di consiglio poi, avvalendosi dei propri poteri discrezionali, la corte ha deciso che dal lungo elenco la difesa potrà scegliere dieci testi. Ma la battaglia preliminare non era finita. Mentre il presidente Pezzuti stava per decidere l'ascolto degli imputati, l'avvocato Senese ha presentato una nuova eccezione di nullità «assoluta». Il legale ha ricordato l'udienza di mercoledì 15. Giorgio Panizzari aveva tentato di leggere un comunicato e tutti gli imputati erano stati allontanati dall'aula. Ci si era poi accorti che mancava Maria Pia Vianale, e quanto era ac¬ caduto dall'apertura dell'udienza, poteva al massimo interessare la cronaca, ma non il processo. L'udienza era stata ripresa, dall'inizio, con gli imputati ricondotti in aula. «Tutti tranne Panizzari», ha ricordato Senese. Quindi, secondo il legale, «ciò che è stato fatto dal 15 ad oggi è nullo». Gli ha risposto, non senza sarcasmo, il p.m.: «Dal 15 ad oggi non è stato fatto niente, per la verità». Vincenzo Tessandori

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