L'Egam un modo di sprecare miliardi?

L'Egam un modo di sprecare miliardi? DIBATTITQ L'Egam un modo di sprecare miliardi? Il governo avrebbe dovuto oggi erogare all'Egam 130-150 miliardi per Impedire la «minacciata» chiusura di alcune imprese e il licenziamento di migliala di dipendenti. L'Intimidazione lanciata dal vertici dell'Egam è stata definita da molti ricattatoria verso 11 Parlamento che aveva negato la concessione In via diretta all'ente di Stato di 500 miliardi. Il ministro delle Partecipazioni statali BIsaglIa, rispondendo con sollecitudine alle richieste del commissario straordinario Ugo Nlutta, si è presentato stamane al Consiglio dei ministri con il decreto già pronto per l'erogazione del primi fondi. A bloccarlo, almeno per il momento (II decreto sarà comunque approvato li 30 dicembre), è stato U ministro del Tesoro. Su questo tema Giorgio La Malfa apre un dibattito. _ La vicenda Egam di questi giorni impone alcune considerazioni specifiche e suggerisce una riflessione più generale. La prima considerazione è che l'ente ha, con ogni evidenza, proceduto nella messa in liquidazione delle società Egam non con l'intenzione di farlo davvero, ma solo per raccogliere soldi senza fatica e senza controllo. In ciò deve avere avuto la copertura del governo. Infatti, se l'ente non avesse avuto l'avallo del governo, un comportamento come quello seguito in questi ultimi giorni avrebbe imposto al ministro di destituire immediatamente i componenti del consiglio di amministrazione dell'ente. Mettere in liquidazione delle società a tre giorni da Natale significa operare un estremo ricatto verso governo e Parlamento per ottenere finanziamenti contro la minaccia della perdita di posti di lavoro e obbligando quindi sindacati e forze politiche a una solidarietà con una gestione che ha prodotto guasti enormi nelle aziende industriali di questo gruppo. Seconda considerazione: la condizione disperata dell'Egam non- è cosa nota da ieri. E' nota da alcuni anni ed è stata ripetute volte denunciata. In particolare, dal maggio 1975, quando il Parlamento costrinse il governo a cambiare il presidente dell'Egam a seguito di scandalose manovre di dilapidazione del denaro pubblico che erano venute alla luce, si sapeva che la condizione complessiva dell'ente era tale da richiedere un pronto intervento. Che cosa ha fatto il ministro delle Partecipazioni statali da un anno e mezzo per rimettere in ordine le aziende? La risposta è: niente. E oggi lo stesso ministro che porta questa responsabilità di non aver fatto nulla chiede ben 335 miliardi che sono, per dire le cose come stanno, il prezzo della sua inattività e del suo disinteresse per i problemi delle aziende di proprietà dello Stato. Con 335 miliardi si creano, in un'industria di media tecnologia, diecimila posti di lavoro: il governo Andreotti intende affondare, in attività condannate a non produrre mai reddito, risorse che avrebbero questa potenzialità di creare occupazione. Terza considerazione: tutti i partiti e le organizzazioni sindacali si dichiarano da tempo decisi a non continuare una politica di sostegno delle aziende cosiddette « decotte ». Se questa decisione dell'Egam e del ministro delle Partecipazioni statali non avesse, per il modo in cui è stata presa e per il modo in cui essa sta per risolversi, il puro carattere ricattatorio di cui si è detto, sarebbe stata la prima decisione seria del governo in materia di partecipazioni statali negli ultimi anni. Ma se fosse stata seria, essa sarebbe stata presa con modi e con procedure molto diverse da quelle con le quali si è proceduto. Non c'è dubbio che buona parte delle aziende Egam siano aziende economicamente non valide: spesso sono state assorbite perché in condizioni irrimediabilmente non economiche e spesso sono state impoverite nel corso dell'appartenenza a un ente che è stato condotto malissimo per molti anni da quando esso si è costituito. Se ne potranno salvare pochissime e non c'è dubbio che non vi è alcuna possibilità di mantenerle in vita, così come esse sono, senza che il livello delle loro perdite assuma dimensioni impossibili. Ma il governo non ha, a quanto pare, alcuna intenzione di avviare alla chiusura aziende irrimediabilmente non economiche. Sembrerebbe anzi pun tare a tirare le situazioni fino al punto di rottura per annullare del tutto le possibilità di Giorgio La Malfa (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Andreotti, Giorgio La Malfa