Partecipò al rapimento di Cristina ora nega, ma gli alibi non reggono di Remo Lugli

Partecipò al rapimento di Cristina ora nega, ma gli alibi non reggono Interrogato ieri a Novara un altro importante imputato Partecipò al rapimento di Cristina ora nega, ma gli alibi non reggono E' Francesco Gaetano, cugino di Achille 1' "uomo del Sud" - Due giovar».' )o hanno riconosciuto come il pilota della "Mini" subito dopo l'aggressione alla studentessa - L'udienza sospesa per il malore d'un giudice (Dal nostro inviato speciale) Novara, 22 dicembre. «Io sono qui innocente — grida l'imputato voltandosi verso l'avvocato Di Tieri, di parte civile, che ha fatto una osservazione ad una sua risposta; e aggiunge: — non voglio che mi si contraddica». E' Francesco Gaetano, 32 anni, calabrese di Gizzeria (Catanzaro), cugino di Achille Gaetano, al quale non rivolge parola dal '72, epoca in cui ebbero uno scontro per motivi di contrabbando. Arrogante, imperioso, nega la sua partecipazione al sequestro Mazzo tti, nega tutto, solo di Achille ammette: «Che è mio cugino non posso negarlo; prima non credevo che avesse fatto questa storia, adesso che lo so...». Francesco Gaetano è, secondo la sentenza di rinvio a giudizio, uno dei' quattro che sequestrarono Cristina e i suoi due amici, Emanuela Luise ri e Carlo Galli. E' stato riconosciuto dai due giovani come colui che si mise alla guida della «Mini» tra Eupilio e Appiano Gentile, dove Cristina fu trasbordata su un'altra macchina. I riconoscimenti furono -positivi soprattutto per la conformazione fisica dell'imputato, le sue spalle, i suoi capelli, la sua nuca quadrata. C'è un episodio che avvalora l'accusa. La Luisari lo riconosce guardandolo attraverso uno spioncino, di fronte, tra altri due detenuti vestiti in modo identico al suo. Poi, per il confronto con vista dalle spalle, i tre vengono invitati a girarsi mantenendo la medesima posizione. Dopo che la cella è stata chiusa, Francesco Gaetano, che era al centro, arbitrariamente prende il posto di destra. La Luisari guarda, va a riferire al giudice che riconosce quello di destra. Il giudice istruttore, considerando la posizione, ritiene che non si tratti del Gaetano, ma è presente anche un difensore della parte civile, l'avvocato Graziano Masselli, il quale fa un controllo e scopre il trucco, che quello a destra è proprio il Gaetano. Dice lui in aula al presidente che gli ricorda l'episodio: «La cella era stretta, nel voltarci io e le due controfigure ci siamo assestati un attimo e ci siamo trovati spostati». Dal racconto dell'imputato sembra che dopo che è stato fermato a Lamezia Terme il 27 agosto '75 e inviato al Nord, sia stato raggiunto dall'avvocato Longo «mandato su dal commissario Surace». Di Tieri si meraviglia: «Incaricato da chi?». «Da riessuno, io non l'avevo mai chiesto l'avvocato». Poi, dopo qualche minuto, quando sente che questa misteriosa comparsa del difensore stupisce tutti (il presidente: «Una cosa che non sta su questa terra!»), il Gaetano si riprende: «Il dottor Surace avrà avvertito mio padre che si sarà messo in contatto con Longo». Adesso l'avvocato Longo non lo difende più, in questo processo ha cinque altri imputati, tra cui l'Achille; Francesco è difeso dagli avvocati Zofrea e Ruffier i quali seguono attentamente il suo non facile racconto nel ginepraio degli alibi che il giudice istruttore ritiene caduti. Francesco Gaetano dice che manca dal Nord dal settembre '74, salvo un accompagnamento coi carabinieri da Bagnoli a Varese nel gennaio '75, per una comparizione davanti a un giudice. Il primo luglio non poteva essere a sequestrare Cristina perché comperava pesce da rivendere come ambulante, da un certo Salvatore Benincasa di Nicastro, che lo ha smentito, Allora ripiega su un pescatore di Amantea che però afferma di non conoscere perché l'acquisto avveniva attraverso suo fratello. C'è poi un secondo alibi. «Il primo luglio m'incontrai a Gizzeria Lido con il vigile urbano Ugo Scalercio, al quale da tempo avevo chiesto di occuparsi della mia iscrizione anagrafica, dato che già da al cuni mesi ero rientrato al paese da Tradate». Ma questa operazione che il Gaetano e Scalercio affermano essere avvenuta il giorno uno, sembra in realtà del 5 luglio, tanto che anche Scalercio è fra gli imputati, a piede libero per falsa testimonianza e fai so ideologico. Un altro punto d'accusa è il biglietto che nel carcere di Como il 30 agosto '75 Angelini affidò a un carcerato «scopino» perché lo consegnasse a Francesco Gaetano: «Io non ti conosco, ha tradito lo svizzero Ballinari...». Dice il presidente: «Io non ti conosco sta per "io dirò che non ti conosco"». Afferma Francesco: «Angelini certo aveva creduto che il nuovo arrivato fosse Achille Gaetano, non Francesco». E il mancato confronto con Libero Ballinari, lo svizzero? «Non mi sono rifiutato, io sono pronto anche adesso a sostenerlo». Il presidente dottor Caroselli spiega che effettiva- mente il suo viaggio fu fermato perché l'avvocato Longo da Lamezia, attraverso l'avvocato Cocco di Novara, si oppose dicendo che la legge svizzera non dava sufficienti garanzie. Anche Francesco Gaetano lamenta di essere stato picchiato: «Non a Lamezia, ma a Novara, dal dottor Madia». Un argomento, questo delle percosse, che affronta subito, alle sue prime battute, pure Vittorio Carpino, l'imputato che viene interrogato subito dopo. Dice che non ha mai conosciuto né l'Angelini né la Petroncini e che lo picchiavano in questura a Novara mentre mostravano alla Petroncini delle foto perché lo riconoscesse. Non è chiaro perché dovessero picchiare lui mentre pretendevano qualcosa da un'altra persona. Ma ci si ferma qui, alle prime risposte di Carpino, perché un giudice popolare accusa un malessere. Domani, ultimo giorno prima delle vacanze natalizie, si continuerà con Carpino e poi sarà interrogato, presumibilmente a lungo, anche il macellaio Alberto Menzaghi, secondo l'accusa finanziatore del sequestro. Remo Lugli