Crollata la difesa del matellaio Finanziò il sequestro di Cristina?

Crollata la difesa del matellaio Finanziò il sequestro di Cristina? Il processo in assise a Novara per il rapimento Mazzotti Crollata la difesa del matellaio Finanziò il sequestro di Cristina? Alberto Menzaghi ha sempre sostenuto di non avere sentito parlare di sequestro prima di essere arrestato, ma in tasca gli sono stati trovati due biglietti che capovolgono la sua linea difensiva - Il processo riprenderà lunedì con l'interrogatorio di Giacobbe, il presunto "boss" mafioso (Dal nostro inviato speciale) Novara, 23 dicembre. Alberto Menzaghi, «un imputato che si trova fra due fuochi, sotto il tiro incrociato da Sud e da Nord», dice il presidente della Corte d'assise invitandolo a sedersi per l'interrogatorio, e lui con aria disinvolta, quasi sbarazzina, aggiunge: «E io viaggio in mezzo». Una disinvoltura, una sicurezza che vanno via via affievolendosi. L'interruzione della seduta tra le 12 e le 13 lo trova abbastanza stremato, ma è nella ripresa che l'imputato crolla, la sua partitale decisamente perduta e non tanto per il fuoco direttogli dagli altri quanto per l'esame di due biglietti scritti da lui stesso e. trovati nelle sue tasche con frasi che capovolgono tutta la sua linea difensiva. Così, nel tentativo di dare spiegazioni non accusatorie a quelle sue frasi, Menzaghi naufragava. Trentun anni, macellaio, varesino, Menzaghi è, per l'accusa, il finanziatore del sequestro, uno degli ideatori assieme allo svizzero Ballinari. E per Achille Gaetano, colui che con ogni probabilità cerca di coprire i capi mafiosi del Sud, è ideatore, sequestratore, esattore e ripartitore del riscatto. Ma lui, Menzaghi, dice che mai ha sentito parlare di sequestro prima di essere arrestato. Andò alcune volte nella cascina dell'Angelini a Castelletto Ticino nel mese di luglio '75, quando c'era prigioniera Cristina? Sì, ma solo per parlare di compravendita di torelli o per farsi consegnare delle borse di plastica da usare nella macelleria. Cinquecentomila lire all'Angelini perché facesse la buca nel garage? Mai date. Duecentocinquantamila lire all'Angelini perché le consegnasse alla coppia Gnemmi e Cristiano come anticipo per il servizio di guardia che la donna aveva svolto? Mai date. «Ho versato all'Angelini soltanto novanta o centomila lire per mediazioni di bestiame e per borse di plastica». «Sì, è vero — dice — ho mantenuto io Libero Ballinari dal 15 luglio al 3 agosto '75 al club Volo a Vela di Varese, ma me lo aveva chiesto per favore, non potevo chiudere la porta in faccia a uno come lui che mi aveva fatto da auti¬ sta nei momenti in cui il contrabbando girava bene». Ancora: «Sì, è vero, ho presentato io Achille Gaetano a Angelini, ma non per una questione di sequestro: l'Achille mi aveva chiesto se gli sapevo indicare una cascina per poter fare qualche movimento...». Cosa vuol dire qualche movimento? chiede il presidente. «Io ritenni che ne avesse bisogno per contrabbando e gli presentai Angelini, si incontrarono nella macelleria e si allontanarono subito, non seppi cosa si dissero». Dall'interrogatorio emerge che Menzaghi era, almeno in una certa misura, anche confidente della polizia. «E' vero che temeva di essere soppresso dai calabresi e aveva depositato una lettera presso un notaio?» gli chiede il presidente. Risponde lui: «Se c'è un notaio che ha una mia lettera si faccia avanti». «Non può venire spontaneamente, ci dica lei chi è e noi lo cercheremo». «No, non esiste». «E' stato indiziato per il sequestro Riboli?» (Emanuele Riboli, 17 anni, rapito il 14 ottobre '74 e mai più tornato). «Mi hanno interrogato un paio di volte, magari pensano che possa sapere qualcosa perché abito lì a trecento metri da casa sua. Finora non mi hanno fatto avere il mandato di cattura». Ed eccoci ai bigliettini. E' il p.m. dott. Canfora che affronta l'argomento. I biglietti gli furono trovati addosso al suo ritorno dal carcere di Alessandria. Uno dice: «Gianni gli altri hanno già confessato al giudice adesso tocca a te. Ti ricordi, un giorno Angelini ha detto che se va male gliela faccio pagare anche a quello che mi ha presentato quel cretino di Achille. Ma che cretino quell'Achille». Si capisce come possa essere difficile spiegare questo biglietto dopo avere affermato di essere completamente estraneo e aver negato di conoscere Gianni Geroldi. Menzaghi si avventura in questa impresa disperata. Afferma che sono appunti suoi, un promemoria di domande che avrebbe voluto fare a Geroldi se lo avessero messo a confronto con lui. Gli chiede il presidente: «A chi si riferiva quando diceva "Gliela faccio pagare"?». «No, io mi riferivo al giudice, questa domanda al Gianni». Risposta incomprensibile, presidente e giurati si guardano in faccia. Nel secondo biglietto si parla, tra l'altro, di soldi dati all'Angelini: «Hai visto te quanti gliene ho dati? ». E una frase conclusiva misteriosa: «Ti faccio io il più bel regalo». Si va avanti con spiegazioni di Menzaghi che non spiegano nulla, altre domande del p.m. e del presidente e interventi soccorritori del difensore avv. Celiento. A un certo momento il macellaio dice che doveva essere Ballinari a fare a lui un bel regalo. Il presidente fatica a mantenersi paziente. Poi viene all'attacco la parte civile. Chiede l'aw. Pecorella: «Che cosa avrebbe do vuto confessare il Geroldi?» « Avrebbe dovuto confessare che non mi conosceva e che io non facevo parte della banda». «E l'espressione: "Ti ri cordi...", che cosa avrebbe dovuto ricordarsi il Geroldi?». «Io che non avevo mai conosciuto il Geroldi sapevo che era stato un carceriere e nella mia testa pensavo: l'Angelini gli avrà detto: "Guarda che l'Achille a me l'ha presentato il Menzaghi"». Achille Gaetano dalla gabbia dice, a voce abbastanza alta perché senta anche il presidente: «Forza che ci sei, macellaio, sei sulla strada per dire la verità». L'aw. Pecorella a Menzaghi: «E perché giudica un cretino l'Achille?». «Perché l'Angelini quando veniva da me mi diceva: che cretino che mi hai presentato e io pensavo dentro di me che gliel'avrebbe detto al Geroldi, per questo mi ero preparato quella domanda». Il presidente non ci si raccapezza: «Ci sa spiegare questo intrigo? Ma che importanza poteva avere fare queste domande?». Menzaghi resta incerto, ormai è del tutto smarrito: «A dire la verità non lo so bene neanch'io». Tra il pubblico, in prima fila, trepidante, c'è la giovane moglie di Menzaghi che lui ha sposato un mese prima che fosse rapita Cristina. Viene interrogato anche Vittorio Carpino, 26 anni, da Gizzeria Lido (Catanzaro), cui erano state fatte appena un paio di domande ieri. E' accusato di avere portato messaggi alla cascina. Ma nega tutto, non ha mai conosciuto l'Angelini né la Petroncini, non sa dov'è la cascina. Sulla mattina del 3 agosto, giorno in cui sicuramente, secondo l'accusa, andò ad avvertire Angelini d'incontrarsi con Achille Gaetano, dice di avere giocato a carte in un certo bar. Ma i giocatori da lui indicati hanno detto al giudice istruttore che non ricordano la circostanza. Pochi minuti prima delle 16 la corte si ritira in camera di consiglio per deliberare su alcune istanze che erano state presentate dalle varie parti e si ripresenta in aula dopo le 19. Il processo riprenderà il 7 gennaio per l'interrogatorio degli ultimi quattro imputati, fra cui Antonino Giacobbe, il presunto boss mafioso. Remo Lugli Alberto Menzaghi risponde alle domande del presidente

Luoghi citati: Alessandria, Castelletto Ticino, Catanzaro, Gizzeria, Novara, Varese